A settembre, con la riapertura delle scuole molti istituti scolastici mettono in campo strategie per l’accoglienza dei nuovi iscritti a dir poco sorprendenti e creative. Come chiunque sa o può comprendere, la conoscenza reciproca e l’interazione degli alunni tra loro e con i docenti, nel primo periodo della frequenza scolastica, sono cruciali ai fini di un’intesa e di una collaborazione immediate ed efficaci che promuovano il benessere scolastico e il successo formativo. Tuttavia, sul piano etico, non è concesso perseguire un fine senza problematizzare i mezzi: come ci ricorda Dewey, noto pedagogista statunitense, uno scopo pur nobile conseguito con strumenti ripugnanti risulta a sua volta ripugnante. E tale mi pare essere l’offerta di “accoglienza” che diversi istituti rivolgono agli alunni in ingresso. Essa consiste nel viaggio e nella permanenza per alcuni giorni in strutture ricettive di lusso situate in località turistiche e attrezzate per offrire agli studenti-clienti attività sportive, ricreative, servizi alla persona (sauna, centri benessere, palestre, ecc.) Si parte in ottobre, quando, soprattutto nel meridione della Penisola, il clima mite consente ancora di godere gli ultimi scampoli della bella stagione. Certo non si farà solo vela e bici, incluse nei golosi pacchetti offerti alle scuole da solerti e note agenzie di viaggio: in quei giorni, che sono di scuola a tutti gli effetti, sono infatti previste anche attività trasversali come l’Educazione civica, introdotta normativamente nelle scuole nel 2019 e da allora vero rompicapo organizzativo di tutti gli istituti scolastici. E allora cosa c’è che non va? Cosa c’è di meglio dello sport e del divertimento praticati in un contesto naturale per favorire la conoscenza e l’amicizia di ragazze e ragazzi che si avviano insieme sulla strada della propria formazione umana e culturale? Niente di meglio, infatti. Niente di meglio per chi parte perché può permetterselo. E tutti gli altri? In nome dell’accoglienza e dell’inclusione si opera di fatto un’intollerabile discriminazione su base censitaria che nessuna scuola, soprattutto se dell’obbligo (fino al primo biennio delle superiori lo è), può giustificatamente attuare.
Certi assunti della pedagogia contemporanea, buonista, modaiola, infarcita di stucchevoli psicologismi ormai inclusi nel frasaiolismo tedioso di dirigenti scolastici e docenti unicamente preoccupati di catturare i “clienti” e adesso anche di assecondare le richieste di quelli più facoltosi, magari allo scopo implicito di promuovere il proprio istituto sul territorio come scuola d’élite (economica, s’intende), hanno pervaso e inquinato ogni autentico ideale educativo. Alla retorica sentimentalistica del peggior mammismo pedagogico che definisce gli studenti “i nostri ragazzi” non si affianca per nulla la reale preoccupazione del rispetto della loro dignità personale e familiare. Alcuni genitori sollecitati con inconcepibile sfacciataggine a partecipare alle iniziative suddette – altrimenti magari la classe rischia di non raggiungere la quota numerica necessaria a partire – devono confessare con un filo di voce di aver perso il lavoro e di trovarsi in difficoltà nel mettere insieme il pranzo con la cena. Ma dove siamo arrivati? Già il costo dei libri di testo, soprattutto all’inizio di un ciclo scolastico, può risultare insostenibile per molte famiglie; ad esso adesso si affianca il costo della cosiddetta “accoglienza” (anche 400-500 euro). Tutto questo riflette molto bene il modello neoliberale dell’istruzione di questo Paese e la conseguente necessità degli istituti scolastici di assecondare le esigenze del mercato e dei suoi clienti.
Don Milani diceva di non voler essere un bottegaio, che cerca di assecontentare i gusti dei clienti; un maestro non ha clienti ma persone da educare e da istruire. Nel farlo dovrebbe cercare di favorire l’interesse di tutti, non solo di quelli più fortunati. Lo Stato ha il dovere imposto dalla Costituzione di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini. L’accoglienza scolastica così intesa risulta invece uno sberleffo alla Costituzione e alla povertà.
Cristiana Bullita.
Eccellente articolo che condivido in ogni parte.
Una lettura critica che denuncia la prassi attuale della scuola, trattata -dallo Stato in generale e dalle varie dirigenze scolastiche in particolare- alla stessa stregua di centri commerciali.
Analisi impeccabile.
Sottoscrivo.
L’articolo descrive una triste realta’ che, come docente, vivo con rabbia, disagio e amarezza. Mostra perfettamente lo stato di smarrimento in cui si trova la scuola che, inseguendo affannosamente la modernita’ e la logica del marketing, sta progressivamente rinunciando al suo compito primario: promuovere la crescita umana, culturale e sociale di tutti contro ogni forma di classismo.
Brava! Non potevi esprimere meglio ciò che anch’io penso! TVB