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 COGNOME AI FIGLI: A CHE PUNTO SIAMO?

di Lorenza Pleuteri
Il ministero dell’Interno ha stabilito le procedure (molto criticate) che i Comuni dovranno seguire dopo la storica sentenza della Corte costituzionale di 6 mesi fa. Intanto il Senato sta discutendo una legge sul tema, ma non è detto che si riesca ad approvarla prima della fine della legislatura. In ogni caso non è possibile attribuire il solo cognome della madre
Da sei mesi, grazie ad una sentenza della Corte costituzionale, anche in Italia è possibile dare ai figli appena nati (o adottati) il doppio cognome, del padre e della madre. I giudici, colmando un vuoto legislativo, hanno sancito che l’attribuzione automatica ed esclusiva del cognome paterno è incostituzionale. La ragione? Va contro “i principi che garantiscono la tutela del diritto al nome, sia di quelli in tema di eguaglianza e di non discriminazione tra uomo e donna nella trasmissione del cognome al figlio, sia esso legittimo o naturale”. Non solo. A lungo ha rappresentato il “retaggio di una concezione patriarcale della famiglia, la quale affonda le proprie radici nel diritto di famiglia romanistico, e di una tramontata potestà maritale, non più coerente con i principi dell’ordinamento e con il valore costituzionale dell’uguaglianza tra uomo e donna”.

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