20230919 140030 - Clarissa di Virginia Woolf e Deborah di Vita Sackville-West: donne a confronto

 

Cosi mirabilmente educate all’obbedienza e così ribelli in cuor loro

 

Clarissa di Virginia Woolf e Deborah di Vita Sackville-West: donne a confronto

Virginia Woolf Deborah di Vita

 

Vita Sackville-West è stata una poetessa e scrittrice inglese famosa, tra l’altro, per la sua relazione tempestosa con Virginia Woolf. “Virginia Woolf e mia madre, Vita Sackville-West, si conobbero nel dicembre del 1922, ma ci vollero due anni perché la loro amicizia si sviluppasse in intimità, e tre perché l’ intimità fosse riconosciuta da entrambe come amore», così asserisce Nigel Nicolson, il figlio di Vita.

Ma tra le due grandi scrittrici è chiara anche la profonda influenza letteraria: alcune tecniche adottate da Virginia sono riprese da Vita.

Vorrei fare un breve parallelo tra la maniera di presentare le due protagoniste di La signora Dalloway – Clarissa – di Virginia e di Ogni passione spenta (All Passion Spent, romanzo pubblicato nel 1925) – Lady Slane – di Vita, romanzo quest’ultimo, pubblicato nel 1931, una delle sue opere più popolari, adattato dalla BBC per uno sceneggiato televisivo.

La protagonista, Lady Slane, perde il marito, che è stato un “grande uomo” nella vita pubblica, viceré dell’India, politico influente, primo ministro e membro della Camera dei Lord. I numerosi figli manifestano l’intenzione di accogliere la madre a rotazione presso di loro, nell’ipotesi di una divisione dei beni di famiglia. Del tutto inaspettatamente, Lady Slane fa una scelta diversa, non dettata dal buon senso e, non più ragionevole, decide di crearsi una nuova esistenza, di lasciare il quartiere elegante di Kensington per ritirarsi in un cottage ad Hampstead, nell’area suburbana di Londra, cottage che aveva visto addirittura qualche decennio prima e di cui si ricordava. E’ il primo atto di ribellione della donna controllata da sempre in ogni decisione dall’autorità delle figlie: Era sempre stata così docile, così malleabile, ed ecco che li aveva sbaragliati tutti – lei e la sua casa di Hampstad e il suo Bucktrout (p. 60). Avrebbe vissuto una nuova esistenza popolata secondo i suoi desideri!

Fa la sua irruzione nella casa e nella vita di Lady Slane il signor Fitzgeoge, una conoscenza dei tempi dell’India da lei completamente dimenticata. Fitzgeorge le rivela di essere rimasto innamorato di lei fin da quel lontanissimo incontro.  In realtà è un ricco sebbene avaro collezionista di arte e, morendo improvvisamente, lascia Lady Slane erede di tutti i suoi averi e delle sue preziose collezioni. Con grande disappunto dei figli, Lady Slane, preferendo la sua vita tranquilla a nuove occupazioni e preoccupazioni, devolve il denaro in beneficenza e dona le collezioni artistiche a musei pubblici.  Riceve la visita di una giovane pronipote, che porta il suo stesso nome e che ha appena rotto il fidanzamento con un giovanotto della nobiltà, anche per seguire la propria inclinazione di musicista (suona il violino). Lady Slane sente che in qualche modo il testimone delle sue lontane aspirazioni artistiche è passato nelle mani della pronipote, più sicura e decisa di sé, sua proiezione, che seguirà un sentiero che essa non ha potuto seguire per i condizionamenti sociali: i tempi sono cambiati! Dopo l’incontro con la pronipote, Lady Slane viene trovata morta dalla fedele servitrice.

E’ soprattutto nella seconda parte del libro che Lady Slane ricorda, riflette sulla sua vita, la contempla come una distesa di campi che, ormai attraversati, rivelano finalmente un paesaggio invece di tanti terreni separati, così, anzi ché anni e giorni distinti, la vita le appariva compatta (p. 79) e ne ripercorre le tappe fondamentali. A diciassette anni Deborah aveva deciso di diventare pittrice ma poi si accorge che la che la via aperta alle donne è una sola e che a lei non era permesso presumere di avere gli stessi diritti di Henry. Il matrimonio non era stato istituito per  privilegi simili (p. 90).

