(ANSA) – ROMA, 4 APR – LAURA FACCHI: ‘IL MEGAFONO DI DIO’
(BALDINI & CASTOLDI – PAG.174 – 12,40 EURO) – Al di la’ dell’Adriatico, a poche centinaia di miglia dall’ Italia, c’e’ un Paese bellissimo e selvaggio. Almeno bellissimo e selvaggio e’ stato sino a quando – sia pure per volere di un despota e dell’ oligarchia che intorno ad esso era cresciuta pascendosi del potere – e’ rimasto isolato dal resto del mondo, mantenendo quella che potrebbe essere anche definita purezza della propria cultura che, appunto perché lasciata al di fuori dalle influenze esterne, e’ stata quasi incontaminata soprattutto nelle contrade più sperdute.
Isolata, comunque, anche dal resto della galassia comunista, dalla quale l’ Albania di Enver Hoxha non poteva fare parte in virtù d’ una ortodossia marxista che finiva in follia. Un Paese regolato, nella parte rurale, ma anche nelle citta’, da un codice d’ onore, il Kanun, che detta regole feroci, affidandone l’ applicazione agli anziani, i soli capaci di interpretare e imporre le regole. E’ questa Albania rurale e disperata a creare il proscenio per le protagoniste de ”Il megafono di Dio”, scritto da Laura Facchi. Un romanzo molto interessante, sia per come e’ scritto – ricco come e’ di spigolosita’ linguistica e di costruzione -, sia per come si dipana, tra due personalita’ femminili che, ciascuna con le proprie peculiarita’, cercano di trovare la strada per affrancarsi da consuetudini che non si accettano, pur subendole. Una delle protagoniste individua il cammino verso la rivincita scegliendo di vestirsi con abiti maschili quasi a volere denunciare la sua condizione di inferiorita’ , l’ altra – facendosi travolgere da una mistica esaltazione – diviene ”portavoce” di Dio per lanciare messaggi al resto dell’ umanita’.

Categorizzato in: