di Fausta Genziana Le Piane
LO SGUARDO INCANTATO
Chi ancora non conosce Enrico Benaglia “guardi” e legga con attenzione il catalogo relativo alla mostra che si è svolta a Milano dal 23 Novembre 2004 al 15 Gennaio 2005 curato da Alida Maria Sessa: la copertina, i colori, la grafica, la qualità della carta, i quadri stessi tutto indica che si sta parlando di un pittore sensibile il cui raro gusto della raffinatezza, della bellezza e della leggerezza sono evidenti in tutta la sua produzione artistica.
Solo una vera poetessa quale è Alida Maria Sessa può così intimamente indagare il mondo di sogni ed emozioni e presentare un pittore-poeta come Benaglia: nell’introduzione la Sessa coglie con acutezza le caratteristiche -e le scruta con puntiglio- che decretano il successo di Benaglia in tutto il mondo: “appassionata osservazione dell’immaginario quotidiano”, “regolarità cromatica con cui negli ultimi anni i titoli ed i temi delle sue mostre sono saccheggiati dai creativi del marketing”, “tensione creativa”, “indiscutibile originalità di visione”, “arte pura, semplice, che sembra senza peso, fatta di niente come la guizzante figurina di carta” ecc.
Alida Maria Sessa si sofferma su alcuni quadri tra cui “L’altalena”, in cui grazie alla “zampata del poeta” uno strumento di gioia e stupore è trasformato in una metafora dell’estrema solitudine e fragilità umana, appena affrontiamo il mare aperto delle passioni”. Per allargare la metafora di Alida Sessa sull’altalena, si tenga presente che in tutta l’Asia sud-orientale, l’altalena è associata ai riti della fertilità e della fecondità, a causa del suo movimento di alternanza, ma è l’applicazione di un simbolismo cosmico più generale. Il movimento dell’altalena s’identifica con quello del respiro, del sole, con quello del fluttuare del tempo, ciclo quotidiano e stagionale. Il quadro restituisce un’immagina vitale, positiva, rafforzata dall’uso del colore rosso del vestito della bambina, unica macchia accesa nel dipinto, simbolo di vita, forza e potenza. “L’altalena è, per quanto riguarda i colori, costruito come “Il giardiniere innamorato, sfondo blu, macchia rossa della rosa.
A parte la pennellata di colore vivo, nel quadro si nota ciò che la Sessa ha indicato come la costante della pittura di Benaglia: la predilezione per le “variazioni sinfoniche di un unico tono” che è molto evidente anche per esempio nel quadro intitolato “Le stelle sono acerbe”.
Sulla tela domina il blu con sfumature di celeste e di viola più chiaro brillano verso il centro dell’albero, laddove ci sono le stelle, stelle che dovrebbero essere frutti e che sono acerbe. Tutt’intorno, il colore è più intenso e c’è del chiarore -del bianco- verso la linea dell’orizzonte oltre che nella macchia brillante dell’animale in corsa sotto la folta chioma dell’albero.
Il blu è il più immateriale dei colori, il più impalpabile, il più puro e nel caso della pittura di Benaglia alleggerisce le forme, le apre, le disfa. Entrare nel blu è come per Alice nel Paese delle meraviglie, passare dall’altra parte dello specchio. Cammino di sogno, di surrealtà proprio perché le stelle non sono mele e non possono essere acerbe…
Galleria Senato, Corso Garibaldi, 39 – Milano – Tel. 02.89.015.260
Fausta Genziana Le Piane
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