Intervento di Wanda Montanelli
CONVEGNO EUDONNA 20 MARZO 09
La donna italiana: dalla parità al rilancio dell’eterosessualità nelle dinamiche socio-culturali
Comincerei dal fatto che è un obiettivo difficile da perseguire, la cittadinanza femminile. La piena cittadinanza femminile. Non perché noi si sia incapaci ma per ché la società è strutturata con dei limiti all’evolversi del talento delle donne.
Il dubbio è che esista il talento femminile. Qualcuno si potrebbe domandare e io lo faccio provocatoriamente: Ma esiste il talento femminile?
In politica per esempio. Se ci si basa sui dati che emergono e che sono anche troppo ripetuti, quelli recentemente diffusi dal Parlamento Europeo l’Italia è, con appena il 16,7% di eurodeputate, al quart’ultimo posto per presenze politiche femminili a Strasburgo.
I dati internazionali dell’Unione Interparlamentare (Uip) sulle presenze femminili nei parlamenti dei singoli stati danno l’Italia mortificata al 68° posto, a distanza siderale dai ‘soliti’ Paesi scandinavi, mentre al 67° si collocano, ex-aequo, Uzbekistan e Tagikistan.
Sembrerebbero davvero incapaci le donne. Ma non è così perché di contro ogni volta che la competizione è libera e con regole chiare, (vedi i concorsi pubblici) le donne vincono in soprannumero rispetto agli uomini, salvo poi restare ferme a ruoli mediani senza mai arrivare alle alte dirigenze.
Allora cos’è l’elemento misterioso che le frena?
I famosi soffitti di cristallo, i muri di gomma, gli ostacoli insormontabili che cosa veramente sono?
Stiamo cercando di capire quanto siano i fattori culturali dell’esclusione femminile , la vera e propria apposizione delle donne in compartimenti stagni da cui non è dato uscire.
Ma chi mette in azione questi fattori?
E’ questo il difficile da dimostrare.
In nostro percorso evolutivo di donne deve anche giungere a dare queste risposte e possibilmente un nome e cognome all’ostacolo. Perché i fattori culturali sono sempre azionato da esseri umani, non certo da alieni, che hanno un nome e un cognome.
Per semplificare si dice spesso che per ogni donna che assume una posizione di potere un uomo si deve alzare dalla sua poltrona. Ma così e troppo semplice, anche perché accade pure che se l’uomo di potere non si alza, sulla sedia accanto alla sua predispone che un altro uomo si sieda. O se decide che debba essere una donna la garanzia che lo rassicura è che debba essere una sua propaggine, un’emissione di sé, proveniente dal suo habitat familiare amicale, sentimentale, ecc.
Tuttavia neppure questo spiega tutto, e noi vogliamo capire e sperimentare la materia fino in fondo.
In questo obiettivo entra lo sciopero della fame, Il Satyagraha gandiano, lotta non violenta per i diritti delle donne. In questo ci sta e ci vuole la citazione in giudizio di un presidente di partito (in una causa pilota) perché si contravviene ai dettami costituzionali, degli articoli 3, 2, 51 della Costituzione che già sessanta, sessanta anni fa (non ieri) hanno sancito il diritto alle Pari Opportunità tra uomo e donna.
Citazione in tribunale sostenuta da 170 testimoni e 9 dossier di documenti che è, e deve essere, un’occasione di analisi sociale e politica perché finalmente si fotografa (nella descrizione nel testo di 95 pagine di circostanze date e di conseguenze non maturate così come avviene per gli uomini ) la materia sconosciuta di cui si parla. Si dimostra che cosa è, in che consiste il “muro di gomma” che ostacola il progresso femminile.
Questo a noi donne interessa, noi impegnate nel sociale, nella politica, nelle agenzie educative perché altrimenti che cosa insegniamo ai nostri figli? Che siamo in una democrazia zoppa? E poi alle domande che ne derivano che cosa rispondiamo?
