di Fausta Genziana Le Piane

E’ un piacere ed un onore incontrare nella sua casa di Cottanello in provincia di Rieti Fabio Mastrodicasa Rinaldi perché sa tutto di questi luoghi avendoci trascorso da piccolo le vacanze presso i nonni ed avendo scoperto i resti della famosa Villa Romana. Scoperta che risale al 1968 e che non fu casuale ma frutto, come vedremo, d’un’inchiesta vera e propria.
Vedo alle pareti numerosi documenti. Infatti, la casa è piena di cimeli che testimoniano la lunga esperienza di vita del signor Mastrodicasa che mi mostra, tra gli altri, un atto di acquisto di terreno particolare perché fatto durante la Repubblica Romana, vecchie foto di parenti, resti di scavi, chiavi…una serratura proveniente dalla Valgardena…

mastrodicasa - COTTANELLO, 
 GIOIELLO DELLA SABINA
Fabio Mastrodicasa Rinaldi

– Quale è il suo rapporto con Cottanello? chiedo a Mastrodicasa.
Mio padre era di Perugia, mia madre era di qui, mia nonna di Tarano. Mia madre aveva molti possedimenti, il mio secondo cognome Rinaldi mi è stato lasciato da mio nonno con la casa dove abito, costruita da lui. Sono sempre stato appassionato di Cottanello, mi confessa il Signor Fabio. Ora ho due progetti da realizzare. Mio nonno era agricoltore e mi disse nel 1935 che un suo operaio aveva trovato un cunicolo sotto Cottanello a seguito dello sprofondare d’un tratto di terreno, ma fece richiudere quella grotta riempiendola di pietre. Durante l’occupazione nel 1944 convinsi un mio coetaneo ad andare a scavare ma poi per paura dei Tedeschi lasciai perdere. Il primo progetto è quello di ricercare quella vecchia galleria, sicuramente legata alla storica presenza degli Orsini sul territorio (forse un passaggio segreto?).
Sentivo raccontare che a Collesecco, una località agricola a Sud di Cottanello, si rinvenivano delle anfore o che il terreno sprofondava. Avevo una grande curiosità, ma non potevo andarci perché gli agricoltori sono molto gelosi dell’integrità delle loro proprietà. Si trattava della Villa Romana. Il secondo progetto è quello di completare gli scavi di cui non è stata riportata alla luce neanche la metà della superficie. Si deve completare lo scavo della parte abitativa e di tanti altri locali: le cucine, i magazzini, i quartieri servili, la porzione della fattoria vera e propria ecc. Poi c’è da completare l’ispezione dell’acquedotto.
Gli scavi hanno riportato alla luce reperti fittili (doli, anfore, stoviglie) e sette ambienti fra l’ingresso e l’atrio alcuni dei quali pavimentati con mosaici, tutti con disegni differenti. La presenza di alcuni gradini fa supporre ad una parte d’edificio a due piani.

– C’è un marmo pregiato a Cottanello?
Sì, c’è una famosa cava di marmo rosa ormai abbandonata. Si tratta del più bel marmo barocco, l’unico marmo colorato del Lazio. Lucido è meraviglioso, ma si deteriora facilmente all’aperto per la sua composizione geologica. Se ne possono vedere alcuni esemplari a Roma in molte chiese barocche. Innocenzo X, nel 1561, decorò la Basilica di San Pietro con 44 colonne di questo marmo, ma, ripeto, è un marmo friabile, difficile da trattare, la cui lavorazione sia in lastre che in blocchi è costosissima.

– Mi parla del periodo francese?
Quando ci fu l’occupazione napoleonica, i cottanellesi spinti da un parroco geniale, Don Andrea Tiburzi, chiamato non so perché “sghenghella”, si ribellarono ai Francesi (la leggenda dice che qui i Borboni erano chiamati Barboni): amante della strategia, il prete era una specie di generale che arrivò fino a Spoleto e mise assedio a Rieti con i cottanellesi, che tuttavia furono schiacciati dai nemici che occuparono tutti i paesi che si erano ribellati, compreso Cottanello, facendovi violenze, fucilazioni e bruciando cinquantasette abitazioni. La ripresa non è stata facile perché alla fine del 1700 non era più necessario alloggiare nel paese. Così i cottanellesi si sono divisi ricostruendo le abitazioni fuori dal nucleo urbano riutilizzando fienili e stalle. Ecco perché il paese ha tante contrade, una avversa all’altra.

