(DIRE) San Marino, 6 giu – Sette su sessanta. Il partito perdente di questa tornata elettorale e’ quello trasversale delle donne, che si ritrova con tre seggi in meno rispetto alla scorsa legislatura, con appena l’11% di presenze. Di fatto, San Marino e’ in controtendenza con il resto del mondo e persino con l’Italia, dove la quota delle parlamentari nelle elezioni di aprile e’ aumentato del 5% in entrambe le Camere. Tra le poche fortunate sammarinesi, sono state riconfermate il Segretario di Stato Rosa Zafferani, unica donna eletta del Pdcs, Valeria Ciavatta, presidente di Ap, Francesca Michelotti e Vanessa Muratori, oggi sul fronte di Su, infine Monica Bollini (Spl) che ha strappato per una trentina di voti il seggio al collega Giuseppe Rossi. Gli unici due volti nuovi arrivano dal Partito dei Socialisti e dei Democratici, Denise Bronzetti e Nadia Ottaviani. “Sono molto dispiaciuta perche’ in Consiglio ho perso delle colleghe di spessore”, si rammarica il Segretario di Stato Zafferani. “Del resto queste sono state elezioni particolarmente competitive e il nostro Consiglio ha solo 60 rappresentanti, per questo, rispetto a Parlamenti piu’ ampi, e’ un soggetto facile ad oscillazioni percentuali”. Anche la new entry Bronzetti riconduce la caduta rosa al particolare clima elettorale:”In gara per la prima volta c’erano nove partiti, con piu’ di 300 candidati. Se in una situazione normale le donne potevano aver piu’ spazio all’interno del proprio gruppo, questa volta ha prevalso la filosofia del tirare acqua al proprio mulino”. Mentre Ciavatta e’ ancora piu’ categorica: “Le lotte interne tra le correnti dei partiti principali hanno fatto piazza pulita delle colleghe”.
Zafferani e Bronzetti concordano: una presenza piu’ forte delle donne nelle sedi decisionali, grazie alla sensibilita’ congenita su temi che vivono in prima persona, e’ un apporto necessario. In piu’, per Ciavatta, un numero cosi’ ristretto di donne in Consiglio rappresenta un problema internazionale, infatti “nelle riunioni interparlamentari la presenza di una delegazione femminile e’ obbligatoria”. Per rompere il soffitto di cristallo, le neoelette propongono soluzioni diverse, ma su un punto si trovano d’accordo: ogni forzatura deve essere bandita. “Non sono contraria a meccanismi che incrementino la presenza femminile in Consiglio”, spiega il consigliere Psd. “Ma al di la’ del sesso di appartenenza la differenza la fa la persona”. Per il presidente di Alleanza Popolare, invece, “le quote rosa e qualsiasi meccanismo che imponga la scelta di un candidato femminile sono inutili. Il problema e’ molto piu’ pratico. Basterebbe per esempio che i partiti, per quanto riguarda gli orari delle riunioni e la loro organizzazione, tenessero in considerazione le esigenze delle donne impegnate sul doppio fronte del lavoro e della famiglia”. L’ipotesi di una riforma elettorale che apra la strada alle quote rosa non convince nemmeno il Segretario di Stato: “La scelta degli elettori dipende dalla qualita’ del candidato. Non credo sia sufficiente presentare piu’ nomi femminili in lista. I partiti dovrebbero stimolare le donne non solo a candidarsi, ma a fare un percorso, a vivere la politica”.
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