Giochi all’insegna del rosa, ma non solo per l’Italia: brillano le hockeyste americane e sfatano un tabù

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 MEDAGLIE E LODE ALLE PORTENTOSE DONNE AZZURRE
Arianna Fontana, Italia (AFP) (Vladimir Pesnya / Sputnik)

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 MEDAGLIE E LODE ALLE PORTENTOSE DONNE AZZURRE
Suzanne Schulting-Arianna Fontana (AFP) (Roberto SCHMIDT / AFP)

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di Vincenzo Martucci
Ancora loro. Grazie alle portentose donne azzurre, l’Italia ottiene la decima medaglia all’Olimpiade Invernale a PeyongChang (proprio com aveva pronosticato il presidente del Coni, Giovanni Malagò). Ancora la favolosa Arianna Fontana, che firma la terza medaglia in Corea – l’ottava personale in quattro Giochi, dal 2006 – , aggancia il record assoluto dello short track del sudcoreano-russo Ahn e dello statunitense Apolo Ohno, e guarda da vicinissimo le dieci di Stefania Belmondo.
Le donne caratterizzano ancora l’Olimpiade: dalle hockeyste americane che finalmente sfatano il tabù oro olimpico. Alle dee dello sci alpino Usa, Lindsey Vonn che inforca e saluta mestamente la scena, caricandosi ancora di più l’inseguimento del record di vittorie assolute in coppa del Mondo di Ingmar Stenmark (81 contro 86). e Mikaela Shiffrin, che si vede soffiare sotto il naso l’oro di combinata.
Oro, argento e bronzo
Ancora battaglie sul ghiaccio. Stavolta, in quella trottola velocissima che è sempre lo short track, con quelle volate folli intorno a un ovale perennemente pieno di insidie, in quella ricerca spasmodica dello spiraglio migliore -o forse solo unico-, verso il traguardo, nella finale dei 1000 metri, schizzano all’improvviso fuori pista, da sole, scomposte ed eliminate, proprio le due coreane, figlie dello sport di casa e favorite per il podio. Arianna Fontana, che è rimasto indietro, saggiamente, e poi, pian pianino, s’è riportata dietro l’olandese Shutling e la canadese Boutin per la volata decisiva, prima ancora di lanciare lo sprint, vede scivolar via miracolosamente quei minacciosissimi cani da caccia che l’inseguivano mordendole le caviglie, e nemmeno scatta più, paga del bronzo. Dopo l’oro nei 500 e l’argento della staffetta, agguanta anche il terzo metallo possibile, fra le medaglie olimpiche di PyeongChang, e chiude l’Olimpiade che aveva iniziato da portabandiera come la vera regina dello sport italiano. Anche se l’oro in discesa libera di Sofia Goggia, da solo, ha un peso specifico maggiore, incommensurabile.

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