(Fantasia giocosa-drammatica)
Claudio J. Angelini
Prefazione di Francesco Sisinni – Gangemi Editore – Giugno 2003 – 159 pagg.
“Primo premio per la narrativa del Premio Nazionale di Poesia e Narrativa Il Simposio, Edizione 2005” e terzo premio per la narrativa del “Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa in Memoria di Angelo Mazzeo Fauno d’Oro, Edizione 2005”
DALLE NOTE DI COPERTINA
Essenziale tra le chiavi di lettura di questo romanzo, nella pienezza del fascino narrativo, è un pensiero di Pascal: il cuore ha le sue ragioni che la ragione non comprende. L’uomo, in solitudine o in coppia nella società agisce secondo il sentimento anche se sembra guidato dal pensiero. È, anche, un romanzo sulla irrevocabilità del destino. L’autore, annota Francesco Sisinni nella introduzione, sa che il destino è approdo verso la verità. Cos’è la verità? La risposta nel romanzo di Claudio J. Angelini: bellezza e spontaneità di coscienza.
Claudio J. Angelini è entrato nella giovane letteratura italiana quale poeta, presente nella vita romana dei premi e delle letture di poesia. Nel 1992 l’approdo alla narrativa, subito notato dalla critica di prima linea, da Antonio Piromalli a Sabino Caronia. Nella collana Il salotto dei Parioli, dello Scarabeo, il successo si è esteso con il racconto Filippo.
E’ già domani oltre che nella psiche dei personaggi ci porta negli eventi e nella società di oggi, tra recenti conflitti e grandi immigrazioni. Anche, quindi, un ritratto del nostro tempo.
Dal cap. XIV
( … ) Appena uscito, Lorenzo s’incamminò di buon passo verso il più vicino tabaccaio; affrancò la lettera e la imbucò. Poi, come aveva detto alla moglie, prese un autobus per recarsi al giornale; era veramente curioso, arrivando così senza preavviso, di vedere che novità ci fossero. Trovò un’atmosfera gelida, sempre di malcelato sospetto, ma con una forte nota d’indifferenza generalizzata. Il guardiano, all’ingresso, gli chiese ancora il documento, ma il senso sottostante ai suoi modi indolenti era: ” Fai quello che devi fare basta che ti levi presto dai piedi. ” Non più tanta gente, per i corridoi; poche persone frettolose, con fogli vari in mano, e con le facce vagamente stralunate. Bussò alla fatale stanza del dottor S. ” Avanti! ” Il dottor S. era solo; anzi, c’era a ben guardare un altro, nella stanza; un impiegato che digitava un “computer”, seminascosto dietro ad esso. ” Buona sera; come va? ” ” Buona sera, dottor S. ; spero di non disturbare, sono passato qui per caso ” “No, non disturba, s’accomodi ” ” Grazie; ha molto da fare? ” ” Sì, da fare ce n’è tanto, ma cose d’amministrazione, d’organizzazione ” ” Vedo che è solo ” ” Abbiamo dovuto eliminare tante collaborazioni ” ” Come mai ? ” ” Ma non lo sa? Il giornale attraversa una paurosa crisi di bilancio… ” Lorenzo ne sapeva già qualcosa, ma seguitava come a cascare dalle nuvole. ” Ah, sì, eh? ” ” Già ” ” Io ricevo ancora qualche volume dalle case editrici; niente più recensioni, allora? ” ” Fino a nuovo ordine, no; ci sono venuti a mancare tanti contributi…” Qui Lorenzo smise per un po’ di fare il finto tonto e ironicamente commentò: ” Lo so, lo so…” Poi, ancor più ironicamente, aggiunse: ” Peccato; m’ero abituato a vederla circondato da tutta quella grazia femminile, ogni volta…” ” Che vuole fare ” ” Beh, dottor S, mi rifarò vivo, ogni tanto, se c’è qualcosa da fare…” “D’accordo”.
