Ogni cultura egemone perentoriamente impone i propri vincenti parametri, pretende omologazione da parte del subalterno e contemporaneamente lo svilisce, rifiutandosi di vedere all’interno della cultura Altra anche ciò che potrebbe rendere migliore, o più “felice”, la cultura egemone stessa: il dialogo non è possibile; l’unica opzione per il vincente è la negazione — il non-essere — dell’Altro. L’Impero mette in atto un meccanismo generalizzante che nega varianti e sfumature non solo nella cultura Altra ma anche nella cultura egemone. L’Impero non è somma di individui con rispettive differenze, bensì astrazione perentoria, discorso, concetto. Simulacro fondato su miti più che sulla Storia e le storie. L’unico modo per imporlo è la coercizione autoritaria anche al suo interno. Di conseguenza, terrorista non è solo il ribelle armato che resiste alle armi dell’Imperatore, ma anche chi pure appartenendo alla cultura egemone non vi si adegua: l’idealista, l’egualitario, il pacifista, la persona innamorata del divino o turbata dalla carne, quella innamorata di un individuo di altro colore, l’intellettuale scettico e chiunque si rifiuti di osannare il Simulacro. L’Impero ammette l’ipocrita — anzi: lo predilige — ma non può ammettere lo scettico. Pur di sopravvivere, il Simulacro accetta metamorfosi a patto di continuare a essere vin- cente. Quando un Impero tenta di definirsi concretamente
(tramite ad esempio una lingua, un sistema giudiziario, una religione) assume solo un abito al fine di erigere appunto un Simulacro. Chi non si adegua alla mutazione è obsoleto. Poiché il suo territorio è concettuale, il Simulacro può anche spostare il suo centro egemone. Il suo territorio, ipotetico e concettuale, può espandersi o ridursi, non essendo mai comunque identificabile attraverso confini materiali. Se all’interno di una nazione il terrorista è chi mira a deterritorializzare un territorio mappato e fisicamente riconoscibile e a sconfiggere l”apparato di Stato” attraverso le “linee di fuga” del suo desiderio individuale (per quanto delirante questo possa essere) e le sue “macchine da guerra”, all’interno di un Impero il terrorista è anche chi dubita o si mostra inadeguato o non adora il Simulacro. Chi non adora, disobbedisce a un concetto astratto eretto a Legge che si ramifica in poteri economici e controlli materiali ma non è quelli: il terrorista imperiale deterritorializza un territorio concettuale.
Armando Pajalich
Venezia, 17 dicembre zoo8
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