di Lucia Annunziata
Cirinnà sì, Colonia no? Quante madamine in Parlamento. Dalle tante donne che ormai affollano gli scranni di Camera e Senato, soprattutto da sinistra o dai 5 Stelle, non abbiamo udito ancora una voce, una sola, che possa avviare una discussione sul caso delle aggressioni di massa alle donne in tante città dell’Europa centrale. In compenso tutto pare si stia preparando per una nuova tornata di infinite discussioni sul disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili.
Non che non sia necessaria quest’ultima. Ma uguale sensibilità a temi di gender implicherebbe un’idea qualunque, o anche solo una qualunque dichiarazione su quello che sta succedendo nelle maggiori città europee. Dopo tutto non è di tutti i giorni ascoltare Angela Merkel fare autocritica e parlare commossa “come donna” delle violenze subite dalle cittadine tedesche per mano degli immigrati. Ma tant’è. Le nostre deputate e senatrici non colgono o, possiamo dirlo, forse non hanno ancora avuto l’input dei loro partiti a dire qualcosa?
Capisco la difficoltà. In Germania, in Svizzera e in Finlandia la notte di Capodanno è successo qualcosa che sfida la legge di gravità di ogni politica. Branchi di giovani uomini immigrati, arabi e nordafricani, hanno circondato tutte le donne su cui potevano letteralmente mettere le mani. Le hanno molestate pesantemente, alcune violentate, e altre ancora anche derubate. Nel complesso migliaia di donne inseguite, spaventate e disprezzate. Un incubo. Personale, ma anche politico: uno scenario di sfida senza precedenti, un terreno nuovo di scontro che ha faticato non a caso ad essere compreso, dalla polizia e dalla stessa informazione. Non a caso scrivo, perché quando si parla di violenza sulle donne c’è sempre la riserva mentale di temere l’esagerazione.
Chi voleva capire, tuttavia, poteva capire. Bastava leggere le prime testimonianze. Il nostro HuffPost ha tenuto in prima pagina la storia sempre. Io stessa ho scritto tre giorni fa un blog in cui affermavo che “il pericolo dell’episodio di Colonia si nasconde proprio nelle pieghe della normalità di chi ne è stato protagonista. La verità di cui dobbiamo discutere è proprio questa: il rapporto dell’Islam con le donne è un tema devastante, intriso di violenza e di politica, e non è tale solo nelle forme più estreme, nelle terre più bruciate del Medio Oriente, nelle esperienze più allucinate e militanti delle guerre dell’Isis o del terrorismo”.
A dispetto delle molte battute e, soprattutto, a dispetto dei tanti dubbiosi (“ma sarà vero?”) lo scenario che le ricostruzioni ufficiali oggi ci forniscono è ancora più serio di quello che si era prospettato. Non si è trattato solo di una città o di una nazione, ma di tante città; si tratterebbe di un piano, con dietro una mente unica, e i nuovi arrivati, siriani, sono stati partecipi. La Merkel ha fatto autocritica, e rischia di cadere su questo incidente. La prima reazione è stata la sospensione del capo della polizia di Colonia. Ma il punto non è il destino del leader europeo: il punto appare piuttosto l’enorme emozione, il turbamento che questa nuova pagina di mala-integrazione ha suscitato nel nostro Continente. È evidente infatti che questa storia risolleva il tema della incompatibilità degli immigrati con uno dei valori più intimi e fondamentali dei nostri paesi – la libertà e parità delle donne. Dopo il sospetto serpeggiante che ha lasciato negli animi di tutti il terrorismo per mano di gruppi di musulmani di casa, ora l’odio reciproco rischia di essere rafforzato, potenzialmente, da questi comportamenti di aggressività di massa. L’Unità europea, delle sue politiche, dei suoi intenti, e della sua umanità, in giorni come questi sembra sempre più appesa a un filo.
Cosa fare a questo punto dell’accoglienza? Come declinare il nostro rapporto con i musulmani? Come gestire la politica dell’immigrazione? Fermare o meno Schengen? E, viceversa, come difendere i nostri diritti, le nostre libertà, oggi e domani?
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