Sarò tra poco a Sarzana e subito dopo a Modena, rispettivamente al Festival della Mente e al Festivalfilosofia. In entrambi i festival affronterò tematiche, sotto differenti angolazioni e senza ripetizioni, che riguardano le donne, gli uomini, gli intersex, le loro appartenenze sessuali, di genere, e non solo: la donna è un invenzione, sosterrò a Sarzana, mentre a Modena sosterrò che queste appartenenze stereotipate recano un danno all’identità personale e alla preferenza sessuale, all’amare. Sarò da subito chiara: nel mio intimo privato, ciò che desiderano o desidererebbero i maschi etero dalle donne etero mi concerne assai relativamente: a chi interessa in modo preponderante o ne fa una questione di essenza vitale è sufficiente navigare su internet (i siti che riguardano le ambizioni virili abbondano, al pari delle concrete proposte hot), eppure da filosofa, il soggetto maschile non può non riguardarmi. Dei Maschi o maschi, sempre etero, si narra che fantasticano o facciano (dipende dalle possibilità) sesso per possedere con modalità diverse e ingegnose (dal fisico allo spirito) una qualche donna, in una sorta di atto d’amore (ormonale? L’ossitocina, comune a maschi e femmine, produce effetti ben diversi sui primi e sulle seconde) cui la donna in questione viene letteralmente inventata a uso-e-consumo. In altre parole, prendendo spunto da una certa teoria economica, l’obiettivo rimane il proprio soddisfacimento attraverso un “bene” durevole e più volte godibile, in cui il proprio soddisfacimento, soddisfacimento delle proprie pulsioni e celate abiezioni ha la meglio, soddisfacimento in modo diretto, subitaneo e immediato. Se si sostituisce a “bene” “pene”, le cose mutano di poco, se non fosse perché il soddisfacimento maschile etero avviene spesso attraverso una qualche donna etero: e quali donne etereo non si sono mai notoriamente imbattute in rapporti sessuali di squallore esaltante, rapporti che si trascinano per mesi e per anni, fino alla tomba, rapporti che difendono, attribuendo loro ogni valore di una crociata sentimentale? Poche donne etero.
Eppure, all’interno delle coppie etero, spesso manca l’armonia, l’eguaglianza, l’equità, la parità (artistica, culturale, etnica, intellettuale, religiosa, sociale, e via dicendo) ma forse in virtù di ciò tutto pare funzionare e funzionale, sempre per mesi e anni, sotto l’egida di parecchie menti maschili, con complicità, che ambiscono al sesso “forte”, alle performance, a una qualche trasgressione dominatrice, al mordi e fuggi, oppure alla convinzione che nella coppia etero la donna debba essere al contempo infermiera, madre, maddalena, madonna, segretaria, e via dicendo, in molti significati dei termini.
Ma il dominio si riesce ad esplicitare con altre modalità. In una tra le tante, non sempre tra le più rozze, la terminologia è: “Tu, donna bianca, brutta, o bella solo in quanto bianca, eppure vecchia per me e benestante, mentre io nero – o negro – bello, giovane, povero”. La scalata sociale dell’uomo è inevitabile, mentre la donna, nel frattempo, non si recepisce sola, né scala. Sul web, però, a dire il vero, e a quando poco io ne sappia, si trovano più bianchi con la fissa delle donne nere, di “negrette”, anzi, inventate, al pari di ogni altra donna. Come ci trovassimo ancora tutti/e in un’epoca colonialista.
Troppe culture s’inventano la donna, e in troppe culture è la donna a subire violenze. Una donna rispetto a cui la libidine maschile, quando non degenera, si concretizza nel far sesso con due o più donne (così ne domino due o più, piuttosto che una sola), mentre queste donne perdurano compiacenti o sconosciute. Bello, anzi, far sesso, con la lei di turno, specie con un lato B dotato, agognato, oppure legarla, o farsi legare, e, ovvio, fotografare o filmare il tutto, come in un safari: le donne-preda, la strage delle donne.
Donne emotive, passive? Uomini spregiudicati, attivi? Forse, o forse no, dipende se si ambisce allo stereotipo de la donna inventata o si ignora la differenza, nonché la varietà tra appartenenza sessuale e di genere, nonché la possibilità di scegliere la propria preferenza sessuale, seguendo il proprio desiderio di amare. Non dico che la situazione italiana sia facile per le donne che, proprio in virtù del fatto che la donna è un’invenzione, hanno imboccato la scontata via dell’eterosessualità, né che alle omosessualità femminili e maschili venga riconosciuto ogni diritto. Però “le cose cambiano”, soprattutto perché, mentre l’omosessualità è una scelta vera e propria, non vale lo stesso per l’eterosessualità che ci viene presentata come la norma, come “Do the Right Thing”, la scelta “tradizionale”, “naturale”, norma per le donne che agli uomini si concede nella sessualità come fosse una rarità, quando invece il lui di turno non pensa forse a voi, ma alla sua donna inventata.
C’è chi non si rende ancora conto che l’eterosessualità è un’invenzione, e chi rimane ignaro della differenza tra appartenenza sessuale e appartenenza di genere, nonché delle differenze che corrono tra pulsioni maschili e pulsioni femminili. In ogni parte del mondo, per ogni confessione ideologica, partitica, privata, antropologica, sessuale, ciò risulta spiegabile (non giustificabile), a patto di credere che la donna (quella con l’articolo determinativo) esiste, ed esista in funzione dell’uomo.
E, se invece a una qualche donna gli uomini etero, spregiudicati o meno, non risultassero di gradimento? Questa donna sarebbe una “vera” donna?
Accantonando la problematica degli uomini nostrani, i cosiddetti migranti “maschi” non risultano spesso di conforto in proposito, e proclamano con parole o fatti drammatici “le vere donne sono nostre, quelle che ci appartengono e ubbidiscono, donne non occidentali, donne soggette alle nostre leggi teocratiche, a meno che le occidentali cedano a noi”. Perché loro, e non solo loro (su questo tema il nostro pietismo risulta pietoso) se non hanno sperimentato, o se non auspicano, l’equità e l’eguaglianza tra i due sessi (maschile e femminile: dualismo su cui purtroppo è arduo andar oltre) permangono fissati nello specifico dominio sulle e contro le donne.
E le donne “bianche”, attratte da loro, collaborano: a insaputa o no? Diciamolo, una certa connivenza delle donne di ogni colore nei confronti degli uomini di ogni colore sussiste sempre, sebbene le ragioni di ciò (biologiche, psicologiche, valoriali) continuino a sfuggirmi. Comprendo (magari non dovrei) che in troppi/e ritengono che non si possa decidere se essere femmina (o maschio), donna (o uomo), cosicché se sei femmina (o maschio), donna (o uomo), lo sei per sempre e pertanto sei costretto/a a tentare di clonare la donna (se sei donna) e l’uomo (se sei uomo). Ne segue che tu donna non disponga di altra alternativa sessuale a quella eterosessuale, con tanto di rapporti sessuali “naturali” e riproduzione “naturale”, quando di “naturale” vi è ben poco in tutto ciò. Vie di fuga? Poche, pochissime, e praticabili solo da chi predilige l’avventura di ritrovarsi espulso/a dalla cosiddetta società benpensante. Anche quando si afferma che l’appartenenza sessuale (femmina o maschio) sia biologica e quella di genere (donna o uomo) sia socio–culturale, si finisce pur sempre nel ricadere nella convinzione che tutte le donne appartengono al medesimo sesso femminile e tutti gli uomini al medesimo sesso maschile, incoraggiando di nuovo, seppur implicitamente, l’esistenza di due soli sessi, oltre di due soli generi, la donna e l’uomo, tra loro complementari e di conseguenza eterosessuali, rafforzando la convinzione che la donna sia un’invenzione, per sesso, genere, oggetto.
Ma perché, rispetto alle invenzioni strumentali, non optiamo per la verità?
(Nicla Vassallo, 30 ago 13)
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