Finanziato dall’Agenzia spaziale italiana, il drone sarà in grado di interagire con la Stazione spaziale internazionale e di riportare in autonomia sulla Terra preziosi carichi
di Mara Magistroni
Un altro pezzo di Italia sta per andare nello Spazio. Il suo nome è Iperdrone e potremmo definirlo un tuttofare spaziale. Progettato e finanziato dall’Agenzia spaziale italiana (Asi), avrà il compito di interagire con la Stazione spaziale internazionale (Iss) e all’occorrenza riportare i materiali scientifici degli esperimenti condotti dagli astronauti sulla Terra. La prima missione, chiamata David, è prevista nell’autunno del 2019, quando a capo della Iss ci sarà l’astronauta italiano Luca Parmitano.
Iperdrone è un drone spaziale made in Italy, un piccolo sistema di rientro in grado di effettuare operazioni in orbita. Iperdrone verrà messo alla prova durante la missione David (Drone autonomo per verifica Iss e de-orbiting), prevista per l’autunno dell’anno prossimo. In questa occasione verranno testate le sue capacità di interagire con la Iss, di fare ispezioni e di trasportare carichi. Ma c’è di più: Iperdrone è stato progettato per rientrare dall’orbita bassa della Iss, superare l’atmosfera terrestre e riportare a Terra i carichi a bordo, mantenendone l’integrità.
In condizioni di riposo, invece, il drone rimarrà ancorato alla Iss, pronto per essere rilasciato e svolgere di volta in volta i compiti affidatigli.
Il programma Iperdrone, finanziato dall’Asi, è partito grazie al contratto firmato con il raggruppamento temporaneo d’impresa guidato dal Centro italiano di ricerche aerospaziali (Cira), con la partecipazione della Tyvak International, sussidiaria internazionale della Terra Orbital Corporation e della Kayser Italia.
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