Ripensava davvero, quando fu per la strada, a tutte quelle giovani donne prosperose che era solito incontrare lì al giornale. Erano dunque tutte dileguate a un tratto? Ed insieme ad esse, alle loro mode audaci e ai loro modi procaci, magari tutto un periodo di storia del costume? No, no, obiettò a se stesso, era presto per dirlo; era solo il giornale a essere in crisi; tutto il resto, in città, era come prima: i negozi, le mode, le persone, le donne… C’era in lui come un convincimento riposto, che s’aggirava nel fondo dell’animo; quelle donne al giornale erano come l’immagine d’un andazzo, d’una mentalità depravati, opportunistici, abietti ai suoi occhi, non solo di quell’ambiente, ma di ogni ambiente cosiddetto civile dove ci fossero dei blocchi di potere sostenuti tra l’altro proprio dal servilismo conformistico e ottuso. Chi oserebbe andare controcorrente, dare ancora un po’ di buon esempio, se la realtà della vita è questa? Rimasticando amaramente queste cose, aveva fatto non molti passi dalla sede del giornale, e si era fermato in una piazzetta dove c’era una piccola ma fornita libreria a lui ben nota. Ora, davanti alla vetrina, sogguardava piuttosto distrattamente gli ultimi volumi usciti, sempre con quelle idee in testa. A un certo punto s’accorse che contemplava sempre più intento qualcosa che non erano davvero libri, bensì… l’ombra, l’immagine riflessa d’una snella, gradevole figura in abito bianco, proprio alle sue spalle; si voltò di scatto, ed ebbe un acuto trasalimento nel cuore, nelle fibre: era lei, “Lucietta!” “Lorenzo!” Come, come non dirle che senza quasi rendersene conto stava pensando proprio a lei; non era la prima volta che con la forza della mente sembrava averla evocata. Con dolce sorriso, lei gli andò incontro tendendo le braccia; lui non poté non fare altrettanto. Si abbracciarono, con veemenza, con passione, come rapiti, come sottratti di colpo al mondo. ” Cara, cara… ” sussurrava lui ” come ti ho attesa, e sei comparsa!…” “Lorenzo, mio amore, tu non sai, tu non sai quanto t’ho desiderato, cercato…” Seguendo l’impeto del sangue, Lorenzo cercò la bocca di lei, che si ritrasse appena, per poi riavvicinarsi e cedere a un rapido, caldo contatto. ” Che fai da queste parti, Lucietta? ” ” E tu, Lorenzo?…” ” Io, bazzico spesso da queste parti, c’è il giornale su cui scrivo, ed ero andato proprio là. ” ” Lo so, lo so… confesso; gironzolavo per di qua, con la speranza d’incontrarti ” ” Ti stavo pensando, quando sei comparsa ” ” Davvero? ” Lucietta appariva un po’ stanca e nervosa, nonostante l’intima gioia. “Come stai, stai bene? Sembri un po’ tesa…” Lei non disse niente. La prese sottobraccio ” Vieni, andiamo al bar qua vicino ” disse. Si sedettero a un tavolo fuori, e ordinarono delle bibite. Erano ora all’altro margine della piazza, e non lontano da loro, dalla parete d’un palazzo antico una piccola fontana scolpita emetteva un lene, mormorante zampillo. Si scioglievano le luci del giorno negli ultimi, tremuli riflessi, e un garrire di rondini si fondeva con il brusìo pacato all’intorno. Lorenzo la fissava, nei lineamenti e nelle pieghe del corpo, e la trovava sempre graziosa, fine, solo lievemente affaticata, stordita. ” Cos’hai, Lucietta? ” ” Avevo bisogno di te, caro, di confidarmi… ho cercato di non pensarti, di dimenticarti, di convincermi con le ragioni più ovvie… ma è stato inutile ” ” Dimmi tutto, ti prego ” ” Sono in crisi, Lorenzo, in una crisi terribile; ho sentito cadere, andare in pezzi tutto quello in cui finora avevo creduto…” Incoraggiata da Lorenzo, raccontò quel che le era accaduto, con voce ineguale, che tradiva la sua repressa emotività. Il centro di volontariato con cui aveva preso contatti, disse senza dilungarsi in particolari, da indizi sicuri risultava non essere altro che una base operativa per lo smistamento della droga proveniente da vari paesi orientali. Il camuffamento esteriore era quello d’un’opera caritativa, i cui proventi, destinati ai poveri, finivano nelle mani di certo apparato parapolitico che segretamente gestiva, con abbondanza di collusioni ed appoggi… Man mano che ella parlava Lorenzo aveva delle reazioni di sdegnata incredulità. “Questo non è che la riprova d’un’amara realtà: questi sporchi politici corrotti non sono che gli amministratori di se stessi, e gli amministratori fallimentari della migliore sostanza, spirituale e intellettuale, della nazione. Sii forte, cara, persevera, anche se dovrai soffrire; abbi sempre il coraggio di lottare per i tuoi ideali. ” Ella era lì stretta a lui, che assorbiva quasi le sue parole, dettate da affettuosa, profonda solidarietà; ne aveva bisogno. Sembrava a tratti scossa da un tremore; Lorenzo capì che non poteva lasciarla, che lei lo voleva vicino… E si ritrovò certo d’una cosa: quella donna forte e sensibile, eppure così amabilmente fragile nei suoi sentimenti, alla quale nell’ultimo periodo aveva pensato in maniera cosciente solo di sfuggita, ma che aveva portato sempre dentro di sé, nella mente e nel cuore, ora pervadeva interamente il suo essere. Quello che provava per lei non era paragonabile a nessun altro suo affetto, era strano e indefinibile, ma qualcosa di grande, di vasto, che non aveva mai conosciuto in vita. ” Ma guarda ” pensò per un attimo ” proprio ora che avevo ristabilito un’armonia con mia moglie ” Non ebbe tempo di soffermarsi su quel pensiero. Lucietta lo aveva preso sottobraccio, stringendolo con tenerezza, e lui seppe da quel momento che tutto era rimesso all’istinto di lei. ” Accompagnami a casa, ti prego ” Quante cose, diverse e solo in apparenza contrastanti, echeggiavano in quelle parole flebili. ( … )
CRITICA
Dalla prefazione di Francesco Sisinni
( … ) A fronte del piacere della vita estetica, la vita etica è la riaffermazione di quel dovere che è, anzitutto, accettazione del proprio compito, che è poi il senso più profondo della propria esistenza, nella costante tensione verso l’universale, compendiato nel kantiano imperativo morale. Ora, se lo stadio estetico appartiene all’amante, la vita etica è propria del coniuge. Ma vivere l’ordinarietà del matrimonio significa porsi nell’eccezionalità di una scelta di tutto il proprio essere e nell’adempimento di tutto il proprio compito. Il protagonista di questa storia ne è pienamente consapevole e perciò la sua vigilia conosce il tormento di quell’aut-aut che, se nel pensiero innerva la dialettica fra tesi e antitesi, nella realtà della vita è sofferenza di contrasti perenni fra l’essere e il dover essere, il reale e l’ideale, la contingenza e la trascendenza. ( … )
Francesco Sisinni
(Docente di filosofia, autore di numerosi studi etico-estetici,
già Direttore Generale del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali)
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“E’ già domani“ – (Fantasia giocosa-drammatica)
( … ) Una delle caratteristiche più evidenti del romanzo di Claudio Angelini Jero è la differenza di registro fra i dialoghi e il commento che li accompagna. Un grande pregio del romanzo è appunto nei dialoghi, nell’usualità del linguaggio, l’esigenza di una lingua parlata che non può ancora una volta non essere ricondotta al modello manzoniano.
