Le prove estreme come le maratone di 24 ore, mettono a repentaglio il fisico umano: i batteri intestinali arrivano nel sangue causando intossicazione e intaccando il sistema immunitario. Unica arma il giusto allenamento.
Maratoneta al traguardo della Milano City Marathon del 2008
Cosa accade al fisico di chi si sottopone a prove sportive estreme, cercando di superare i propri limiti grazie al duro allenamento di corpo e mente? Secondo uno studio medico su un gruppo di maratoneti impegnati in una 24 ore di corsa, vi è un forte rischio che il sangue si avveleni: i batteri intestinali sviluppati durante lo sforzo intenso infatti si disperderebbero nel sistema sanguigno causando una intossicazione pari a quella di chi si ammala di setticemia, a sua volta una malattia sistemica che ha un tasso di mortalità più alto di infarti e ictus.
I maratoneti estremi
I ricercatori della Monash University a Melbourne, Australia, hanno studiato un campione di sportivi considerati “estremi”: partecipavano a prove come la maratona di 24 ore, o eventi sportivi basati sulla resistenza che prevedevano più giorni di sforzo intenso consecutivi (si pensi per esempio agli atleti che corrono i “giri” ciclistici o che svolgono prove come il triathlon e il pentathlon o il famoso Iron man). Questi corridori e atleti sono altamente preparati e allenati: nonostante ciò i loro livelli di intossicazione del sangue cambiano drasticamente se misurati prima e dopo la prova fisica. I loro campioni di sangue presi a inizio e fine gara, comparati con quelli di un gruppo di controllo formato da altrettanti atleti e non atleti a riposo, hanno provato come l’esercizio estremo praticato per lungo tempo causi importanti cambiamenti nella parete intestinale. Qui le endotossine, batteri naturalmente presenti nell’intestino, trovano la via per arrivare nel sangue e vi sono causa di episodi infiammatori, andando a intaccare il sistema immunitario.
L’infiammazione cambia a seconda dell’allenamento
Le reazioni cambiano però a seconda del sistema immunitario dell’atleta ma soprattutto se questo si è allenato costantemente o meno. Nel primo caso – un uomo o una donna abituati alla fatica estrema che sono arrivati alla gara con un forte allenamento alle spalle – l’atleta sviluppa naturalmente una risposta a questa intossicazione del sangue da parte del suo sistema immunitario: gli alti livelli di endotossine non preoccupano dunque il suo stato di salute, nonostante la loro presenza. Nel secondo caso – ovvero un atleta non sufficientemente preparato allo sforzo estremo – così come nel caso di calore molto forte, la risposta del sistema immunitario potrebbe invece portare a casi gradi di infiammazione e di setticemia, talvolta mortali se non vengono diagnosticati e trattati immediatamente.
L’importanza della giusta preparazione
Lo studio australiano, pubblicato nel magazine scientifico International Journal of Sports Medicine, pone l’attenzione sull’importanza della giusta preparazione prima di un evento sportivo, soprattutto se questo mette a dura prova il fisico e la capacità di resistenza alla fatica. Chi decide di partecipare a eventi sportivi di questo calibro è obbligato a un checkup medico preventivo e soprattutto è fortemente invitato a studiare un programma di allenamento che non solo prepari forza, potenza e resistenza fisica, ma che alleni a gestire lo stress e gli imprevisti tipici della gara. E questi consigli, sottolineano i ricercatori australiani, sono validi per qualsivoglia prova sportiva che superi le 4 ore continuative di attività ad alto impatto. (18 giugno 2015, di Eva Perasso)
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