La galleria virtuale Greencube ospita una mostra a tema meme e propaganda. Federico Di Vita ha intervistato artisti ed esperti per capire come si evolve il rapporto tra meme e sinistra politica
Varianti del meme Pepe the frog, del collettivo Clusterduck
di Federico Di Vita
Dall’8 maggio alla fine di giugno la galleria virtuale Greencube ospita una mostra intitolata #MEMEPROPAGANDA, a cura del collettivo Clusterduck. Questa esposizione, interamente dedicata alle potenzialità dei meme come nuova forma di arte, ma anche di propaganda politica, si propone – per usare le parole degli stessi organizzatori – di rappresentare “una riflessione sulla crescente influenza dei meme e dei contenuti memetici sulla società digitale, e un tentativo di esaminare criticamente il loro crescente impatto in vari ambiti della contemporaneità”. Inoltre, sempre nelle intenzioni di Clusterduck, “#MEMEPROPAGANDA è anche un esperimento di produzione memetica collettiva, che sfida il pubblico a partecipare ad una competizione online di meme character design.”
Lo spazio che ospita la mostra, Greencube Gallery, è un progetto di Guido Segni e di Matìas Ezequiel Reyes; il primo è un artista e curatore di net-art, professore all’Accademia delle Belle Arti di Carrara, e insieme al suo collega Domenico Quaranta è una delle figure che in Italia si è maggiormente occupata di internet e di Hacker Culture.
Il collettivo Clusterduck, che avevamo già incontrato a proposito della Wrong Digital Art Biennale, è il primo gruppo di curatori e ricercatori a trovare spazio nella Greencube Gallery. Così come il padiglione alla Wrong, lo spazio virtuale è stato organizzato da Clusterduck in una stanza in cui su ciascuno dei sei lati si trova un poster, di fatto una porta di accesso a una galleria personale. Nel caso di #MEMEPROPAGANDA i sei artisti coinvolti provengono dalla cultura dei meme.
Nel momento in cui progetto di scrivere questo articolo mi succede un fatto curioso. Vivo a Firenze e a poche centinaia di metri da casa mia si trova un bar sull’Arno, passeggiando tra i tavolini del Torrino Santa Rosa sono colto da una sorta di allucinazione. Mi pare di scorgere una persona che conosco, la creative director Silvia Dal Dosso (sarebbe perfetta per parlare di questa faccenda, essendo parte di Clusterduck), ma appena la vedo ecco che sembra trasformarsi in una sorta di grossa papera. Mi avvicino, perplesso dallo sfarfallio che sembra compromettere il mio nervo ottico ma risoluto, perché non c’è occasione migliore di questa per parlare della mostra. Il papero mi spiega che quando mi sembra di vedere lui (non mancherò di annotarlo) le dichiarazioni sono da intendersi a nome del collettivo Clusterduck, composto da Arianna, Francesca, Noel, Tommaso e molti altri collaboratori; altrimenti a parlare sarà semplicemente Silvia. “Ora che siamo d’accordo, possiamo cominciare”, starnazza il pennuto. A me non resta che premere play sul registratore. Partiamo dunque dalla logica con cui è stata allestita #MEMEPROPAGANDA.
“Il tema principale sono i meme, e siccome il concetto alla base della mostra è un discorso politico che riguarda l’inclusione di communities che sono al di fuori della communities edgy di memer veri e propri, noi abbiamo cercato di coinvolgere artisti che fanno parte della meme-culture ma non sono parte integrante di questi gruppi.”
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