I bambini ed i giovani giocano e fanno amicizia senza pregiudizi. Nel loro muoversi la libertà ritma vitalità e gioia. Il mondo ostile degli adulti non comprende la convivenza spensierata di un tempo dimenticato e sepolto. Nonostante sia divenuta una professionista, la mia amica e compagna di studi universitari Farian Qalawi, mi ha scritto una lettera dalla Palestina nella quale oltre a non tradire il suo spirito liceale mi ha riportato indietro nella gioia di quegli anni.
Ecco la lettera:

Cara Anna,
amica mia di sempre e da sempre, da quando sono qui la mia vita è una continua battaglia. Non conosco il silenzio della pace neppure quando alzo gli occhi alle stelle di questo cielo meraviglioso.
Pochi giorni fa ho mostrato ai miei alunni le foto di quando ero in Italia. Ce n’é una, in particolare, che ci ha fatto sorridere tutti. Ci sei tu sulle spalle di StefanoCrisanti (te lo ricordi? E’ diventato psichiatra e lavora a Bolzano )che perdi l’equilibrio e stai cadendo. Hai una faccia così espressiva che parla da sola del tuo carattere.mentre vai giù ridi. Pensare che ti sei fatta male!
Che bella gita fu quella! Ed erano ottimi anche gli spaghetti che ci cucinavamo a tutte le ore mentre studiavamo.
Ce n’è un’altra in cui indossi il velo. Ricordo che passai un pomeriggio ad insegnarti i vari modi di indossarlo e tu entrasti in scena sempre con allegria e cura. Quando ho detto ai ragazzi che sei cristiana non volevano crederci. Ho spiegato loro che tu sei così, sei nata così, costruita così.
Guardi agli altri con curiosità e vuoi sempre capire e sapere e sentire. Ho ricevuto i tuoi scritti e so che non sei cambiata. Il pallino dell’uguaglianza, anche se la natura fa le differenze, non ti ha mai
abbandonata. Ti ricordi? Dicevi ogni cosa al suo posto e con il suo nome, tutto il resto è abuso.
Qui diventeresti pazza. Non c’è nulla al posto giusto, le cose si mistificano e gli abusi sono pane quotidiano. Questo muro di cemento armato e alto 8 metri ed ha una striscia di sicurezza (così la chiamano) larga 100 metri. Ci sono vedette e telecamere ovunque e ad ogni movimento sospetto sparano. Noi qui, loro lì, come dichiarava lo slogan elettorale di Barak. La realtà, in verità, è molto più orribile. Questo muro non ha nulla a che fare con il muro di Berlino, una miniatura a confronto, molto poco a che fare con gli mmensi Bantustan dell’apartheid. Le gabbie della Cisgiordania coprono pochi ettari ciascuna e dentro l’uomo è rappresentante della miseria e della desolazione. Ingabbiati dovremo andare via, prima o poi, semplicemente per sfuggire alla morte per fame. Io sono tornata per operare umanamente ma constato che l’uomo riflette la sua natura peggiore quando distrugge le condizioni basilari per la vita umana. Solo i bimbi talvolta sorridono di cuore, sorridono perché non sanno o forse perché allungano i tempi verso la loro consapevolezza o forse ancora perché passeranno dal sorriso al dolore all’odio e non se ne renderanno neppure conto.
Con questa mia volevo ringraziarti per essermi nella memoria con tutta la speranza del tuo agire, con i ricordi dell’opulenza occidentale che non hai mai ostentato. Grazie. La tua muslimatun (come mi chiamavi e mi chiami ancora) d.o.c.

Un abbraccio
Fari

Che dire? Sentirsi uniti/e dal sentimento di fratellanza è indipendente dalla scelta che si impone ogni giorno di far prevalere la propria identità.
La religione spesso assolve il compito di scegliere e, in un certo senso, rende la vita più facile. Il mondo arabo rappresenta solo il 15% dell’universo musulmano in un contesto di circa un miliardo e duecento milioni di musulmani. Non esiste un solo Islam e su alcuni temi le interpretazioni del Corano trovano applicazioni diverse da paese a paese. Il velo è un chiaro esempio delle differenze esistenti nel mondo musulmano: In Iran gli ayatollah hanno imposto un’uniforme composta da pantaloni lunghi, soprabito e foulard che lascia scoperto soltanto il volto e le mani; nei paesi del Golfo (Arabia Saudita, Kuwait, Oman.) le donne lasciano intravedere solo gli occhi; nell’Afghanistan dei Talebani, così come nella pakistana di Peshawar, il burka è un lasciapassare per quelle che decidono di uscire di casa in una società dove a dominare sono le antiche leggi tribali.
Altre differenze sostanziali si riscontrano nel diritto di famiglia. In merito ai rapporti famigliari il potere del marito è ampio e anche il divorzio è una prerogativa maschile. La mia amica Fari è una studioda del Corano, il testo sacro fondamentale dell’Islam, e collaborando con vari movimenti femminili medio-orientali, tenta di recuperare il messaggio ugualitario che l’interpretazione delle fonti religiose (ijtihad) e lo stesso rappresentano, Anche lei come altre si trovano spesso strette “tra le pratiche e le regole delle tradizioni culturali” e l’esigenza di creare nuove opportunità sociali per affermare l’uguaglianza di genere. Un cammino segnato nel tempo anche dagli incontri con le comunità occidentali. Un esigenza che accomuna tutte le donne con o senza velo.
Siamo tutte vittime di stereotipi e dovremmo tornare bambini per entrare lì dove per ora l’accesso ci è negato.Bambini per vedere con gli occhi della curiosità le diversità. Bambini che dimenticano davanti alla gioia le apparenze che dividono. Bambini che guardano al futuro e non smettono di colorarlo. Bambini.

Anna Rossi
Resp. Relazioni Esterne O.N.E.R.P.O.
Docente di Business English/Scienze Sociali
li 21/11/2008

Categorizzato in: