Indagine di Confartigianato Imprese: come nasce un’azienda al femminile e quali problemi incontra
Cresce la voglia d’impresa. In Italia sono ormai 365.131 le imprenditrici al timone di un’azienda artigiana e nella provincia di Arezzo, su un totale di 34.238 imprese, circa 8.075 sono
imprese al femminile, vale a dire imprese in cui più del 50% è a titolarietà femminile con una consistenza nell’economia locale pari al 23,58%. Di queste, 7.466 sono ad esclusiva
proprietà femminile (100%), 538 a forte proprietà femminile (ameno 60% di soci e amministratori sono donne) e 71% maggioritaria (in cui più del 50% dei soci e amministratori sono donne).
Le imprese artigiane a conduzione femminile sono prevalentemente costituite in forma di società di persone e attive soprattutto nei settori manifatturiero e dei servizi alle persone. Le donne sono sempre più protagoniste nelle loro aziende. In base ad una ricerca condotta da Confartigianato Imprese 37 su cento sono titolari dell’azienda, il 56,6% è socia. Il 53% delle artigiane ha un livello di scolarizzazione medio-alto: il 40% delle artigiane possiede infatti un titolo di scuola media superiore e il 13% un diploma di laurea.
“Sono quattro i punti di criticità denunciati dalle donne per diventare più competitive e cercare nuovi mercati – afferma Monica Valdambrini, Presidente provinciale di Donne Impresa. E sono l’informazione, l’accesso al credito, la formazione specializzata, l’innovazione tecnologica. Per questo le imprese femminili hanno bisogno di essere “accompagnate”, specialmente nella fase di avvio”.
La scelta di crearsi una propria azienda non è un ripiego Infatti, soltanto l’8,4% si è messa in proprio a causa della perdita di un lavoro dipendente o per l’assenza di alternative. Invece, il 34% fa l’imprenditrice per continuare la tradizione di famiglia e il 30% ha fondato la propria ditta, soprattutto nel settore dei servizi. Fra i fattori determinanti la scelta di mettersi in proprio sono stati: il desiderio di autonomia (15,6%), il desiderio di un maggior reddito (13,7%), l’ambizione (11,8%), la possibilità di mettere a frutto le abilità e le conoscenze (8,3%) e di sviluppare un’idea imprenditoriale (8,2%).
E la determinazione delle imprenditrici è testimoniata anche dal fatto che il 61% ha utilizzato risorse proprie per finanziarie l’attività, mentre solo il 25,4%, ha fatto ricorso al credito bancario.
“Tra i maggiori ostacoli denunciati dalle imprenditrici artigiane nelle fasi iniziali dell’attività – afferma Monioca Valdambrini – vi sono la difficoltà di conciliare il lavoro in azienda con la famiglia e di imporre la propria figura in azienda. Acquisizione dei clienti, soprattutto nelle aziende dei servizi alle persone, burocrazia, difficile reperimento di manodopera specializzata, altri ostacoli che si frappongono, specie in fase di avvio”.
Superata la fase d’avvio dell’impresa, le artigiane non differiscono molto dai colleghi maschi: si sentono infatti penalizzate dalla congiuntura economica sfavorevole (31,4%), dalla concorrenza interna ed estera (17,5%), dall’eccessiva burocrazia (13,6%) e dalla difficoltà di reperire manodopera qualificata (10,1%).
Inoltre, nonostante il 53% delle artigiane, negli ultimi due anni, abbia introdotto innovazioni di processo o di prodotto, permangono forti problemi nell’accesso all’innovazione tecnologica a causa dei costi troppo elevati, tanto che tre imprenditrici su quattro dichiarano di aver rinunciato per mancanza di incentivi in grado di alleggerire tali spese.
La certificazione risulta uno strumento maggiormente diffuso tra le imprenditrici per valorizzare l’immagine dell’azienda. Pian piano si fanno strada anche il bilancio etico e le politiche di buone prassi, applicate nel 14% dei casi: tutela dei lavoratori, dell’ambiente, qualità del lavoro, no allo sfruttamento del lavoro minorile.
Tra gli interventi sollecitati alle istituzioni dalle piccole imprese ‘al femminile’: finanziamenti agevolati (29,8%), riduzione della pressione fiscale (28,1%), sostegno per meglio conciliare lavoro e famiglia (21,8%), corsi di formazione e di aggiornamento (12,6%), assistenza nella fase di costituzione dell’impresa (6,7%).
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