(12mo giorno di digiuno)
Ho iniziato questa forma di protesta non violenta ma in grado di dare un segnale forte alla società ed al sistema dei partiti, dove in problema più che essere individuale è culturale è nel modo di pensare ancora tutto al maschile della politica, tranne pochissime eccezioni.
Considero questa mia un’azione positiva, fatta da una donna per le donne, volta a rimuovere gli ostacoli che impediscono la parità dei diritti e delle opportunità della vita di tutte le persone. In politica soprattutto dove poi si determinano le condizioni del vivere civile.
Non è, questa, una questione di quote rosa, non amo questa definizione, semmai possiamo parlare di “regole di garanzia, o norme scritte di garanzia” per rimuovere gli ostacoli all’accesso delle donne nei luoghi di potere. Non quote quindi, e se di quote intendiamo parlare, ne abbiamo di stabili, certe ed efficaci. Sono le “quote celesti” con cui gli uomini si garantisco da sempre percentuali sfacciate nella conquista dei seggi in Parlamento e nei ruoli di Governo. Nell’ ultima legislatura “quote celesti” che vanno oltre il 90% del totale. Nella prossima non c’è da rallegrarsi. Perché si faranno passi di formica, e nell’ esigua percentuale di incremento della presenza femminile esiste purtroppo il problema della cooptazione che mortifica l’impegno delle donne in politica. Tutte queste persone, attrici, ballerini, avventurieri di passaggio, sorelle, e zie, e fratelli e figlie del salumiere sotto casa assicurano due soli risultati: che sarà altissima la percentuale di assenteismo in Parlamento (qui rimando ai dati del sole24 ore ) poiché ciò che muove questi candidati dell’ultima ora è un puro spirito di opportunismo. Un “mordi e fuggi” per il quale sarà sprecato denaro pubblico per stipendiare persone che non apporteranno alcun beneficio alla società (se possiamo ragionare sulla base di quanto è accaduto fino ad oggi). La seconda certezza, risultato di questo stato di cose è che il Parlamento è diventato una Lobby, un luogo chiuso dove entra solo chi è dentro certe logiche di accordi tra addetti ai lavori. Questa ultima legge elettorale ha dato il colpo di grazia al sistema già conchiuso e sbarrato all’accesso alle donne. Le liste chiuse danno totalmente ai partiti il potere di stabilire chi sarà eletto. Risultato: le donne saranno poche e tra queste molte sono cooptate.
Da tutto ciò emerge che non esistono pari opportunità. Lo misuriamo ogni giorno sulla nostra pelle. Io, voi, e tante donne che credono nel cambiamento in meglio della società, secondo l’ottica femminile, e lavorano perché questo progetto si realizzi, ma lo fanno con molta difficoltà perché in massima parte si trovano ai margini dei luoghi di potere. Ed è questo un sistema paradossale che giustifica se stesso proprio nello sbarramento insito nella formula: per essere determinanti e decidere sulle cose del mondo dovete trovarvi dentro il sistema, ma non entrate nel sistema se non siete già voi stesse parte del sistema. Faccio un piccolo esempio di come si formano gli Esecutivi dei partiti: gli eletti vanno a formare di diritto gli esecutivi dei partiti, quindi in gran parte uomini. Le donne fuori perché per entrare negli esecutivi devono prima essere elette, ma per essere elette e per far eleggere altre donne devono prima trovarsi negli esecutivi e negli uffici di Presidenza per decidere. Capite il gioco? Il cerchio chiuso? Capite la beffa?
Non c’è modo di abbattere il muro che circoscrive questo cerchio chiuso. Dobbiamo cercare altre forme di lotta, mi è stato detto da più parti. No, no sciopero della fame no. Facciamo altro.
Abbiamo fatto altro. Di tutto e di più: sono anni che facciamo “altro”. E in questi ultimi mesi si è dato corso ad una serie di iniziative: dalla raccolta firme perché il Presidente rinviasse alle Camere la legge elettorale, migliaia di firme, inviate a Ciampi, e poi ai segretari di partito per sensibilizzarli; e i presidìi davanti a Camera e Senato, e convegni e manifestazioni. E l’acquisto di una pagina di Repubblica per far notare l’incongruità della “Par condicio” che anche qui è tutta al maschile. La farsa delle legge discussa in Parlamento, dove mancava il numero legale, i rinvii. Tutto un procedere in spregio del decoro che in Parlamento dovrebbe sempre essere salvaguardato.
Ci siamo poi dette: “Bene, interagiamo ognuna di noi all’interno del nostro Partito. Facciamo opera di sensibilizzazione e di persuasione affinché si ottengano delle liste in cui assicurare un decoroso numero di donne elette. Ho fatto questo all’interno del mio partito, come lo hanno fatto le altre referenti femminili nei loro partiti. Il risultato è assolutamente inaccettabile. Ecco perché ho poi deciso di iniziare lo sciopero della fame. Non certo per il mio posto al sole. Perché non si può fare un’azione così impegnativa da ogni punto di vista, per una mancata candidatura.
Anche perché ho dimostrato con i fatti di aver rifiutato ben due offerte di seggi elettorali con altri partiti che non sono il mio, l’Italia dei Valori, in cui credo e per il quale sto lavorando ad un percorso di crescita da moltissimi anni.
Il problema che intendo porre all’attenzione non è così riduttivo. Non è questione personale. E’ di più ampia portata e riguarda la mia volontà di abbattere il muro, quello di cui vi ho detto, che chiude alle donne i luoghi di potere, ma anche agli uomini che non hanno potere. Ed è delle donne che mi occupo adesso perché tra i “poveri di potere” sono le donne in quantità significativa.
In Italia siamo indietro. Al confronto dei cambiamenti che si verificano nel modo noi abbiamo un ritardo che deve essere subito colmato. Ritardi nei confronti della Finlandia dove la Halonen è stata rieletta presidente (Taria Halonen), dobbiamo farli con Michelle Bachelet a Santiago del Cile,ed Ellen Johnson Sirleaf a Monrovia.(Liberia-Africa)
Chiudo e dico, dopo questa lunga spiegazione, che vorrei fosse chiaro che non è certo Antonio Di Pietro il problema di questo Paese. Anzi, se io ho potuto sollevare pubblicamente il problema della scarsa rappresentatività femminile nelle liste è stato proprio perché l’Italia dei Valori è uno dei pochi partiti italiani abbastanza democratici, in cui i dibattiti possono essere fatti alla luce del sole e investire l’intera società, anche usando toni aspri. Forse in un altro partito non avrei potuto farlo”.
“Il vero problema è il modo di pensare, ancora tutto al maschile, dei politici italiani. E questo vale per tutti, con pochissime eccezioni”.
“L’Italia ha, in questo momento storico, un ritardo sugli altri Paesi francamente imbarazzante. Mi aspetto che il presidente Prodi, che so essere persona attenta a questi temi, pronunci una dichiarazione di intenti per porre fine, nei primi giorni del suo mandato, a questo stato di cose inaugurando finalmente quella nuova stagione politica che tutte noi attendiamo. Sia d’esempio in questo il governo Zapatero. Si diano metà dei ruoli di governo alle donne, e comunque non al di sotto del 30%.
Si inauguri una nuova stagione di governo al femminile.
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