22 Maggio 2010
Edoardo Sanguineti: oggi a Genova si sono tenuti i funerali del poeta e scrittore scomparso martedì all’età di 79 anni oggi. Niva Lorenzini, docente universitaria a Bologna e collaboratrice di Sanguineti, lo ricorda attraverso una sua lezione: “acrobata della parola che ha conquistato i nostri studenti soprattutto per l’umanità di professore, la disponibilità, i suo sorriso ironico, la sua disarmante umiltà”.
Tra gli amici presenti, Carlo Feltrinelli, Nanni Balestrini, Sergio Cofferati.

Sanguineti oltre che poeta (Postkarten – 1978, Stracciafoglio – 1980, Scartabello – 1981) scrisse anche per il teatro e la tv. Ricordiamo il capolavoro de Orlando Furioso, adattamento del poema di Ludovico Ariosto per la regia di Luca Ronconi, colossal televisivo ella durata di diverse ore; al cinema sceneggiò Non ho tempo (1973) di Ansano Giannarelli; la serie televisiva A grande richiesta (1981) per la regia di Leonardo Valente con Giorgio Albertazzi; nel 2007 scrive e recita i testi di Superglance di Ugo Nespolo.

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Edoardo Sanguineti
di Francesca Camponero il 21 maggio 2010

Voleva fare il ballerino, ma problemi fisici quando era ragazzo hanno fatto sì che la sua carriera prendesse una strada diversa, quella del “poeta più patetico del Novecento“, nel senso che il suo era un pathos del corpo, come lui stesso ironicamente affermava. Edoardo Sanguineti è mancato il 18 maggio scorso per un aneurisma presistente che improvvisamente ha ceduto; è stato un poeta, un autore di teatro, un critico, un narratore, un saggista che si è ritagliato un ruolo di primo piano nel panorama culturale italiano dell’ultimo mezzo secolo.
Il mondo della cultura lo ricorda con affetto e stima per quel suo modo di raccontare con lucidità e acutezza l’impossibilità del comunicare nella società dei consumi, nonché per quella sua capacità di confrontarsi con molti linguaggi delle contemporaneità con autoironia senza tralasciare affabilità e gentilezza verso tutti.
“Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ cosi‘” come dice la canzone di Paolo Conte, Sanguineti ha affascinato i suoi studenti di Torino, Salerno e Genova per quella capacità poetica e lessicale che lo ha reso unico. La sua critica eclettica è stata esercitata su un amplissimo spettro di autori e di epoche da Dante fino a Guido Gozzano, ma la sua passione era il teatro. Per questo ha composto varie drammaturgie poi messe in scena nei palcoscenici più prestigiosi d’Italia, così come è stato autore di libretti per musicisti contemporanei tra i quali anche Luciano Berio per cui scrisse un adattamento dell’Orlando Furioso, la cui regia è stata poi curata da Luca Ronconi. Del teatro Sanguineti prediligeva l’aspetto satirico e clowneristico e forse proprio il teatro è una delle chiavi per rileggere per intero la sua figura istrionica, acuta, dotta ma capace di graffio e piazzamenti intellettuali.
La sua città, Genova, da lui vista criticamente come “un microcosmo, un universo raccolto come in un modellino ristretto” lo piange accorata e lo ricorda come un uomo pacato, rassicurante, sempre attento, flemmatico nella sua eleganza quasi”borghese”, molto in contrasto con il suo essere profondamente comunista.
La sua intelligenza fervida, capace di ironia tagliente e provocatoria, ha contribuito a demolire e innovare al tempo stesso il dibattito sulla poesia italiana del’900. Con lui se ne va senza dubbio un alto protagonista della letteratura contemporanea.

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Addio a Edoardo Sanguineti

Lutto nel mondo della cultura: Edoardo Sanguineti, poeta, scrittore e critico genovese, è morto all’ospedale Villa Scassi, nel capoluogo ligure, all’età di 79 anni. Sanguineti era nato a Genova il 9 dicembre del 1930. Esponente di punta della neoavanguardie e del «Gruppo’63», Sanguineti era docente di letteratura italiana all’Università di Genova. Teorico di spicco del gruppo «Gruppo 63» che rivoluzionò la scena letteraria italiana nei primi anni ’60, Sanguineti è stato figura di letterato a 360 gradi, fuori e dentro il mondo accademico. Poeta, intellettuale, professore di letteratura all’Università di Torino, Salerno e Genova, autore di teatro, critico, saggista, la sua attività è continuata fino all’ultimo.
Nato a Genova nel 1930, Sanguineti avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 9 dicembre. Capofila della neoavanguardia poetica, partecipò alla raccolta collettiva di poesia I nuovissimi (1961) da dove approdò con un ruolo determinante e fondativo al Gruppo 63′. La sua poesia sperimentale – è stato detto – rappresenta la «dissoluzione» del linguaggio quotidiano, come dimostrazione dell’impossibilità del comunicare nella società dei consumi. Dal linguismo folgorante dei primi lavori e dalla bulimia senza razionalità di parole e immagini (Laborintus, Erotopaegnia, Triperuno), Sanguineti elaborò con il tempo un regime satirico e grottesco a cui non fu estraneo il realismo marxista e la psicoanalisi che grande influsso ebbero su di lui. Di questi fase sono Wirrwar, Postkarten, Stracciafoglio, Seggnalibro, Bisbidis, Senzatitolo, Per musica. La sua capacità critica si è applicata a Dante (interpretazione di Malebolge), al ‘900 (Tra liberty e crepuscolarismo, Guido Gozzano, Indagini e letture, Scribili). Sua la cura dell’antologia Poesia italiana del novecento. Molto attivo anche nella narrativa: da Capriccio italiano a Il gioco di Satyricon. Non ultima la sua passione per il teatro: K. E le altre cose, Faust.Un travestimento. Così come molte riduzioni teatrali tra cui quella dell’Orlando Furioso per il regista Ronconi

