di Nirmala Carvalho
Nel Madhya Pradesh un gruppo di estremisti ha attaccato un gruppo di cristiani: tre uomini sono stati feriti in maniera grave. La polizia, invece di aprire un’inchiesta, li ha arrestati.
da AsiaNews
Khargone (AsiaNews) – Un gruppo di fanatici hindutva ha attaccato e successivamente sequestrato per un giorno intero cinque cristiani, due donne e tre uomini: le donne sono state violentate mentre gli uomini sono stati gravemente feriti con armi da fuoco. L’attacco è avvenuto alle dieci di sera del 28 maggio scorso nel villaggio di Nadia, Stato centrale del Madhya Pradesh. Le due donne, Baishi Pokharia e Rekha Gyarsiya, sono state in grado di identificare gli assalitori, che rispondono ai nomi di Lulla, Nandla, Kalu, Rewal Singh e Sakaram: vengono tutti dal loro stesso villaggio.
La mattina del giorno dopo, inoltre, i leader locali del Bharatiya Janata Party [Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazional-fondamentalista ndr], si sono presentati all’ufficio di pubblica sicurezza del distretto per presentare una denuncia contro presunte “conversioni di massa al cristianesimo” avvenute nella zona ad opera di missionari cristiani giunti dallo Stato confinante del Maharashtra.
Sebbene la denuncia non nominasse alcun religioso, conteneva come “prove” i nomi dei cinque attaccati la sera prima. I cinque, rilasciati dai fanatici indù, si sono presentati alla stazione di polizia di Bhagwanpura per presentare una denuncia, ma sono stati arrestati dall’ispettore Thakur: al momento si trovano in carcere. Solo dopo diverse telefonate alla polizia da parte della signora Indira Iyengar, membro della Commissione statale per le minoranze, l’ispettore Thakur ha accettato di aprire un’inchiesta.
L’ultima volta che sono state sentite, le due donne stavano per essere sottoposte a degli accertamenti medici.
Sempre il 28 maggio, un cristiano di Suklia Kunda, villaggio nei pressi di Nadia, è stato trascinato fuori dalla sua casa e picchiato “perché di fede cristiana”. Anche lui si è rivolto alla polizia per chiedere giustizia.
“Condanniamo le violenze contro le donne di Nadia – dice ad AsiaNews padre Babu Jospeh, portavoce della Conferenza episcopale indiana – ma ancora più riprovevole è il comportamento dell’ispettore Thakur, che si è rifiutato di aprire un’inchiesta su questo orribile incidente”. “E’ molto strano – aggiunge – e va contro ogni logica il fatto che le persone debbano pagare perché professano una particolare religione e che le agenzie che dovrebbero sostenere la legalità rimangano invece muti testimoni di tali atti inumani da parte di pochi sicari”. “Chiediamo con forza al governo – conclude – di intervenire immediatamente per fermare i colpevoli, così da mantenere legge ed ordine nell’area e fare in modo che i cittadini che rispettano il diritto possano vivere senza paura né ansia”.
John Dayal, presidente dell’All India Catholic Union [la più grande associazione di laici cattolici del Paese ndr], commenta: “Questo orribile episodio può essere letto sia come azione di intolleranza religiosa da parte dei fondamentalisti nazionalisti sia come un attacco alla parte più vulnerabile della nostra società, le donne”.
”Come già sappiamo – spiega ad AsiaNews – ogni 30 minuti una donna indiana viene violentata, mentre ogni 75 minuti una viene uccisa, di solito bruciata, perché non ha una dote abbastanza grande per sposarsi”. “Secondo i dati dell’Ufficio nazionale crimini della Pubblica sicurezza – aggiunge – sono aumentati anche le violenze contro i bambini, di circa un quarto rispetto al numero totale annuo. I feticidi femminili, inoltre, sono cresciuti del 50 %”.
“La mia città, Delhi – racconta – è il posto meno sicuro per una donna: qui avviene circa un terzo degli stupri totali. Alcune di queste donne sono cristiane, per la maggior parte tribali dello Jharkhand, Orissa e del Chattisgarh, che lavorano come donne di servizio nelle metropoli: questi non sono però casi di violenza religiosa”.
“Quello del Madhya Pradesh – sottolinea – è un caso molto differente e ricorda quello della violenza sessuale contro le suore di Jhabua, avvenuto anni fa. Come ho detto più volte al governo centrale, sembrano esserci un sistema amministrativo ed una legislazione parallela negli Stati governati dal Bjp, che non ha rispetto per la libertà religiosa. Questi sono anche lenti nel registrare le accuse di fatti che vengono portati alla loro attenzione”.
“L’ordine pubblico – conclude – è materia di competenza statale: il governo centrale non può intervenire senza che vi siano casi di violenza di massa. Stiamo cercando la maggior assistenza legale possibile per vedere quante questioni relative alla libertà religiosa divengono violenza contro le minoranze, per poter richiedere un intervento centrale”.
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