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 FINITA LA CACCIA GIAPPONESE ALLE BALENE
Vittoria ’per gli Oceani’ con Sea Shepherd

17 marzo 2012
In occasione della serata di celebrazione per la fine dell’Operazione Divine Wind che si terrà sabato 17 marzo a Bassano del Grappa, Officine micrò intervista l’amico Andrea Morello, Presidente di Sea Shepherd Conservation Society Italia, che spiega la storia e l’attività di questa organizzazione che ha fatto tanto parlare di sé in tutto il mondo.

Cos’è e com’è nata Sea Shepherd Conservation Society?
Sea Shepherd Conservation Society (SSCS) è stata fondata nel 1977 dal Capitano Paul Watson, cofondatore di Greenpeace nel 1975. E’ un’organizzazione senza scopo di lucro, consacrata alla conservazione dell’ambiente marino. Tranne che per pochi membri, l’organizzazione è completamente formata da personale ed equipaggio su base volontaria. Motivazioni e scopi di Sea Shepherd sono proteggere, conservare, difendere gli habitat e la fauna marina dallo sfruttamento indiscriminato, dalla mancata applicazione delle leggi esistenti a tutela, e dalla carente (o per meglio dire assente) repressione dei reati relativi da parte delle autorità preposte e dei governi le cui acque territoriali si estendono in quelle aree.

Quali sono i mezzi utilizzati dall’organizzazione?
Dal 1977, diverse imbarcazioni hanno prestato servizio nella flotta di Sea Shepherd per proteggere e difendere la vita marina nel mondo. Attualmente Sea Shepherd Conservation Society ha una flotta di 3 navi e un elicottero: l’ammiraglia Steve Irwin, ex pattugliatore scozzese, 59 metri, costruita nel 1974-’75; la Bob Barker, ex baleniera, costruita nel ‘1950 in Norvegia, 52,2 metri di lunghezza; infine la Brigitte Bardot, intercettatore veloce di Sea Shepherd, monoscafo stabilizzato di 35 metri. Il numero dei membri di equipaggio varia a seconda delle campagne in atto e dei periodi. Ad esempio nell’ultima campagna Antartica, “Operazione Divine Wind”, a bordo delle navi di Sea Shepherd hanno lavorato in totale 88 volontari. In questa campagna è stato molto utile l’elicottero che ha permesso di documentare le azioni di Sea Shepherd e le operazioni di baleneria dei giapponesi, portando all’attenzione del grande pubblico le atrocità, che in questi luoghi remoti, sarebbero rimaste praticamente sconosciute alla massa. Il Capitano Watson sottolinea spesso che l’arma più potente di cui dispone Sea Shepherd è “la macchina da presa/macchina fotografica”.

Sea Shepherd è impegnata su più fronti, sia in mare che a terra. Quali sono le campagne passate e quelle in corso?
Negli anni abbiamo raggiunto molti successi e traguardi:
-3680 le balene salvate in otto anni di campagne Antartiche.
-La creazione di una presidio fisso e organizzato alle isole Galapagos e la presenza continua dei Guardiani della Baia a Taiji per la tutela dei delfini.
-La vittoria contro il massacro delle foche in Canada, un lavoro iniziato nel 1974 e portato avanti, tra enormi difficoltà, fino al 2008.
-La campagna Ferocious Isle, nelle Isole Far-Oer, ha raggiunto l’apice del suo successo la scorsa stagione. Nella baia veniva praticato il barbaro rito del “Grind”, anacronistico retaggio vikingo, che consiste in una prova di forza fine a se stessa. Interi branchi di globicefali venivano sgozzati e lasciarli morire in acqua.
-Nella prima Operazione Blue Rage nel Giugno 2010, la Steve Irwin ha interrotto l’attività di pesca illegale al tonno rosso nelle acque libiche. Sea Shepherd tagliò le reti e liberò più di 800 tonni rossi.
-Un’altra campagna in corso è l’ “Infinite Patience” su terra, per l’esattezza nella Baia di Taiji, in Giappone, soprannominata la Baia della Morte. I Cove Guardians (Guardiani della Baia) sono i protagonisti di questa campagna e il film “The Cove”, Oscar nel 2010 come miglior documentario, ne trae ispirazione.
-Fin dal 2000, Sea Shepherd mantiene una presenza forte e positiva nelle isole Galapagos patrimonio dell’umanità difeso dall’UNESCO. Le attività coprono differenti settori, dal pattugliamento della riserva marina per fermare le attività di pesca illegale, allo stroncare l’attività di “shark finning” (pratica atroce che consiste nel tagliare le pinne ad uno squalo ancora vivo, per poi rigettarlo in mare), all’educazione ambientale delle nuove generazioni.

Parlaci dell’operazione Divine Wind, il motivo dell’incontro di sabato.
L’Operazione “Divine Wind”, la campagna Antartica di quest’anno, finita ufficialmente il 15 marzo, è stata la più pericolosa mai affrontata da Sea Shepherd. L’orribile strage che avviene in Oceano Antartico riguarda un’area designata nel 1994 dalla Commissione Baleniera Internazionale (IWC) come ‘Santuario’ di questi intelligenti mammiferi marini. Le nazioni del mondo ancora consentono al Giappone di uccidere più di 1000 balene ogni anno per ragioni di cosiddetta “ricerca scientifica”. Non sono mai state divulgate pubblicazioni scientifiche di attestata validità sulla base di questi massacri. Peggio ancora, la carne di balena continua ad essere venduta illegalmente nei ristoranti, nei negozi alimentari e consumata nelle mense scolastiche dei bambini, nonostante i rischi noti per la salute derivanti dalla tossicità dei metalli pesanti contenuti nella carne. La flotta baleniera giapponese, negli ultimi sette anni ha subito danni economici rilevanti per la costante opposizione di SSCS che non le consente di cacciare nella quantità desiderata. Quest’anno il Governo giapponese ha impiegato denaro dal Fondo di Assistenza per lo Tsunami ed il Terremoto per rafforzare la flotta baleniera, soprattutto in sicurezza.

