di Fausta Genziana Le Piane e Tommaso Maria Patti
Un “Duo di penna” per una terna di racconti scanzonati e leggeri, al limite dellingenuità. Un breve viaggio sulle ali della fantasia, alla ricerca di forme nuove di comunicazione. Due naufraghi nel mare virtuale di Internet, che riscoprono un concetto antichissimo e denso di significati. Sarà una dimensione nuova con cui confrontarsi, per crescere, maturare e
giocare.
Le storie parallele di due coppie, reale luna
surreale laltra, tra magia e gioco. Un gioco, però, che è quello della vita.
Fra le pesantezze di unumanità alle prese con gli antichi vizi, ecco il viaggio lieve di un foglietto di carta colorata con su scritto “50 Euro”.
Si oscilla con leggerezza tra maieutica e autoironia, tra concetti profondi e magie infantili
ALCUNI BRANI
1° (tratto dal racconto “Da F. a T. Oggetto: Poesia”)
Ascoltami, Medusa. Mito vivente! Forse ti prenderò in contropiede, ma devi tenere presente che io sono già una pietra. Tu mi hai conosciuto da pietrificato. Per me l’incontro con Medusa deve funzionare al contrario e forse, un po’, sta già avvenendo. Medusa pietrifica chi è normale. Non potrebbe far tornare in vita chi è già di pietra? Pietrificato ero già da anni. A causa della paura, compagna costante della mia vita. A causa di una serie di eventi, di quelli che la vita non ti lesina mai… Insomma, hai incontrato una pietra. Se la getti in acqua affonda subito. Prima di conoscere te Internet era solo il mare in cui annegavo la mia mente ogni sera. Non ero sicuro di niente, non desideravo niente, non avevo alcuna aspettativa.
Forse solo Medusa può salvarmi, facendomi tornare in vita, sciogliendo la pietra, operando al contrario di come recita il mito… e forse redimendo anche se stessa, liberandosi da un destino crudele…
2° (tratto dal racconto “Coriandolo e Mascherina”)
La maschera da Cinesina aveva l’ombrellino di carta di riso, il ventaglio di seta, le trecce sottili di lana, i pantaloni di un bel nero lucido e la casacca color oro. Poi c’era quella da Befana con la mantellina di lana verde, la gonna di tela di sacco con le toppe, la scopa di saggina… Quanti ricordi!
Rovistando nel fondo, la riconobbe. Era lei, la sua primissima maschera, quella da Fatina. Silvana adorava la magia, s’illudeva di poter cambiare il mondo – uomini e cose – con un colpo di bacchetta, ma non perché diventassero come lei li desiderava. Voleva donare al mondo l’Armonia e la Bellezza. I giochi di prestigio, poi, rinnovavano l’illusione di ciò che pare e non è, del trucco che sempre usiamo, di un’altra realtà da conoscere… come nella vita.
Sì, quella sera sarebbe stata la Fata più Fata che c’è!
3° (tratto dal racconto “Tina per sette”)
Cominciò a chiedere un cornetto ripieno di Nutella. La cioccolata aveva su di lei un potere al quale era inutile resistere. Dopo, fu la volta dei taralli al vino, delle ciambelline al latte, di quelle al cocco, delle sfoglie a forma di cuore, del mezzo chilo di pasticcini da tè.
Uscì dalla pasticceria dopo aver assaggiato ogni tipo di dolce presente nelle vetrine del negozio. Si accorse, però, che non aveva speso l’intera cifra di cinquanta euro. Quindi decise di entrare dal fornaio accanto. Non è che disprezzasse il salato e la pizza al pomodoro, né quella alle patate, alle zucchine e al prosciutto che occhieggiavano invitanti. La commessa del nuovo negozio assisteva esterrefatta all’abbuffata… i prezzi nei paesi sono bassi per i prodotti fatti artigianalmente. Uscì e ancora c’era un resto da spendere. Di fronte vide un caffè e si ricordò che quello era l’ultimo giorno in cui una famosa marca faceva una serie di gelati ispirati ai sette vizi capitali: aveva già assaggiato l’invidia, l’accidia, l’avarizia… quel giorno la gola ci sarebbe stata proprio bene!
per informazioni: Fausta Genziana Le Piane
http://www.faustartepoesia.org
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