(AGI) – Roma, 22 set. – E’ carenza di democrazia l’assenza di una donna in un consesso deliberante. Sembra quasi un appello al Parlamento, quello del giudice Fernanda Contri, perche’ elegga altre donne alla Consulta, la cui presenza e la cui sensibilita’ e’ fondamentale. Citando testi di sociologhe note, Contri ribadisce: “l’assenza delle donne nei posti deliberanti e’ sintomo di poca democrazia”. Poi racconta un episodio che si rifa’ alla sua nomina a componente del Consiglio Superiore della Magistratura, all’epoca in cui a presiedere il plenum di Palazzo dei Marescialli c’era il giudice Brancaccio. Allora in Consiglio, spiega, c’era anche Elena Paciotti. Alla successiva consigliatura non e’ stata nominata nessuna donna. In quella occasione Brancaccio “mi telefono’ per dirmi che era un accadimento quasi anti costituzionale e non democratico”. E’ il volto ‘umano’ quello che si offre e che colpisce di piu’ di questo giudice costituzionale, il cui mandato scadra’ nel 2006, di fronte alle numerose giornaliste, con le quali conversando dice: “anch’io il sabato vado al mercato, e lo faccio con piacere”.

“Io ho pagato e pago un prezzo altissimo”

Roma, 22 set. (Apcom) – “L’assenza o la scarsa presenza delle donne nei posti deliberanti è sintomo di poca democrazia”. E’ lo sfogo di Fernanda Contri, l’unico giudice costituzionalista donna della Consulta, parlando ai cronisti. “E’ così per gli avvocati, è così per i giudici”, ha aggiunto la Contri. “Se non si prendono serie misure per consentire a una donna di fare carriera la si paga cara. Io ho pagato e pago un prezzo altissimo”, conclude il giudice.

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