Ricominciano le scuole anche per le insegnanti profughe siriane, mentre ogni giorno migliaia di donne vedono allontanarsi il sogno di libertà.
Con la riapertura delle scuole, molte donne siriane che vivono in Turchia si preparano a iniziare un nuovo anno nella veste di insegnanti.
Alcune lo erano anche in Siria, altre lo sono diventate per necessità:, quella di esercitare una professione che consenta loro di vivere e di essere autonome e quella di trovare un senso alle loro nuove vite. Lontane dalle loro case, dai loro familiari e spesso dai loro stessi mariti, rimasti in Siria a combattere, incarcerati e molto spesso deceduti, devono affrontare tutte le difficoltà di vivere in Paese straniero, dove non mancano le ostilità.
Nelle città di confine si incontrano soprattutto donne sole, mentre nelle metropoli ci si può imbattere in interi nuclei familiari, che grazie a buone disponibilità economiche hanno aperto attività commerciali, in particolare nei settori gastronomico e artigianale. A volte la condizione di vedovanza può facilitare l’assunzione, perché molte scuole temporanee che accolgono bambini siriani sono sostenute da Ong che tutelano vedove e orfani. Nella maggior parte dei casi, però, non esistono forme di tutela sociale e gli stipendi bastano appena per gli affitti.
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