Condizioni carcerarie spesso anticostituzionali, strutture precarie, presenza nelle celle di madri e figli. Il Prc lancia l’allarme: “I casi di autolesionismo non sono atti dimostrativi. Si intervenga”

da RomaONE.it

Roma, 24 aprile 2007 – I capigruppo Prc di Camera e Senato, Gennaro Migliore e Giovanni Russo Spena, la deputata Maria Luisa Boccia, insieme con la coordinatrice di ‘Antigone’ Susanna Marietti, l’assessore al Bilancio del Lazio, Luigi Nieri e l’assessore comunale alle Politiche delle periferie, Dante Pomponi, hanno fatto visita alla sezione femminile del carcere romano di Rebibbia, dove nei giorni scorsi è morta suicida una giovane tossicodipendente. La delegazione si è mossa per cercare di sensibilizzare il governo e l’opinione pubblica al problema carcere. Il dramma umano di chi si trova rinchiuso è già, di per sè, di enormi proporzioni, senza che vi si aggiungano una serie di ulteriori problematiche, purtroppo presenti nel sistema carcerario italiano. La condizione carceraria è infatti spesso contraria a quella che indica la Costituzione e aggravata dalle precarie condizioni delle strutture, per non parlare della presenza nelle celle di bambini, figli di quelle madri recluse che non hanno altra soluzione se non portare la prole con sè.
“C’è stato un suicidio – ha detto la signora Boccia – e altre detenute hanno tentato di uccidersi. Si diffondono casi di autolesionismo e molte volte non vengono presi sul serio perchè considerati atti dimostrativi. Occorre ragionare ancora di più su questo tema”.
Il tema della condizione delle donne detenute e dei loro figli piccoli in carcere è stato tra i più segnalati dai componenti la delegazione. “I bambini non devono stare in carcere – ha aggiunto Boccia, alla quale si sono associati tutti gli altri – È disumano che ciò accada. C’è a Roma una cella con 5 donne-madri e sei bambini”.
Per Susanna Marietti, di ‘Antigone’, il problema è che le detenute donne sono gestite come gli uomini. “Abbiamo proposto – ha detto la coordinatrice – la creazione di una unità amministrativa separata per le donne che valuti due specificità: la loro bassa pericolosità sociale e il ruolo che hanno nella stessa società”.
La delegazione ha affrontato anche il tema dell’indulto: “Non c’è alcun procurato allarme – ha detto Migliore – i tassi di recidiva sono bassi e questo ha determinato condizioni di maggiore vivibilità nelle strutture”.
“Si poteva comunque fare di più – ha aggiunto Giovanni Russo Spena – con una maggiore capacità di innovazione e coraggio sugli aspetti della vita carceraria. L’occasione può essere quella di sperimentare un nuovo regolamento carcerario e completare l’iter di due riforme importanti, quali la legge sulle tossicodipendenze e quella sull’immigrazione”.
Il ruolo degli enti locali è stato poi sottolineato dai due assessori che hanno partecipato alla visita: “Ci sono le condizioni per potere lavorare bene – ha detto Nieri – Occorre accelerare il lavoro per creare provvedimenti che cambino il trend odierno che vede andare in galera chi invece dovrebbe non andarci. Ieri è partita la discussione sulla legge regionale sulle carceri; ora passerà in commissione e poi in consiglio, si deve fare presto nelle decisioni”.
“Lo sforzo importante – ha aggiunto Pomponi – è costruire un percorso di accompagnamento dei detenuti all’esterno delle carceri. Non bisogna aspettare che il detenuto esca per interessarsi a lui, tutto deve nascere già dentro le strutture di pena. L’impegno preso è quello di utilizzare un milione di euro stanziati dal comune e aggiungerli al milione e mezzo di finanziamenti attivati dal ministero dopo l’indulto per costruire un percorso concreto a sostegno delle imprese che assumono ex detenuti e degli stessi ex detenuti per consentire loro di fare imprese”.

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