Per te cos’è rimasto?
Al tuo dolente passo
la strada non s’accorcia
e quel carro sgangherato
lo raggiungi quando è fermo.
Per te cos’è rimasto!
Solo vuoti sacchi,
nemmeno un chicco di riso
disperazione sì
e fame, fame che toglie il senno
mani sempre vuote
tese a mendicare
quello che non c’è
e il cuore, il cuore stanco cede.
Dio, mio Dio che pena!
MADRE
Su diafano volto
morbide ciglia
celano spente pupille.
Tacito il livido labbro
e le tue belle mani,
prive del gesto,
stanno chete
su immoto petto,
in pace.
O madre,
mai più sul mio capo
la tua tenera carezza.
VORREI
Vorrei la tua presenza
riascoltare la voce dell’innocenza
e cieli sereni
un vento benigno
che porti via gli affanni
per piedi nudi
accendere il camino
e perdonare Caino
Adriana Centi
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