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Le mises del Teatro Stabile
in ricordo di Edoardo Sanguineti

La Rassegna di Drammaturgia Contemporanea dedicata al poeta genovese. Tre testi da Francia, Italia e Spagna in scena alla Corte e in replica a Bordighera e La Spezia. Al Duse, il saggio di fine anno degli allievi

Genova, 21 maggio 2010
di Luca Giarola

La quindicesima Rassegna di Drammaturgia Contemporanea del Teatro Stabile di Genova è dedicata a Edoardo Sanguineti. Non poteva essere altrimenti, a pochi giorni dalla morte del poeta. «Edoardo amava il teatro e per lui il rapporto con i giovani era vitale» spiega Carlo Repetti, direttore del Teatro Stabile: «era una persona da stimare non solo dal punto di vista intellettuale, ma anche da quello morale e civile. Ha collaborato molto con noi, dalla traduzione delle Baccanti negli anni Sessanta fino a quella per un testo shakespeariano della prossima stagione su cui aveva da poco iniziato a lavorare».
Quello spettacolo non andrà in scena, in compenso allo Stabile stanno già pensando di organizzare un evento in memoria di Sanguineti da inserire nel cartellone della stagione teatrale 2010/2011.
Intanto, ecco gli ultimi titoli di quest’anno. Come ormai da tradizione, a cavallo tra primavera e estate, la Rassegna di Drammaturgia Contemporanea porta al Teatro della Corte alcune tra le migliori produzioni contemporanee. «Il minore supporto del Ministero non ci ha permesso di mettere in scena cinque titoli come nel 2009» afferma Repetti. Quest’anno gli spettacoli, allestiti in forma di mises, sono tre, accomunati dal tema della violenza dell’uomo.
L’appuntamento è alla Piccola Corte (all’interno del teatro di Corte Lambruschini) dal 25 maggio al 12 giugno 2010. Poi, i tre spettacoli verranno replicati in giro per la Liguria: dal 25 al 27 giugno nei giardini della Chiesa Anglicana di Bordighera (IM); dal 28 al 30 giugno ai Giardini Allende della Spezia. L’ingresso è gratuito.
Il primo testo ad andare in scena è il francese Le Diable en Partage (Il diavolo in sorte), di Fabrice Melquiot, la storia di una famiglia serba durante la guerra in Bosnia: in parallelo sono raccontate le vicende del giovane disertore Lorko che scappa a Parigi e quelle del resto della famiglia, che rimane sola con la moglie musulmana di Lorko: una situazione che porterà a una terribile escalation di violenza. «Malquiot ha una drammaturgia molto libera» dice il regista Filippo Dini: «riesce a descrivere la guerra in maniera concreta e allo stesso tempo onirica».
Altra rappresentazione della violenza moderna, nella mise tutta italiana Corto Circuito di Piero Olivieri. «Un testo che coniuga l’elemento teatrale a quello cinematografico» commenta la regista Alessandra Schiavoni, «un po’ a metà strada tra Harold Pinter e Quentin Tarantino». La storia è quella di due ragazzi, Nicolai e Paul, che fanno una rapina in cui un poliziotto rimane ucciso. I due scappano, fino a quando il misterioso Lived offre loro una via di fuga. E qui la dimensione diventa metafisica: per capire la piega della storia, basta leggere alla rovescia il nome dell’ultimo personaggio.
La rassegna si chiude con un testo tedesco, Nordost (Nordest), di Torsten Buchsteiner. Al centro della storia, la tragedia dell’occupazione del Teatro Dubrovka di Mosca da parte di un gruppo di terroristi ceceni nel 2002, durante la messa in scena del musical Nordest. La mise parte dalla riapertura del teatro, quando tre donne, tutte vedove, si incontrano e scoprono che le loro storie, benché diverse, sono incrociate e accomunate dal dramma. «La grande lucidità di Buchsteiner», secondo il regista Andrea Battistini, «sta nel non prendere le parti di nessuno».
Con questi tre, i testi portati in scena in quindici anni di rassegna salgono a cinquanta. Per festeggiare il traguardo il Teatro Stabile ne riproporrà alcuni nella stagione 2010/2011. Come anticipa Carlo Repetti, «sei mises degli ultimi anni entreranno nel prossimo cartellone sottoforma di spettacoli a tutti gli effetti».
Concluse le repliche genovesi della Rassegna di Drammaturgia Contemporanea alla Piccola Corte, anche quest’anno si svolge il saggio di fine anno degli allievi del primo Corso di Qualificazione della Scuola di Recitazione dello Stabile. Dal 16 al 19 giugno, sempre ad ingresso gratuito, al Teatro Duse va in scena Le lagrime della vedova (The widow’s tears) dell’autore inglese George Chapman. «Questo testo è una novità assoluta per l’Italia» racconta la regista Anna Laura Messeri, direttrice della Scuola di Recitazione del Teatro Stabile, «e neppure in Inghilterra è più stato rappresentato dopo la chiusura dei teatri del 1640».

info: http://genova.mentelocale.it

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