La suddivisione della vicenda in “quadri” (così non a caso infatti sono chiamati i capitoli) e più in generale l’impostazione teatrale (che è una precisa scelta, come è dimostrato anche dal sottotitolo Fantasia giocosa-drammatica) bene contribuiscono a mettere in evidenza la funzione che svolge l’ironia nell’economia generale del racconto.
Al di là di ogni speranza nel risultato dello sforzo che l’uomo deve compiere per costruire una società migliore, è certo che a questo sforzo lo scrittore attribuisce una valenza religiosa, trascendente. Ciò che si afferma al di là di ogni dubbio è la fiducia in un complesso di valori immutabili in grado di trasformare a poco a poco il mondo, un complesso di valori che ogni epoca trasmette alle epoche successive, che appartengono a ciascuna epoca ma che vanno al di là di essa, che sono, appunto, come detto, di natura trascendente.
Non a caso a intitolare il romanzo sono state scelte le parole conclusive che il padre rivolge al figlio che deve nascere (“Tu modo nascenti puero casta fave Lucina“) e che sono un messaggio di speranza rivolto al futuro.
E’ già domani è la storia di una crisi coniugale, la storia della maturazione di un rapporto che acquista piena consapevolezza di sé proprio nel momento in cui viene messo in crisi.
E Francesco Sisinni, nella lucida e partecipe prefazione, opportunamente richiama Pascal e le ragioni del cuore che la ragione non conosce.
Forse, come dichiara lo stesso autore in un’intervista, il personaggio che gli è più caro perché meglio condensa i contenuti, gli intenti dell’opera, non è il protagonista Lorenzo ma Lucietta, la giovane che vive con lui un’appassionata ma difficile storia d’amore, portatrice di valori grandi e sinceri che coincidono in buona parte con quelli di lui. ( … )
Sabino Caronia da L’Osservatore Romano del 2-3 gennaio 2004
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Sul romanzo “E’ già domani“ di Claudio Angelini – Gangemi editore Roma 2003
“Certamente uno dei testi narrativi di più alta dignità letteraria pubblicati in Italia in questi ultimi anni… Alcuni dei suoi rari pregi sono: il chiaro senso dell’ambientazione storico-sociale che costituisce sfondo alla vicenda narrata, il cui fondamento è nella vasta cultura dell’autore, da anni esegeta di testi letterari e filosofici sull’ “Osservatore Romano” e riviste varie.
L’analisi psicologica finissima dei vari personaggi presentati, ognuno dei quali viene come enucleato dall’humus cui appartiene, cosa che suggestiona la fantasia del lettore ma contribuisce a una sua visione etica degli eventi che incalzano.
Il linguaggio, che senza dubbio tiene conto delle esperienze espressive acquisite dalla narrativa italiana ed europea nel secolo scorso, ma che offre di assolutamente originale la vivacità, spontaneità e naturale freschezza dei dialoghi che, come è noto, hanno rappresentato sempre un problema a parte, nel romanzo italiano.
Indimenticabile la scena in cui il protagonista Lorenzo, un intellettuale dibattuto fra dedizione a un ideale culturale e umano e mobile trama delle responsabilità familiari, incontra l’abate Jacopo. Costui è un ecclesiastico pratico, in prima linea nel campo degli aiuti agli immigrati, ma che ha la capacità di vedere a fondo nei segreti del cuore umano. Lorenzo si confida con lui…“
Giorgio Carpaneto (Critico letterario, scrittore, poeta)
Tutti i testi sono proprietà letteraria
© Claudio J. Angelini
… per informazioni: Claudio Angelini http://www.claudioangelini.it
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