di Jennifer Mallegni
da psicolab
A distanza di cento cinquant’anni dalla sua nascita il turismo rappresenta una fetta consistente dei consumi dei popoli dell’emisfero settentrionale. L’idea del tempo libero come compensazione si sviluppa nella società industriale del XIX secolo ma occorre circa un secolo perché le vacanze divengano un’opportunità accessibile (quasi) a tutti nel mondo occidentale, dalla metà dell’Ottocento fino alla metà del Novecento. Se studiamo lo sviluppo delle esperienze turistiche negli ultimi due secoli emerge che la storia del turismo ha sempre visto come protagonista l’uomo, dai pionieri delle vacanze dell’alta società del Grand Tour fino alla portata dei nuovi gruppi del turismo di massa, ma proprio nel XIX il viaggio entra a far parte anche della vita delle donna, portando così l’avvento del turismo femminile.
Nell’arco di più secoli eterogenei cambiano i modi di viaggiare e il senso del viaggio stesso, ma nello stesso tempo, si possono rilevare punti in comune: soggiorni in luoghi lontani da quelli di origine qualunque siano le motivazioni, un margine di autonomia per alcune uno spazio di autodeterminazione, e influenze nelle dinamiche nei rapporti all’interno della coppia e nella famiglia.1 Le donne qui presentate sono legate ciascuna alle forme culturali, sociali, religiose ed economiche del loro tempo.
Nel Medioevo il viaggio per eccellenza e quasi sempre senza ritorno è il viaggio di nozze, quello che conduce la novella sposa dalla casa del padre a quella del marito; nella prima età moderna con il nascere dei traffici internazionali il matrimonio apre alla donna un orizzonte più ampio, non solo un nuovo mondo familiare ma anche la conoscenza di terre lontane e di grandi centri, come Anversa e Lione, dove lingua, costumi, cibo, cultura e vita quotidiana sono nuovi. La mobilità al femminile nell’epoca moderna varia anche per le variabili occupazionali: da paese a paese per le prime industrie e le migrazioni stagionali nelle campagne.
Nell’Ottocento lo spostamento riguarda soprattutto le donne definite “invisibili”: le serve e le balie che viaggiano da casa a casa per i servizi domestici, un cammino da fare che separava la campagna dalla città, dalla casa alla nuova famiglia. Si ha poi una sostanziale trasformazione nel movimento data dall’entrata di un nuovo fattore: il lavoro, non il lavoro domestico ma quello fuori casa. Il viaggio come il lavoro sono sempre stati prerogative maschili, quando le donne cominciano a considerarlo come una risorsa di autonomia, il viaggio diventa una possibilità. L’appropriazione di questo due momenti fuori casa consente alle giovani autonomia e movimento e perciò l‘avvio di un processo che dà vita a nuove identità sociali.
Il viaggiare, alla fine dell’ottocento, si è lentamente trasformato in turismo, il quale inizia a perdere le caratteristiche di avventura e con questo avviene un cambiamento socialmente positivo e molto importante: le donne iniziano a viaggiare. Certo, si tratta ancora di un gruppo relativamente ristretto, a donne particolarmente abbienti e acculturate, ma comunque non limitato a poche avventuriere particolarmente coraggiose. Sempre più donne iniziano a sentirsi libere di viaggiare: è il segno della fine della caratterizzazione sessuale della mobilità.
Lentamente, nei decenni successivi, i costumi sociali si modificano, le donne iniziano ad entrare nel mondo del lavoro, ad acquistare maggiore indipendenza economica e ad avere più coscienza di se stessa, con maggiori aspettative e maggiore autonomia. I casi di donne che decidono di partire più volte per lavoro e di trasferirsi in altri luoghi con il marito diventano numerosi. E’ l’epoca delle prime pioniere di viaggio, scienziate, scrittrici e giornaliste che hanno sfidato la loro società e hanno reso difficili i rapporti con la famiglia per l‘amore della scienza, dell’avventura e della realizzazione delle proprie passioni.
Bisogna aspettare fino al secondo dopoguerra per passare da un turismo elitario a quello di massa, il boom economico investe anche il turismo e dagli anni Sessanta in poi la logica del mercato si impadronisce del viaggio: tour operator, catene alberghiere, villaggi-vacanza e voli charter creano il viaggio prodotto da consumare e vendono ai turisti sogni preconfezionati. Il turismo diventa un bene di consumo per tutte le famiglie, la donna conquista nuove vittorie sul piano sociale, inizia ad avere un’indipendenza sempre più grande pari agli uomini, soprattutto nel viaggiare. Nel nucleo familiare diventa la parte determinante della scelta nelle vacanze, è lei che decide ed organizza per tutta la famiglia, infatti le campagne pubblicitarie puntano su di loro, le donne sono le nuove consumatrici di cui il mercato vuole catturarne l’interesse.
Negli ultimi decenni del Novecento si inizia a parlare di turismo femminile, le donne viaggiano liberamente anche senza compagno e si delineano delle caratteristiche comuni in tutte le viaggiatrici che gli uomini non hanno. Anche se l’autonomia è paritaria comunque rimane un’idea di differenziazione di genere, perché a loro si riconoscono atteggiamenti, bisogni ed emozioni diverse da quelle degli uomini.
Nel terzo millennio con l’ondata di questo fenomeno che vede le donne sempre più protagoniste nel viaggiare, sono due gli aspetti che vengono fuori. In primo luogo è iniziato il boom delle donne sole in vacanza, e tuttora non si è interrotto. Vogliono viaggiare senza la presenza maschile ma comunque vogliono sentirsi al sicuro, ed è per questo motivo che nascono le guide per viaggi al femminile, spiagge riservate, hotel specializzati e anche marketing turistici territoriali che vogliono conquistarsi questa fetta importante di mercato.
Un secondo fenomeno importante è la nascita del turismo sessuale femminile. Un fenomeno che fino ad anni recentissimi era appannaggio esclusivo degli uomini, oggi conquista un numero sempre maggiore di donne. Adesso a scegliere questo tipo di vacanza è sempre di più una parte femminile; si assiste infatti ad una sorta di “democratizzazione” del turismo sessuale che però presenta caratteristiche diverse rispetto a quello praticato dagli uomini. Le turiste decidono di organizzare una vacanza sessuale nei paradisi tropicali per la ricerca di trasgressione, passione, sesso e un finto sentimento, tutto ciò che a casa non trovano. Cuba, Jamaica, Capo Verde e Santo Domingo sono le mete più gettonate e le donne che decidono di intraprendere quest’esperienza di solito hanno dai 45 ai 60 anni. 2
Secondo la End Child Prostitution Pornography And Trafficking, le turiste sessuali vanno alla ricerca di sesso nei paesi del Sud del Mondo ma conservano, in cuor loro, la speranza di tornare a casa con l’uomo della loro vita, connotando così la loro vacanza di tratti romantici. Dunque se l’uomo va alla ricerca di pornografia e prostituzione, le donne sempre più spesso, accanto alla ricerca dell’eros e dell’erotico, sognano quell’amore che mai hanno avuto, o potrebbero avere, nella vita quotidiana.3
Jennifer Mallegni
Note
1 Rita Mazzei, Donne in viaggio viaggi di donne, Le Lettere, Firenze, 2009
2 www.mondodonna.it; Turismo sessuale femminile, un trand in crescita, 31 gennaio 2007
3 La Repubblica, Pasti caldi in cambio d’amore, il turismo sessuale delle donne, 12 luglio 2003
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