Procuratore: Bashir non ha bisogno di camere a gas, ha il deserto
Aia, 14 lug. (Ap) – Il Procuratore generale della Corte penale internazionale dell’Aia (Cpi), Luis Moreno-Ocampo, ha accusato il Presidente sudanese Omar al Bashir di genocidio contro le tribù africane del Darfur e ha chiesto alla Cpi di spiccare una mandato di arresto internazionale per fermare lo sterminio “in atto”. Il conflitto in corso nella regione occidentale del Sudan dal febbraio 2003 ha causato finora oltre 300.000 morti e più di 2,5 milioni di profughi.
“Il genocidio è un crimine per il quale è sufficiente l’intenzione o il tentativo di commetterlo, non occorre attendere che muoiano queste 2,5 milioni di persone”, ha detto Moreno-Ocampo in un’intervista all’Associated Press. “Il genocidio è in atto”, ha aggiunto, denunciando lo stupro sistematico come un elemento centrale della campagna di sterminio. “Vengono stuprate donne di 75 anni, bambine di 6 anni – afferma – ci sono stupri di massa, stupri di gruppo, stupri
davanti ai genitori”.
Moreno-Ocampo ha contestato 10 capi di accusa a Bashir: tre per genocidio, cinque per crimini contro l’umanità e due per crimini di guerra. Nel primo caso, Bashir è accusato dell’omicidio di esponenti delle tribù africane Zur (da cui il nome Darfur, terra dei Fur, ndr), Masalit e Zaghawa della regione, di aver causato loro gravi danni fisici e mentali e di aver imposto condizioni di vita tali da portare alla loro eliminazione. I cinque capi di accusa per crimini contro l’umanità riguardano omicidio, sterminio, deportazione, tortura e stupro. Infine, il Presidente Bashir è accusato di crimini di guerra per gli attacchi lanciati contro i civili e la devastazione portata a città e villaggi. I giudici della Cpi dovranno ora valutare le prove presentate dal procuratore e decidere se spiccare il mandato di arresto. Moreno-Ocampo ha affermato che gran parte della popolazione africana delle tribù Fur, Masalit e Zaghawa è stata cacciata dalle propria case nel 2004. Da allora, i miliziani arabi dei janjaweed (diavoli a cavallo, ndr) sostenuti dal governo hanno preso di mira i campi con l’intento di far morire di fame i profughi. “Queste 2,5 milioni di persone sono nei campi. Le forze di al Bashir non hanno bisogno delle camere a gas perchè sarà il deserto a ucciderle”, ha aggiunto, facendo riferimento ai campi di concentramento nazista. I profughi “non hanno più acqua, nè cibo nè bestiame. Hanno perso tutto. Sopravvivono grazie agli aiuti alimentari internazionali”.
Il conflitto scoppiò nel 2003 quando le tribù africane imbracciarono le armi contro il governo arabo di Khartoum per rivendicare una maggiore partecipazione all’amministrazione del Paese e una più equa distribuzione della ricchezza nazionale, da investire nella regione, grande quanto la Francia, afflitta da condizioni di sottosviluppo, aggravate negli ultumi anni dall’avanzare delle desertificazione. Khartoum rispose con bombardamenti aerei e l’intervento dei miliziani janjeweed.
Moreno-Ocampo ha quindi sollecitato la comunità internazionale a intervenire per scongiurare nuove vittime: “Stiamo parlando di genocidio. E’ facile da fermare? No. Dobbiamo fermarlo? Sì. La
comunità internazionale ha fallito in passato, ha fallito a fermare il genocidio in Ruanda, ha fallito a fermare i crimini nei Balcani. Oggi però è diverso dal passato, perchè c’è questa corte, una corte indipendente, che dice ‘questo è genocidio”. In Darfur sono presenti da gennaio circa 9.000 militari della missione di pace congiunta Onu-Unione africana, dei 26.000 autorizzati nel luglio del 2007 dall’Onu, e molti funzionari temono che l’incriminazione di Bashir possa mettere a rischio i peacekeeper. Per Moreno-Ocampo, qualsiasi attacco alla missione offrirebbe “nuove prove che si sta commettendo un genocidio, attaccando quanti sono lì per proteggere queste persone. Confermerebbe l’accusa di genocidio”. Un portavoce della missione di pace, contattato dall’Associated Press via e-mail, ha ammesso di aver limitato “un ristretto numero di operazioni che
comportano rischi per il personale civile, ma non quelle militari”, in vista dell’incriminazione del Presidente sudanese. “Tutte le operazione essenziali di peacekeeping continuano ad essere portate avanti dai militari”, ha detto Shereen Zorba.
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