Maraini: «È un atto di guerra misogino, chi arriva da noi rispetti i nostri diritti»

vz1602 - COLONIA 
 E L'AGGRESSIONE ALLE DONNE

di Gaty Sepe
«Un atto di guerra. Una guerra di sesso, misogina, contro le donne viste come prede». Per la scrittrice Dacia Maraini quello di Colonia è «un episodio orrendo, di cui non sappiamo ancora abbastanza e che bisogna aspettare a valutare politicamente». «Però stento a credere – dice – che tra gli aggressori ci possano essere migranti e rifugiati, gente che ha alle spalle storie molto dolorose. Chi affronta la morte rischiando la vita sui barconi o attraversando il deserto non rischia la libertà per una cosa simile».

Come si spiega quello che è accaduto a Colonia?
«Io lo vedo come un atto di guerra. Esattamente come in guerra quando le donne vengono molestate e spogliate. Un atto che viene da una cultura per cui una donna che sta per strada è di proprietà di tutti. Nonostante tutte le battaglie che abbiamo fatto, questa idea appartiene purtroppo anche ad una nostra cultura arcaica. Quella dove nasce il femminicidio che considera la donna una proprietà e una minaccia alla virilità dell’uomo. Non ne faccio una questione di sesso, non tutti gli uomini ovviamente la pensano così, ma di cultura».

Uno scontro culturale?
«Sopravvive anche da noi questo arcaismo culturale che porta a considerare le donne come una proprietà, ma noi abbiamo leggi che puniscono questi comportamenti come reati. Il problema è che invece ci sono culture in cui gli atteggiamenti violenti nei confronti delle donne sono addirittura legittimati perché la donna se non è invisibile rappresenta una tentazione…

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