Francesca Santucci, “Donne di Caravaggio”, Kimerik, marzo 2015
Donne nobili e plebee, benefattrici e di malaffare, composte e rissose, sobrie e dissolute, di potere o sfortunate, queste le donne “reali” importanti nella vita di Caravaggio, ma altre figure femminili, fra mito, storia, leggenda e religione, ugualmente importanti ritroviamo nella vita del “celeberrimus pictor” (come ebbe a definirlo nel 1597 Ruggero Tritonio), quelle che nutrirono il suo immaginario e gli ispirarono la composizione dei capolavori che ancóra oggi lasciano stupefatti i nostri occhi: Medusa, creatura del mito, Giuditta, eroina biblica, Salomè, incarnazione del male, la zingara, imbrogliona fascinatrice, Maria, la madre di Gesù. E poi le sante, santa Caterina, sant’Orsola, e la peccatrice redenta, Maria Maddalena, sprofondata nel peccato, che, d’istinto, comprende la forza del messaggio cristiano, di certo quella nella quale maggiormente si rispecchiò Caravaggio che, nel disordine e nella violenza della sua esistenza, sfiorando i confini dell’eresia, riuscì, invece, ad essere profondamente religioso, comprendendo e descrivendo come reale il mistero del Cristianesimo.
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