La signora Dalloway (con lo stesso titolo, c’è anche un racconto) narra la giornata della signora Dalloway, che si prepara ad organizzare per la sera una festa, e di altri personaggi che, a turno, si trovano sia sullo sfondo che in primo piano.

Virginia e Vita affrontano la tematica della condizione femminile con molto anticipo sui tempi, riflettono sul ruolo delle donne nella società, sulla loro libertà e sui loro obblighi, sul controllo che riescono a esercitare nella propria  esistenza. Le protagoniste dei loro romanzi, Clarissa e Deborah  appartengono alla stessa classe sociale: sono ricche ed eleganti. Nessuna delle due ha realizzato i suoi sogni, per entrambe ogni passione è ormai spenta, e le due donne cercano di realizzare il controllo della propria vita senza riuscirci: Oh! Se avesse potuto ricominciare a vivere daccapo ! pensò, salendo sul parcciapiede, come sarebbe stata diversa! (p. 206, così rilette Clarissa). Entrambe frustrate, si sono rassegnate. Imprigionate, hanno recitato una parte. Rinnegando la loro natura,  hanno rinunciato alla loro vocazione, alla loro vera vita, quella frutto della realizzazione della loro identità e personalità, in fondo, non hanno potuto seguire la loro più intima inclinazione, che sarebbe stata orientata verso l’arte (le piaceva dipingere) per Lady Slane e per Clarissa, entrambe hanno rinunciato all’io nascosto nel loro . Insomma, hanno donato la loro vita ai mariti perdendo così la libertà. Entrambe sincere (Deborah  disprezzava ogni travestimento dettato dal’ipocrisia, p. 113), si prendono cura dei mariti (è questo il compito di una donna?), svolgono con serietà il loro ruolo sociale accanto a loro sempre attente ad adempiere ai propri doveri: Lady Slane aveva recitato la sua parte tra personaggi brillanti, gente importante, si era adattata alla conversazione (p. 72)

Questo il tema centrale di entrambi i romanzi in cui la tecnica narrativa è completamente nuova. Non è più la voce del narratore onnisciente di stampo vittoriano, che coincide con l’autore, a narrare i fatti, ma è la voce diretta dei personaggi per riportare i loro pensieri e aspirazioni: è il flusso di coscienza ereditato da James Joyce che lo ha attuato nell’Ulisse.  I punti di vista cambiano continuamente. In entrambi i romanzi l’ambientazione è metropolitana, l’interesse della città diventa l’interesse privilegiato dei narratori. La città è restituita attraverso le percezioni delle protagoniste. In entrambi i romanzi è usato il flusso di coscienza, il monologo interiore, il pensare, il ricordare, il parlare tra sé ad alta voce, il correggersi sorridendo, il cogliersi in fallo il dirsi tra sé (la psicanalisi è appena nata): Clarissa è presa da ricordi della sua vecchia vita a Bourton, quando, in compagnia della vecchia zia e di tanti suoi amici, trascorreva le giornate in perfetta armonia. La distanza temporale è annullata, il passato e il presente coincidono, si sovrappongono: sempre aveva avuto questa impressione, quando con un leggero cigolio dei cardini, lo stesso che sentì proprio ora, a Bourton spalancava le persiane e si tuffava nell’aria aperta (p.199). Anche  Lady Slane ripensa alla sua lunga vita (o esistenza?), e si rende conto che dalla vita ha avuto molto (lusso, vita sociale altolocata, affetto di marito e figli), ma, in fondo, non ha potuto seguire la sua più intima inclinazione, la pittura: Invano, si diceva che una volta si era svegliata in un mattino d’estate, desiderosa di balzare dal letto e di correre fuori, all’aria aperta, per dar sfogo alla sua esuberanza (p. 119). Entrambi i libri hanno due giovani figure che rappresentano la nuova vita che prosegue il suo corso (Elizabeth in Mrs Dalloway e in Ogni passione spenta) e, infine, sono punteggiati da numerose figure di donne.

Non incolpo vostro marito. Secondo il suo modo di vedere, vi ha dato tutto quello che potevate desiderare. Soltanto vi ha uccisa. Gli uomini, in effetti, le uccidono, le donne. Alla maggior parte di loro piace essere uccise; così dicono, almeno (p. 124): così dice FitzGeorg a Deborah. Le donne ancora oggi non si amano e queste parole risultano, ahimé, attuali.

 

Fausta Genziana Le Piane

 

 

 

 

 

 

 

Vita Sackville-West, Ogni passione spenta, il Saggiatore, 2014

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