“In questi sassi siedo ero e sono/ l’ultima cosa che mi rimane.”
Signora Morte…
Si può “abitare poeticamente la terra”? Sì, lo afferma con convinzione il poeta Antonio Coppola nella sua ultima silloge di liriche dal titolo “Dentro e fuori il paesaggio” (2011).
L’elegante libricino è una profonda meditazione sulla bellezza del mondo, sul male di vivere e sulla morte che si annulla nell’amara consapevolezza del trascorrere implacabile del tempo.
La danza macabra procede sinuosamente nei luoghi poetici di Coppola: gli aggettivi defunte, moribonde, i sostantivi morte, tombe, morti sono presenti in quasi tutte le poesie della raccolta anche più di una volta (vedi per esempio Il Mediterraneo ha più alberi o Il tempo era di Quaresima).
Il poeta prende le distanze dalla realtà pur appassionatamente vivendola: la nostalgia dolorosa della vita incombe e in ogni verso è presente il poeta che da fuori guarda, estraneo e forestiero, pur essendo tuttavia dentro, parte vibrante. Guarda Roma, la natura con cui ha un rapporto simbiotico, il mare ovunque, la terra natìa, insomma la vita passare, sciorinarsi sotto i suoi occhi senza poterla fermare né afferrare.
L’eternità verrà e sarà nel lascito del mondo che nella sua solitudine (il poeta è L’albatro cui allude Baudelaire non per caso citato all’inizio del libro) Coppola vive ed esprime con parole uniche e irripetibili:
Scenderà questa notte opaca,
spalancata intorno al fosso.
Nella resta dei limoni il lepre
si sgarbuglia dalla cenere di un falò.
Lungo i ginepri in fila indiana
sale questa notte già cielo
come il vento come il fiume
scappa e non sa dove andare.
Scendono da una strada i giocolieri
su un cuscino di foglie,
dal laghetto la carpa
in una subacquea acrobazia
sparisce nel biancore delle pietre.
Il vorticoso movimento della vita, espresso dalla ripetizione dell’azione di scendere e da quella contraria di salire, accomuna l’uomo e la natura (i limoni, i ginepri, la carpa, il cielo, il vento, il fiume, le foglie, il laghetto). La giocosa immagine-metafora giocolieri (l’uomo)/acrobazia (la carpa) rafforza questa unione. Entrambi sono condannati a sparire nella notte.
Fausta Genziana Le Piane
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