Il viceministro Guerra sconfessa con una lettera di demerito i tre volumi dell’Unar: «Non sono stata informata»
ROMA – Scoppia la polemica su Biancaneve & Co. La notizia dei tre opuscoli che – con tanto di loghi istituzionali -sconsigliano ai maestri di leggere in classe le fiabe perché tendono a promuovere il solo modello di famiglia tradizionale, ha suscitato la reazione delle Pari Opportunità. Il viceministro, Maria Cecilia Guerra, ha sconfessato l’iniziativa e inviato una formale nota di demerito a Marco De Giorgi, il direttore dell’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) che ha diffuso nelle scuole di quei volumi . «L’educazione alla diversità è e resta cruciale ma quel materiale didattico è stato realizzato senza che io ne fossi informata e senza alcun accordo con il Miur»spiega Guerra . Ma contro il viceministro e il quotidiano Avvenire che per primo ha parlato del caso, si scagliano ora le associazioni Lgbt.
IL KIT DELLA DISCORDIA – I tre volumi fanno parte del kit «Educare alla diversità» realizzato «dall’Istituto Beck, sulla base di un contratto con l’Unar che risale al dicembre 2012, ben prima che io esercitassi la delega alle Pari opportunità» afferma Guerra. È stata l’Unar, spiega ancora il viceministro, ad autorizzare la diffusione di questo materiale (con il logo della Presidenza del Consiglio – Dipartimento pari opportunità) prima solo sul sito dell’Istituto Beck e poi, in maniera più ampia lo scorso 4 febbraio. E questo, sottolinea Guerra , «senza che il direttore De Giorgi, me ne desse alcuna informazione, né che io fossi a conoscenza degli esiti della ricerca,di cui del resto ignoravo addirittura l’esistenza».
ATTENZIONE AI CONTENUTI – Per questo, Guerra ha inviato una formale nota di demerito a De Giorgi . «Una materia sensibile come quella dell’educazione alla diversità richiede particolare attenzione ai contenuti e al linguaggio. Questa attenzione, quando si parla a nome delle istituzioni, ricade nella responsabilità delle autorità politiche, che devono però essere emesse nella condizione di esercitarla. Non è inoltre accettabile che materiale didattico su questi argomenti sia diffuso fra gli insegnanti da un ufficio delle Pari Opportunità senza alcun accordo con il Miur» aggiunge. «Sono convinta – conclude Guerra – che l’educazione alle diversità sia cruciale. La finalità non deve mai essere quella di imporre un punto di vista o una visione unilaterale del mondo, quanto piuttosto sollecitare nei giovani il rispetto di ogni specificità e identità».
IL MIUR – Piccata anche la reazione del Miur, tirato in ballo per la diffusione degli opuscoli agli insegnanti. «Il fatto che gli opuscoli sulla diversità siano stati redatti dall’Unar e diffusi nelle scuole senza l’approvazione del Dipartimento Pari Opportunità da cui dipende, e senza che il ministero dell’Istruzione ne sapesse niente, è una cosa grave, chi dirige Unar ne tragga le conseguenze» afferma Gabriele Toccafondi, Sottosegretario al ministero dell’Istruzione. «L’Unar – prosegue Toccafondi – sembra voler imporre un’impronta culturale a senso unico destando preoccupazione e confusione su tutto il sistema educativo».
REAZIONI – La «bacchettata» del viceministro Guerra suscita l’immediata reazione delle associazioni Lgbt che difendono a spada tratta il progetto didattico e parlano di «vergognosa censura sull’educazione alla diversità», di «dichiarazioni sorprendenti e totalmente inaspettate», di «squalifica in maniera pericolosa» dell’intervento formativo. «Quegli strumenti didattici, opzionali e mai imposti, servono a dotare il corpo docente (non gli alunni) di una competenza su temi che ancora oggi è difficile incontrare nei percorsi formativi. Instillare il dubbio sulla qualità di quelle pubblicazioni senza entrare nel merito dei contenuti significa porre un ostacolo enorme sulla strada dell’educazione alle diversità» spiegano Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno e M.i.t.. «Siamo a fianco di Alessio De Giorgi, che da anni all’interno dell’Unar, porta avanti un lavoro di analisi che è punto di riferimento per tutte le vittime che l’omofobia continua a mietere in Italia a causa di una politica irresponsabile» afferma Imma Battaglia, presidente onorario Di’Gay Project.
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