di Caterina Della Torre

cra - DONNE 
 ESIBITE, UOMINI IN CRAVATTA

Questa è la relazione presentata durante il convegno ”Non lo faccio più” organizzato da Donne in Rete con il coordinamento di Cristina Obber del 25 ottobre 2012 a Palazzo Isimbardi, Milano.

La Tv per anni ci ha propinato l’immagine di una donna addomesticata e prona ai desideri di una società maschile. Che se prima seguiva le vicissitudini e i voleri delle società, poi è diventata anacronistica. Ma di questo anacronismo l’Italia non si è resa conto. Continuando a presentarci una donna vista con gli occhi di uomo. Una donna così avvezza a ritenersi oggetto che quando passano in TV immagini che la vedono scollacciata, se non smutandata, non se ne indigna, ma talvolta se ne compiace desiderando e mirando a diventare come ”lei” la donna oggetto. Ed il meccanismo rischia di travolgere anche il mondo del giornalismo femminile: dalla cronaca allo sport. Una figura invisibile anche nei talk show in cui la donna ed il suo pensiero brillano per la loro assenza.
E l’uomo sempre in giacca e cravatta o in maglioncino e camicia. E la sua presenza diventa onnipresenza, senza contraddittorio al femminile. E soprattutto, un uomo circondato da uomini.

Quando questa immagine riportata frequentemente e costantemente dai media influisce sulla società?
La tv in Italia è nata nel 1954. E da allora ha svolto il ruolo di informare, intrattenere ed educare. Così è stato per i nostri padri e madri e per noi stessi. Ricordate carosello? E i primi telefilm che sono rimasti nella nostra memoria storica…
Ma poi qualcosa è cambiato più intrattenimento che servizio. Ed anche l’intrattenimento ha preso strade involute che invece di educare, unire, stimolare nuovi interessi e predisposizioni, ha pensato solo a commercializzare.
La Tv quindi da nostra amica a nemica. Entra in quasi tutte le case e affidiamo spesso a questo strumento tecnologico il ruolo di baby sitter quando i figli crescono e si appassionano dapprima ai cartoni animati, poi alle serie tv, infine magari la guardano con noi.

Che immagine ne ricevono?
Una donna comprimaria (anche la pubblicità educa in questo senso) ma ciò che è peggio, sono poche le donne viste con occhio femminile e filtrate da un occhio maschile. Tanto che le ragazze spesso si autoconvincono che il tacco 12 cm è meglio di una sana calzatura sportiva. Perché così è più sexy.
Una donna sempre scamiciata, inverno ed estate e gli uomini sempre compressi fino alla gola in assurdi vestiti scuri con cravatta. Solo Marchionne ha di recente sfatata il mito dell’uomo in cravatta, apparendo in pubblico con un semplice girocollo.
Qualcosa cambia quando i programmi sono presentati da donne (a meno che non sia Sanremo). Vestite con abiti ‘’seriosi’’ tipo scafandro, sembrano emulare i loro colleghi maschi.
Ma allora è vero che l’abito non fa il monaco? E se è così cosa arriva alla mente dei ragazzi che guardano la tv? Che le donne nei talk show sono invisibili, che non gestiscono l’audience ma sono guidate da dietro le quinte da mani maschili che le accettano solo se sono loro alter ego.

E quanto appare loro può influire sull’immaginario comune che identifica la donna solo come ‘’oggetto’’ non indispensabile?
Molte ‘’pensatrici’’ e giornaliste come Lorella Zanardo e Daniela Brancati hanno già toccato questo tema che hanno individuato come dis-educativo. Perché nelle case arriva la donna che non decide, che ammalia, ma che puoi ‘’prendere’’

La colpa è della pubblicità?
Non direi, o quantomeno la pubblicità avvalla quello che già nella società è ricorrente: che un uomo non deve chiedere ma prendere.

Ma oltre la pubblicità, grande incriminata, i programmi televisivi, che immagine riportano?
Addirittura la Ferrari ha presentato il mondiale in decolté stile bambola.

Adesso che i canali si sono moltiplicati con il digitale terrestre e sono quindi più sfuggevoli le cose sono cambiate?
Direi di no.

Anche qui che messaggio passa ai nostri ragazzi?
Ragazzi, appunto. In età scolare i ragazzi guardano la tv o preferiscono socializzare/ informarsi/intrattenersi su altri media?
Il telefonino per esempio, per arrivare poi al web dove postano le immagini raccolte con questo. Quindi dobbiamo spostare il discorso dalla TV che è vista da tutti (anche dai genitori ) e quindi controllata, a ciò che i ragazzi fanno ‘ in privato’’ tra virgolette.
Come si legge nelle pagine del libro di cristina, i ragazzi spesso danno libero sfogo alla loro immaginazione più scandalosa e cruenta e questa arriva dalle loro menti o da ciò che hanno letto/sentito/visto
Prendiamo una fiction che è passata di recente in TV, ‘’Onore e rispetto’’ con Gabriel Garko. Un attore amatissimo dalle donne perché ‘’bello’’. Ma che messaggio passava? L’uomo che si infilava nel letto di tutte le belle donne della fiction che poi morivano per lui. E la malvagità arrivava anche da una donna, la ‘’prostituta’’ offesa che per vendicarsi aveva ucciso tutti i figli dei capomafia che aveva servito, che avevano osato stuprare in branco la figlia e poi ucciderla.
Ho seguito tutta la fiction, perché volevo vedere dove portava la violenza della storia.
Non fidarsi mai di nessuno perché anche la persona più intima potrebbe essere il tuo nemico e carnefice.
Alla mente dei nostri giovani arriva il concetto di violenza, non solo contro la donna, ma contro chiunque. Ed una donna che adopera le proprie armi seduttive per vendicarsi.
Quindi ai giovani arriva un’immagine svilita della donna, che non dirige ma è succube, una donna immagine creata per compiacere l’uomo (tacchi a spillo e perizoma), una società violenta da riassettare. E i videogames che uccidono, squartano, smembrano, che sembrano innocui, ma poi passare dalla finzione alla realtà non è così difficile ed anche la finzione può sembrare un gioco. Un gioco con la vita. Solo che dal gioco non si esce. E la realtà rimane.

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