E stata di recente approvata dal Senato la controriforma dell’ ordinamento giudiziario, ora essa dovrà andare alla Camera per l’approvazione finale.
Contro di essa hanno espresso subito molte perplessità i magistrati. Anche noi dell’Italia dei Valori siamo contrari. Condividiamo, invece, le argomentazioni di merito avanzate dall’associazione Nazionale Magistrati (ANM) che per mezzo di uno dei suoi più esperti rappresentanti, Claudio Castelli (ripeto Claudio, e non Roberto che invece è il Ministro della Giustizia che ha proposto il contestato progetto di legge) ha denunciato i pericoli a cui la Giustizia va incontro.
In pratica, per l’ANM e i giudici, con questa controriforma si allontana anche per il cittadino la possibilità di avere un giudice cui rivolgersi contro i soprusi dei potenti. Viene realizzato un mutamento radicale ed in peggio degli assetti della magistratura che si riverbererà sulla vita di tutti.
Il testo approvato, lungi dal costituire una risposta ai gravissimi problemi della giustizia, contiene un attacco senza precedenti alla giurisdizione e alla stessa qualità della nostra democrazia. Esso infatti mette in discussione profili fondamentali dello status dei singoli magistrati e la stessa indipendenza della giurisdizione al punto da costituire un rischio per l’equilibrio della democrazia. In particolare ciò è evidente per gli effetti della gerarchizzazione delle procure e per la conseguente possibilità di controllo dell’azione penale, senza alcun vantaggio per i cittadini, che avranno un servizio sempre più inadeguato da parte di magistrati distratti dalla preparazione di inutili concorsi e che non vedranno valorizzate le proprie specializzazioni e capacità. Ma il modo con cui è avvenuta questa approvazione è fatto davvero desolante.
Da un lato continuano ipocriti ‘appelli al dialogo e dall’altro in cinquanta minuti vengono cancellati con un emendamento approvato in Commissione (ed ora ribadito in Senato) i diritti civili di associazione, di partecipazione e di espressone del pensiero dei magistrati ed in poche ore di dibattito parlamentare, vengono cancellati decenni di elaborazioni e proposte della cultura giuridica. Nessuna delle proposte alternative avanzate dall’A.N.M. sono state neppure prese in considerazione.
L’auspicio di riforme condivise ed approvate con il più ampio consenso, lanciato nel messaggio di fine anno dal Presidente della Repubblica è stato bellamente ignorato. A questo punto abbiamo un dovere che non possiamo eludere di testimonianza e di mobilitazione, perché il problema è davvero di tutti. Come i temi dell’informazione non sono problema (solo) dei giornalisti, i problemi della giustizia riguardano tutti i cittadini.
Antonio Di Pietro – Presidente Italia dei Valori
Commenti