(ANSA) – ROMA, 13 OTT – Non più dati statistici ‘neutrì, ma ben differenziati nel riferimento all’ universo maschile o femminile: è quello che in gergo viene chiamato ‘statistiche di generè, e che il Cnel
intende promuovere con un disegno di legge che raccoglie l’adesione di deputate e senatrici sia della maggioranza che dell’ opposizione, e che è stato presentato oggi nella sede del Consiglio Nazionale dell’ Economia e del lavoro.
Il ddl prevede l’obbligo, per tutti i soggetti che partecipano all’ informazione statistica ufficiale, di fornire, nell’ ambito del programma statistico nazionale, i dati disaggregati per uomini e donne, utilizzando indicatori sensibili al genere. All’Istat spetta un ruolo pilota nei confronti di tutte le attività di ricerca e raccolta dati da parte della pubblica amministrazione. Il ddl assicura, inoltre, la realizzazione di indagini socio-economiche, secondo un approccio di genere, in materie quali formazione continua, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, partecipazione sociale e politica, presenza di donne e uomini nei luoghi decisionali, salute e stili di vita, fecondità e natalità, criminalità, reddito e povertà, condizioni di vita degli immigrati.
Appendici statistiche sull’impatto dei provvedimenti sui soggetti beneficiari, disaggregati per uomini e donne, dovranno essere allegate alla Relazione sugli interventi di sostegno alle attività economiche e produttive e al Dpef. È prevista, poi, l’istituzione – presso il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio – di un Comitato consultivo per le statistiche di genere, con il compito di formulare proposte per armonizzare gli indicatori e le metodologie sensibili al genere con quelli usati dalle organizzazioni internazionali. C’è poi un capitolo relativo al finanziamento della legge, che prevede una spesa di 4,8 milioni di euro l’anno destinati all’Istat e di 200 mila euro l’anno per il Comitato.
«Occorre un salto di qualità nel sistema informativo nazionale – ha detto la vicepresidente del Cnel, Francesca Santoro – e il ddl del Cnel vuole sollecitare Governo e Parlamento in questa direzione». «Le rilevazioni neutre dal punto di vista di genere – ha sottolineato Silvia Costa del Cnel – sono le più ingiuste soprattutto per la condizione femminile, intrecciata com’ è con l’invisibile lavoro di cura, con la differenziazione polarizzata tra Centro-Nord e Sud nel lavoro, con le dinamiche familiari e di coppia, con la maternità e i tempi di vita diversi. L’esigenza di dati costanti e confrontabili sulla reale condizione socio-economica di uomini e donne è resa ancor più urgente da questioni come quelle del federalismo fiscale, dei livelli essenziali di assistenza, dei diritti universali da garantire, delle politiche equitative da impostare».
Alla presentazione hanno assistito, oltre a rappresentanti delle forze sociali, dell’ Istat e dell’Inps, anche Ida Germontani (An), Barbara Pollastrini (Ds), Albertina Soliani (Margherita), Laura Cima (Verdi), Sandra Cioffi (Udeur) e Wanda Montanelli (Idv).
Tutte le parlamentari si sono impegnate a sostenere il ddl nel suo iter parlamentare; Laura Cima, già autrice di una proposta di legge sul tema che risale al 2001, ha tra l’ altro invitato il ministro per le pari opportunità, Stefania Prestigiacomo – che non è intervenuta alla presentazione ma ha inviato un suo delegato – a presentare una proposta del governo in materia: «So che la tiene nel cassetto» ha detto.
E lo stesso ministro ha espresso, in un messaggio, forte apprezzamento per l’iniziativa del Cnel, sostenendo che «le statistiche di genere possono costituire un valido ausilio per la programmazione e l’elaborazione di politiche di pari opportunità che siano basate su un processo decisionale informato e razionale».
Commenti