Campagne future?
Sea Shepherd si sta riorganizzando in Australia per le prossime campagne. Si tornerà su missioni come la “Desert Seal”, a tutela delle otarie della Namibia. Ad inizio estate continueranno anche le Campagne “Ferocious Isle” e “Blue Rage”, dato che queste emergenze, purtroppo, si ripetono ancora regolarmente e Sea Shepherd continuerà ad impegnarsi perché abbiano fine. Nel dicembre 2013, se la flotta baleniera giapponese avrà ancora la forza economica e motivazionale di ripresentarsi in Antartico, Sea Shepherd sarà là ad attenderla. Sono allo studio anche dei piani per la difesa degli squali nel Pacifico Meridionale e per affrontare il problema del crescente inquinamento da plastica nel Pacifico.

Le attività di Sea Shepherd in Italia?
Sea Shepherd Conservation Society è nata in Italia nel 2010. I volontari che ne fanno ufficialmente parte sono per il momento un centinaio. Non esistono “uffici” locali, in quanto l’organizzazione è basata sul volontariato e i fondi raccolti sono destinati interamente alle campagne e alle navi, senza dispersione di risorse in spese logistiche. I punti di riferimento dell’organizzazione sul territorio sono i coordinatori di zona, che si occupano della divulgazione delle informazioni su Sea Shepherd, dell’organizzazione di serate benefit, e dell’assistenza alle navi, in occasione del loro arrivo nei porti italiani.
Teniamo a sottolineare, comunque, che al di là del diventare ufficialmente volontari di terra o a bordo, chiunque può aiutare Sea Shepherd. La maggior parte del nostro successo deriva proprio dai supporter di tutto il mondo che da casa propria e attraverso le loro amicizie possono contribuire al raggiungimento dei nostri fini. Attraverso le donazioni, con l’acquisto dell’abbigliamento, accessori etc. on-line, con la condivisione delle azioni e delle campagne sui social network, con la firma delle petizioni promosse da Sea Shepherd ed il coinvolgimento degli amici.

I prossimi eventi ai quali parteciperete?
Sabato 17, Sea Shepherd parteciperà per tutta la giornata ad un evento a La Spezia, con uno stand e la proiezione di filmati sulle varie campagne. Il 14 e 15 aprile sarà al Boat Show a Viareggio (LU), mentre dal 27 aprile al 1 maggio sarà al VeganFest a Seravezza (LU), il più grande evento vegan d’Europa.

Per info Web: www.seashepherd.it

BALENE: SEA SHEPHERD FERMA GIAPPONE, STOP CACCIA IN ANTICIPO

Gli ambientalisti della Sea Shepherd vincono per il secondo anno di fila la dura battaglia contro la flotta baleniera nipponica, costretta al rientro anticipato dalle acque dell’Antartico e con un ‘bottino’ decisamente magro. Sia la Nisshin Maru sia le unita’ di scorta sono gia’ dirette verso il Giappone e lontane dai territori di caccia, ha detto il leader dell’associazione, Paul Watson, al comando della nave ammiraglia Steve Irwin, rientrata nel porto di Melbourne. ”Da quando la nostra unita’ Bob Barker ha raggiunto il 5 marzo la Nisshin Maru, la stagione di caccia si e’ di fatto conclusa”, ha osservato Watson, aggiungendo tra l’entusiasmo generale che il successo della missione e’ legato alla tenacia con cui le navi della Sea Sheperd ”hanno inseguito la flotta nipponica per oltre 17.000 km, dando loro poco tempo per uccidere balene. Le due navi arpionatrici hanno impiegato piu’ tempo ”a contrastare la nostra azione che a sparare arpioni”. A stretto giro, a Tokyo il governo ha ammesso la chiusura prima del previsto dell’annuale stagione di 3 mesi di caccia alle balene ‘per fini scientifici’, ufficialmente a causa delle ”cattive condizioni meteo”. E’ stato il ministro della Pesca, Michihiko Kano, a riferirlo in conferenza stampa: nel complesso sono state catturare 267 balene, di cui 266 balenottere minori (a fronte del numero programmato di 850) e una balenottera comune (contro 50). La flotta nipponica dovrebbe ora fare rientro a fine marzo, mentre l’Istituto di ricerca sui cetacei, che svolge la ‘caccia a fini scientifici’ coi proventi delle vendite di carne di balena, si trovera’ probabilmente a fronteggiare la carenza di fondi per la prossima stagione. Kano, sul punto, ha detto che il governo analizzera’ la situazione e decidera’ poi cosa fare, con la prospettiva piu’ che verosimile di un nuovo braccio di ferro con la Sea Shepherd. Il gruppo di ambientalisti, schierati per la protezione dell’Antartico considerato come una riserva dei cetacei, ha ostacolato le operazioni della flotta nipponica ben 11 volte nel fine stagione, con un’efficacia tale da costringerla a battere in ritirata, come capitato lo scorso anno. ”E’ stata una campagna ben riuscita. Vi sono centinaia di balene che nuotano liberamente nel loro santuario, che sarebbero morte se non ci fossimo stati noi”, ha concluso Watson, anticipando che se i giapponesi vorranno tornare a cacciare, Sea Shepherd li affrontera’ con unita’ rafforzate: quattro navi, due elicotteri, quattro droni Uav e un battaglione di 120 volontari. (9 marzo 2012 ANSA)

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