C’era un’ antica farmacia a Roma, aperta notte e giorno in Piazza San Silvestro, da molti anni sparita. Negli anni 50 -70, divenne un salotto per giovani intellettuali di quell’epoca, giornalisti, praticanti, dettatori (nella stessa piazza di fronte Palazzo Marignoli, sede gloriosa della stampa italiana con le varie redazioni), scrittori, caricaturisti, disegnatori.
In quel salotto bazzicava il fiore della cultura romana e due giovanottoni Sandro Giovannini laureato in Giurisprudenza (prematuramente scomparso nel 1977) e Pietro Garinei un triestino, laureato in Farmacia per volere di suo padre farmacista che aveva fondato quella farmacia notturna, ambivano invece a scrivere. Sandro e Pietro ormai d’adozione romano, tanto che tifava in maniera viscerale Roma, mentre Sandro Lazio. Il lunedì, si racconta nelle ore notturne, si accendevano in quella farmacia discussioni e urla da bar dello sport. Ma i due si amavano profondamente e si rispettavano. Non volevano fare l’avvocato e l’altro il farmacista. Per poche lire collaboravano al Littoriale, poi Corriere dello Sport, di nascosto dei genitori. Fu proprio in quel salotto- farmacia, che nacque in tempo di guerra un giornale satirico “Cantachiaro” che ebbe subito successo. Ma al loro interessava il teatro. Il primo settembre del 1944, nacque la prima rivista, “Cantachiaro”, titolo quanto mai emblematico. La rivista arrivava dal varietà e il cast era formato da un comico, spalla, cantante, soubrette e spesso scalcinate ballerine di fila. Solo più tardi battaglioni di blubells girls, provenienza Londra, furono per anni vedete del Lidò e dei più famosi teatri eruropei. Il primo settembre del 1944 va in scena la prima creatura della premiata ditta Garinei e Giovannini. Prima donna della rivista Anna Magnani. Fu lei la scatenata soubrette di “Cantachiaro” con le truppe alleate arrivate da giugno per “liberarci”. Era uno spettacolo libero, senza paura di censura, copione scritto con Scarpelli,Franco Monicelli e il caricaturista Majorana. Quel “Cantachiaro”, era soprattutto di Giovannini e di Garinei e nacque tra alambicchi e compresse in quella farmacia notturna, dove si faceva l’alba ad inventare storie, leggende, parodie, disegni e speranze, cazzeggiando culturalmente. Quella farmacia meta di intellettuali come Gorresio, un giovane Fellini, Flaiano, Vincenzo Talarico, Enzo Biagi, loro il più severo banco di prova per i due giovani scrittori.
“Cantachiaro” va in scena al teatro Quattro Fontane, prezzi poltronissime lire 150, posti in piedi lire 20: inizio spettacolo ore 19. Alle 21 a Roma iniziava il coprifuoco, tutti a casa,si era in piena guerra, i tedeschi e fascisti cacciati da Roma da poco. I mezzi pubblici sono ancora un sogno, circolano solo camionette abusive che per partire aspettano il tutto esaurito.Gli alleati sono signori incontrastati con le prime apparizioni delle Camel, Lucky Strike,Navy Cut, si masticano le prime gomme, il primo pane bianco, lo zucchero, il burro, il caffè. Le” Segnorine” sui marciapiedi praticano il mestiere più antico del mondo, arriva la prima musica americana, il jazz allora per pochi inizia ad impadronirsi dei giovani e fa proseliti. In quel periodo impazza a Roma al Cinema Splendore, da anni scomparso, di fronte al “Messaggero” in Via del Tritone, un’orchestra nuova, la 0/13 diretta da un giovane musicista Piero Piccioni in arte Piero Morgan. Un gruppo fantastico di appassionati che suonano archi, trombe, clarini, chitarre, sax, batteria con le prime note della ritmomelodica di Glen Miller, e il jazz di Louis Armstrong.
Intanto gli Sciuscià, come vengono chiamati dagli americani, sono teneri ragazzini che a Roma e Napoli danno di lustro agli stivali dei “liberatori” per campare. E proprio da questi lustrascarpe ,”Sciuscià”,che nasce uno dei grandi capolavori, forse il massimo del neorealismo di Vittorio de Sica. Dopo nel 1948 gli americani se ne accorgeranno e lo premieranno con vari Oscar e altri riconoscimenti. In questo clima , si dà la prima di” Cantachiaro.” Parte malamente, qualcuno del Corpo di liberazione vuole fare vistosi tagli, in pratica la prima censura, ma Anna Magnani che poi più tardi conquisterà in America un Oscar con “La rosa tatuata”, inesorabile, testarda, non sostituisce una sola battuta e tre alti ufficiali americani che vengono convocati per controllare, invece si esaltano e si divertono. È fatta, c’è il via libera per recitare. Nasce così il nuovo teatro italiano, la Rivista, la Commedia Musicale. Più di cinquanta copioni, i loro spettacoli sono stati rappresentati in 25 paesi sparsi nel mondo, compreso Broadway e tradotti in tutte le lingue.
Poco prima della scomparsa di Pietro Garinei (maggio 2006), lo incontro nel suo Sistina, forse una delle sue ultime chiacchierate, amava i giornalisti intelligenti, ma non amava parlare molto. Anzi era restio, quasi austero seppure nella sua signorilità, come sanno essere soltanto certi intellettuali di una volta , di chi è che sa, non vuole apparire e non ha voglia di raccontare. Ma poi Pietro capitola, la passionaccia ha il sopravvento e l’amore per questo mestiere fa il resto: “E’ tempo di chiudersi in una stanza, pensare, meditare. Ma ti arrivano sollecitazioni dagli amici. Se racconti che vuoi ritirarti perché non sono più tempi, il meglio che ti puo’ capitare, Garinei si è rimbambito ed allora via , riprovi a cominciare, ma..”
Preferisci il passato? Chiedo a Pietro .”Sono un’entusiasta, amo il lavoro di ieri, come vorrei amare di più quello di oggi e ringrazio di cuore tutti i collaboratori con i quali ho avuto la fortuna di lavorare in tanti anni di Teatro. Prima di tutti Sandro Giovannini con il quale ci siamo diviso lavoro e successo e il maestro Armando Trovajoli. Per questo Teatro al quale ho dedicato tutta la mia vita, con tanta fatica,vorrei ricordare una frase che lessi sulla scrivania del più grande impresario di tutti i tempi Remigio Paone, da me conosciuto e stimato, “E’ più facile governate uno Stato che un Teatro””.
Con Pietro Garinei finisce un’epoca. (17.01.13)
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