Se vi dico:
Madoff, il re delle frodi che ha derubato almeno tre milioni di persone per circa 50 miliardi di dollari, o quelli dell’imprenditore nipponico, Kazutsugi Nami, arrestato a Tokyo con l’accusa di aver truffato 37mila persone per 126 miliardi, oltre Robert Allen Stanford finanziere texano accusato di aver messo in piedi un imbroglio da otto miliardi di dollari; Charles Ponzi e Richard S. Piccoli che derubavano i risparmi di religiosi New York
Se vi dico: stalker, o stalking: pensate a una donna o un uomo?.
Se vi dico che la Casta di cui tanti si parla e si scrive Libri, pubblicazioni articoli, interviste talk show, è un bubbone sociale all’interno del quale vi sono uomini: Si tratta di finanzieri, amministratori, uomini di potere istituzionale e politico, Imprenditori.
Allora la domanda e: esiste una dimensione femminile che esclude la corruzione?
Siccome non emergono a livello nazionale, ma nemmeno a livello europeo o mondiale notizie di donne governatrici, amministratrici pubbliche, parlamentari che si siano mai trovate in situazioni di corruzione, questo presume che le donne siano meno corruttibili ovvero che esiste una moralità femminile migliore e diversa da quella degli uomini?
Nei paesi scandinavi le donne governano, governano bene e non si sentono notizie di corruzione, come non si sentono in tutti i posti del mondo dove le donne sono al potere. Ma anche al comando imprenditoriale perché sembra che in questo disastro globalizzato se qualcosa si salva è nelle imprese affidate a donne.
Allora ripeto, prima era una domanda adesso una proposta:
Sarà il caso di affidarsi ad una diversa moralità femminile?
Non dovete neanche lontanamente immaginare che si attacchi il valore del maschile quando è sano e non entra nel campo della prevaricazione. Siamo felici di lavorare a fianco di uomini di qualità, ma appunto a fianco. L’equilibrio è in ognuno nelle proprie prerogative. Parlo di assenza di complessi. Reciproca.
L’antropologia, la sociologia, la psicanalisi entrano in tutti i comportamenti occlusivi dei diritti delle donne. Andrew Samuels, analista junghiano nel suo testo d’analisi (ampio oggetto di dibattito e di successive pubblicazioni) recita alla lettera che “il problema non è quello di far diventare donne gli uomini o di trasferire aristofanescamente il potere nelle mani delle donne. Il problema è quello di far diventare «umana» la società; una società nuova quale premio da conseguire grazie alla più profonda rivoluzione verificatasi nel corso della storia umana: l’emergere della donna come soggetto nella vita pubblica. Un tesoro che non ha prezzo, se riusciamo a conseguirlo.
Così come non ha prezzo il lavoro che si svolge da donne in molta parte dell’avanzare sociale. Egregio lavoro quando ci permettono di conseguirlo. Anche Innovativo e sperimentale.
Come il percorso sperimentale di teatro sociale che, nelle scuole di cui mi occupo, vede lavorare, insieme insegnanti, genitori degli alunni, nel rispetto dei diversi ruoli che concorrono a rendere ammirevole l’agenzia educativa scolastica. I primi a beneficiare di questo clima sono i bambini.
Ringrazio perciò la Compagnia “One” del Teatro sociale Teatrando, la regista Silvia Puglielli e il Presidente Toti Vitale, che sono con tutta la compagnia Insegnanti-genitorio che stanno lavorando ad un progetto di notevole appeal spettacolare per l’estate romana.
Ci sono donne, molte anche tra noi qui presenti, che non si arrendono all’inconcluso. Vogliamo davvero arrivare agli obiettivi. Per questo siamo qui. Per questo Giovanna Sorbelli nel suo sogno politico, che è il nostro, il vostro ognuno a suo modo, persistono senza conoscere resa.
Ricordo ogni tanto Giovanni Arpino e la sua citazione in cui riconosco i caratteri di molte di noi:
Dice nella “Sposa segreta”:
“Esistono persone che vivono sognando seminagioni vittoriose, e ignorano la tegola cascatagli in testa, e sono queste le anime che muovono il mondo”. La frase è dedicata a voi tutte.
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