“Noi siamo unisex, voi femministe retrò”
di BENEDETTA BARZINI
C è nei femminili la disponìbilità a informare le lettrici su questioni rilevanti quanto reali a proposito dì “vita, lavoro, carrìera delle donne ìn Italia”? Domanda che andava diritto al centro del problema, senza forse troppe diplomazie. E la rìsposta è stata altrettanta esplicita: le direttricì dei femminili, coese, hanno semplicemente deriso l’approccio spiegando che le lettrici non hanno ambizioni di carriera o meno che mai s’interessano di politica sacrificando per questo la cura della casa, della famiglia e del proprio tempo libero.
Insomma, un dibattito senza peli sulla lingua quello che sulla stampa femminile che già avevamo annunciato nell’ultimo numero di “Giornalisti”.
Ma forse vale la pena di fare un po’ di cronaca che è sempre pìù istruttiva di cento commenti. L’incontro si svolgeva a Milano. Ad aprire i lavori Marina Piazza, presidente della Commissione nazionale parità, Norma Rangeri, comitato pari opportunità dell’Ordine nazionale giornalisti, Irene Marli, del P. 0. ” Fnsi, Paolo Cerrato, direttore generale di Strategy&Media Group (che ha illustrato andamento e tendenze nella stampa femminile), Francesca Zajczyk, docente di sociologia, Università degli studi Milano-Bicocca (che ha parlato della regressione femminile nel mondo del lavoro qualificato), Simona De Gregorio, Gruppo Discussione Giornaliste, (che ha riferito delle difficoltà incontrate da molte colleghe all’interno delle redazioni). Poi la prima tavola rotonda sul tema dei settimanali. Moderavano Sandra Ciuffi, responsabile Gruppo Comunicazione Commissione nazionale parità e la scrivente. Vi partecipavano Maurizio Bono, caporedattore centrale di “D – Repubblica delle donne”; Raffaella Carretta, vicedirettrice ” Io Donna”; Cipriana Dall’Orto, condirettore “Donna Moderna” Vera Montanari, direttrice dì “Gioia”; Rosellina Salemi, direttrice ‘Anna”.
Seguiva, a ruota, la seconda tavola rotonda dedicata ai mensili. Moderavano Lucia Borgia, responsabile rapporti con le istituzioni e il parlamento, commissione nazionale parità assieme a Marina Cosi, presidente commissione FNSI della P. 0. Vi partecipavano Valeria Corbetta, direttrice ‘Flair”; Vera Montanari, direttrice “Marie Claire”; Maria Laura Rodotà direttrice ‘Amica” e Danda Santini, direttrice “Glamour”.
Non c’è voluto molto per dimostrare alle organizzatrici la volontà delle partecipanti di evitare palesemente di entrare nel merito delle questioni poste dalla ragione stessa dell’ incontro. L’accusa alle organizzatrici era semplicemente questa: di essere delle “femministe retrò”.
Un voluto fraintendimento sull’uso del termine “ghetto” ha poi scaldato i toni. Retrò e mal informate erano le organizzatrici, evidentemente ignare dei concreti desideri delle donne-lettrici. Mentre, secondo le direttrici, le loro riviste producevano a getto continuo articoli ed immagini sintonizzate ai trend del marketing e dunque al pensiero domìnante. La conclusione? Era una sciocchezza trattare la cosiddetta ghettizzazione delle carriere delle donne nell’editoria.
A ogni tentativo di scalfire la facciata del “tutto gìusto, tutto regolare arrivavano vampate di granitiche verità: le donne non vogliono sapere delle vostre argomentazioni. Vogliono stare alla larga dai problemi, dalla politica, dalle carriere. Inoltre, sia be chiaro, non vi sono discriminazioni di carriera. Se avesse voluto entrare in ambiti giornalistici diversi, nessuno glielo avrebbe impedito. Stare nei femminili è stata una loro scelta.
Della solidarietà fra le istituzioni di pari opportunità a loro poco importava. You can do it è il loro sIogan preferito. Non è necessario passare attraverso le burocrazie; i dogmi della politica; le forche caudine del sitema di comando. Da sola, ce la puoi fare. Basta che tu sia alla moda, bella, sorridente, brava in casa. Ce la puoi fare. Ma a far che? A piacere, sedurre, a conquistare una posizione migliore.
La sensazione è stata di disagio Nessuno voleva criticare (che senso avrebbe avuto?).
Nessuno avrebbe potuto perforare il muro di gomma che era stato alzato. E per concludere, è stato ampiamente illustrato quanto e come la tendenza della società sia quella di dissolvere le distinzioni fra i sessi. Il marketing ha decretato “unisex”. Vuole maschi depilati, colorati, truccati. Altro che pari opportunità!
Avrei voluto dire alle care signore della stampa femminile che sono le tutrici di quel burka occidentale che grazie a loro è rigorosamente di taglia 42. Ma mentre scrivo esce la notizia che la ministra Prestigiacomo ha presentato un decreto per chiudere la ventennale commissione di parità, smantellando così la legittima forza che aveva un organismo di governo sulle problematiche della condizione femminile.
Mi viene il dubbio che le sig della stampa fossero già al corrente dell’imminente smantellamento voluto, fra l’altro, da una donna. 0 forse no. Ma in fondo è lo stesso.
(GIORNALISTI settembre/ottobre 2003)
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