Papa Ratzinger non si smentisce fino alla fine. Un po’ per timidezza e un po’ per l’estremo rigore che da sempre ha contraddistinto il suo modo d’essere, il papa-filosofo neanche ieri si è perso in inutili fronzoli. Durante il rito delle Ceneri ha infatti lasciato ben poco spazio ai tantissimi fedeli e ai cardinali che con le lacrime agli occhi avrebbero voluto omaggiarlo con un lunghissimo applauso. Dopo pochi secondi li ha interrotti abbastanza bruscamente (come notato anche dal TG di La7) ammonendo: “Atesso torniamo a precare!”
Una nota “di colore”, la mia, che però non deve farci dimenticare quale doloroso travaglio stiano attraversando in questo momento i fedeli e lo stesso Pontefice, sebbene non dia troppo a vederlo. Il ministero pontificio è un incarico pesantissimo, a volte le persone “meno strutturate” neanche riescono a rendersene ben conto. I più superficiali possono pensare che fare il Papa significhi viaggiare in limousine, cenare con filetto e apparire sui giornali. In realtà è un incarico gravosissimo. Se ne può percepire appena la portata, ad esempio, attraverso quella drammatica scena del film Habemus Papam, di Nanni Moretti, in cui la telecamera indugia sui volti dei cardinali riuniti in Conclave scorgendo negli occhi di ognuno di loro quasi il “terrore” di poter essere eletto al soglio pontificio. Diceva papa Giovanni XXIII: “Mi accade spesso di svegliarmi di notte e cominciare a pensare a una serie di gravi problemi e decidere di parlarne col Papa. Poi mi sveglio completamente e mi ricordo che io sono il Papa!”
14 febbraio 2013, Wanda Montanelli
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