– Mi parla del periodo della seconda guerra mondiale?
Lavoravo in un ufficio dove mi occupavo dei ricoveri anticrolli, al momento dell’Armistizio, in procinto di partire come allievo ufficiale, ero in ferie e decisi di non tornare a Roma. I Tedeschi distrussero dei ponti e tentarono di far crollare anche San Cataldo, minando il ponticello che sta sotto il monumento. Io ed alcuni miei compagni, una ventina, stavamo inginocchiati dietro le mura perché, per guardare il doloroso evento. In un primo momento, l’accensione della miccia non produsse nessun evento. Ci fu un’esplosione gigantesca: un polverone di detriti e calcinacci fece sparire San Cataldo dalla vista di tutti ma, quando il fumo scomparve, l’Eremo apparve intatto e si gridò al miracolo. Lo scoppio non fece grossi danni, ma screpolò un antico affresco di Cottanello: fu un regalo dei Tedeschi.

– Come erano i rapporti dei Tedeschi con la popolazione locale?
Non erano male. Qui venne una compagnia di Fanteria che si stava ricostituendo perché avendo combattuto a Cassino aveva subito ingenti perdite. Era brava gente. L’Ufficiale era cattolico e stava spesso in Chiesa a suonare l’organo di cui era appassionato.

-Ha anche ricordi della prima guerra mondiale?
Qui sono deceduti trentanove giovani ragazzi dai venti ai venticinque anni, una percentuale di morti alta – il quaranta per cento – per un paese di appena un migliaio di anime: una strage tremenda.

– C’è un monumento ai Caduti?
Una bella lapide ornava la facciata della Chiesa. In seguito rimossa, si trova ora nella chiesa del cimitero. A ricordare i morti ora c’è una colonna nel piazzale del cimitero stesso.

– Può suggerire ai lettori qualche bella passeggiata nei dintorni?
Ci sono due bei altipiani – Le Prata di sotto (650 metri) e Le Prata di sopra (800 metri) – ricoperti di boschi di cerri e di querce. C’è un grosso turismo domenicale, persone provenienti da Rieti e da Viterbo poiché Le Prata sono raggiungibili in macchina sia da Cottanello che da Rieti. Vi si trova anche un castello la rocca di Monte Calvo che era dei Reatini e i cottanellesi, alleati con gli Orsini, lottarono per toglierglielo: ci sono stati due o trecento anni di guerra per il suo possesso. Si diceva che chi se ne fosse impadronito avrebbe avuto il controllo del passaggio tra la Conca Reatina e la Valle del Tevere. Ora vi si possono visitare i ruderi, un villaggio di pastori e un insieme di rifugi di bestiame.

– Quali sono le sue fonti?
I racconti popolari, i ricordi dei mie nonni e dei miei genitori filtrati e riproposti.
Alle pareti, un’altra curiosità, la pagina di un vecchi ogiornale racconta la storia dei lupi di Cottanello…

-Di che si tratta?
E’ uno dei tanti miracoli di San Francesco. Il Santo chiese ad un contadino del luogo di accompagnarlo in montagna per la strada fatta da San Cataldo ma il contadino rifiutò per paura dei lupi feroci che San Francesco riuscì ad ammansire. A ricordo del miracolo, il Comune di Cottanello per lungo tempo, fino a pochi anni fa, aveva iscritto nel bilancio la spesa per una piccola quantità d’olio, sedici litri, destinata ai frati di Greccio.
San Cataldo, formata da un vestibolo e da una cappellina, custodisce i più antichi dipinti della Sabina. Secondo la tradizione il Santo Vescovo di Tarano pare si rifugiasse in questo luogo alla ricerca di solitudine. Sui due pilastri d’ingresso, si trovano pitture di Sant’Agostino e San Tommaso d’Aquino. Nel primo ambiente c’è un affresco del secolo XII di stile bizantino che riproduce il Redentore crocifisso e benedicente, seduto in seggio tra gli Apostoli, con la palma sinistra aperta alla maniera greca. Gli Apostoli hanno manti rosei e sono disposti in file, ciascuna di tre. Sotto gli Apostoli di destra si trovano due belve, sotto il seggio del Redentore e degli Apostoli di sinistra si allineano sei Sante Donne, precedute dall’Offerente che si presenta supplice al Redentore. Il Redentore porta impresso sulla tunica il Tau, segno biblico di salvezza che prefigura la croce e sembrerebbe testimoniare la presenza di San Francesco nel romitorio.
Dal passato al futuro: da voci di paese, ho sentito dire che sono stati ritrovati resti di meteoriti… Forse presenze di Marziani o Ufo? No, soltanto formazioni ferrose…peccato!
Per un periodo di vacanza, dunque, Cottanello (553 m), pittoresco centro della Sabina a soli 60 chilometri da Roma, soddisfa i palati più esigenti dall’Arte alla natura, dalla Storia al mistero. Per non parlare della gastronomia: non mancate la sagra della pizza fritta e quella degli stringozzi!

Fausta Genziana Le Piane

Categorizzato in: