Il trattato di libero scambio tra Unione europea e Canada bloccato dall’opposizione della Vallonia
ha evidenziato i limiti di Bruxelles nei processi decisionali
I 3,5 milioni di abitanti della Vallonia stanno bloccando il trattato approvato dai governi di 500 milioni di abitanti.
Il premier della Vallonia Paul Magnette ha chiarito martedì 25 ottobre che la regione belga non si oppone al Ceta – il trattato di libero scambio tra Unione europea e Canada – in sé, ma al sistema di arbitrati previsto dall’accordo per risolvere le controversie economiche, ritenuto un’arma concessa alle multinazionali per influenzare le politiche pubbliche degli stati.
Il Canada è il dodicesimo maggior partner commerciale dell’Unione europea, e dopo anni di negoziati è pronto a firmare il trattato. Tuttavia, le regole europee stabiliscono che per l’approvazione definitiva è necessaria la ratifica di ogni singolo governo dei paesi membri dell’Ue e del Parlamento europeo.
Il Belgio non può dunque dare il via libera senza il consenso di tutti e cinque i parlamenti federali (Fiandre, Vallonia, Bruxelles, la comunità francofona e quella di lingua tedesca), e l’opposizione della Vallonia ha così bloccato il processo, che si sarebbe dovuto concludere il prossimo giovedì 27 ottobre con la firma a Bruxelles da parte dei vertici europei e del Canada.
Ma che cos’è esattamente il Ceta? I negoziati si possono considerare conclusi? Cosa prevede l’accordo? Quali sono i benefici e quali i punti più controversi?
Il Ceta
L’acronimo “Ceta” sta per “Comprehensive Economic and Trade Agreement”. Si tratta di un accordo commerciale tra l’Unione europea e il Canada. I negoziati sono cominciati nel 2009, sono durati 5 anni e sono già terminati, ma perché l’accordo entri in vigore è necessario, sul versante europeo, che lo approvino sia i governi che l’Europarlamento di Strasburgo.
Il Ceta prevede l’eliminazione di una serie di barriere tra le due parti. In sostanza, consiste nell’eliminazione del 98 per cento delle barriere e dei dazi doganali esistenti negli scambi commerciali tra Ue e Canada, la liberalizzazione del mercato dei servizi tra le due sponde dell’Atlantico, e la concessione dell’accesso agli appalti pubblici canadesi alle imprese europee, sia a livello federale che delle amministrazioni locali.
I vantaggi
Secondo la Commissione europea, con l’abolizione dei dazi gli esportatori Ue risparmierebbero circa 500 milioni di euro l’anno, e gli scambi commerciali tra l’Unione e il Canada aumenterebbero del 20 per cento.
Il Ceta prevede inoltre maggiori protezioni per le produzioni europee: il riconoscimento della tutela delle denominazioni di origine, un punto che avvantaggia molto le imprese italiane nel settore agroalimentare; il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali; l’adeguamento del Canada agli standard europei delle norme sul diritto d’autore e il rafforzamento della protezione della proprietà intellettuale.
Contrariamente al Ttip, il trattato che l’Unione sta negoziando con gli Stati Uniti (con difficoltà ancor maggiori), il Ceta non inciderà sulle norme ambientali dell’Ue, né su quelle in materia di sicurezza alimentare e tutela dei consumatori. I divieti vigenti sulla carne agli ormoni o sull’uso di Ogm potranno restare in vigore.
I punti controversi
L’accordo prevede anche un sistema di risoluzione delle controversie economiche per proteggere “gli investitori stranieri dalle discriminazioni o dal trattamento iniquo da parte dei governi”. È proprio questo il punto su cui si concentra l’opposizione della regione belga.
La norma che suscita maggiori perplessità, e che ha determinato la bocciatura della Vallonia, è quella che prevede la creazione di un tribunale di arbitrato extragiudiziale in cui le imprese possono chiamare in giudizio i governi, chiedendo i danni per leggi che comportano un’indebita discriminazione, contraria alle regole dell’accordo. Gli stati non possono fare altrettanto. Il timore è che questa regola metta le basi per una preminenza giuridica delle grandi multinazionali a scapito della sovranità dei governi.
Secondo alcuni osservatori, l’opposizione del governo vallone è legata in realtà a questioni di politica interna, e sarebbe inoltre determinante la posizione contraria dell’ex primo ministro belga, il socialista vallone Elio Di Rupo, mentore di Magnette.
Conseguenze per l’Ue
In ogni caso, la strenua opposizione dei circa 3,5 milioni di abitanti della Vallonia, che rappresentano meno dell’un per cento dei 507 milioni di abitanti dell’Unione europea, rischia di bloccare il volere della maggioranza e ha evidenziato i seri limiti dei processi decisionali all’interno dell’Ue.
Il sempre più verosimile fallimento del Ceta è causa di imbarazzo per Bruxelles. La Commissione europea insiste nel dire che l’accordo non è fallito, anche se, come appare ormai chiaro, le possibilità che sia ratificato si riducono drasticamente. (Martedì 25 ottobre 2016)
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