di suor Carolina Iavazzo
Bovalino, 17/04/2007 di Emanuela Ientile
“Figli del vento – padre Puglisi e i ragazzi del Brancaccio” è il titolo del libro scritto da Suor Carolina Iavazzo, stretta collaboratrice, del sacerdote di Palermo assassinato dalla mafia il 15 settembre 1993, nel giorno del suo compleanno. Da quella data tanto è stato detto e scritto, oggi a 14 anni dalla tragica scomparsa di padre Pino Puglisi, Suor Carolina, che da qualche anno vive ed opera nella Locride, ha sentito che è giunto il momento di raccontare in prima persona l’esperienza di solidarietà e carità prestata accanto al sacerdote ucciso dalla mafia, presso il centro “Padre Nostro” che don Pino aveva fondato al “Brancaccio”, il quartiere più povero e degradato di Palermo. Suor Carolina ha fondato nella frazione “Bosco Sant’Ippolito” di Bovalino (RC), un centro di accoglienza per i giovani intitolato proprio alla memoria di don Puglisi. “Dopo il periodo trascorso al Brancaccio – ci racconta la religiosa – sono stata per un pò di tempo a Ragusa, poi ho accolto l’invito di mons. Bregantini, che avevo conosciuto a Crotone quando entrambi operavamo lì, di venire nella Locride. Giunta qui ho capito che dovevo restare, che qui c’era bisogno di me, Dio mi ha dato la
possibilità di continuare l’opera di padre Pino e di mettere in pratica ancora una volta quello che lui mi ha insegnato, non potevo rifiutare sarebbe stato come tradire la sua memoria”. Il messaggio d’amore e di solidarietà di padre Pino, che Suor Carolina trasmette quotidia- namente -e che ora è possibile raccogliere leggendo le pagine del suo libro, la cui prefazione è a cura del vescovo di Locri-Gerace mons. Giancarlo Maria Bregantini- continua nella Locride. Una zona, quest’ultima, che, come il Brancaccio di Palermo, più volte è stata sconvolta da lutti e da episodi drammatici causati dalla mafia. Scorrendo le pagine de “I figli del vento” si comprende come Suor Carolina porti nel cuore il suo “Brancaccio”, un luogo che- oltre Palermo– è possibile riconoscere ovunque ci sia bisogno di amore, di sostegno umano, di carità; ovunque si debba scendere per strada, lottare contro soprusi ed ingiustizie, andare avanti tra mille difficoltà. Un luogo dove i figli del vento, sono i figli di tutti noi che, come Suor Carolina descrive nel libro: “vanno soli, indifesi, abbandonati, sembrano forti, boss in miniatura, ma sono vulnerabili, si stupiscono davanti al mare o davanti ad una favola, vivono modellati dagli altri che li vogliono “così”, ma che di quel “così” hanno solo la scorza, dentro possiedono tanta voglia di vivere”. I volti dei ragazzi di strada, descritti da Suor Carolina con l’immediatezza di un dipinto, le loro storie personali e familiari, i ricordi, anche quello più triste e drammatico del giorno dell’omicidio di padre Puglisi, emergono dalle pagine di questo libro che non è solo narrazione di carità evangelica e solidarietà sociale, ma anche un “vademecum” educativo che offre una grande testimonianza di fede, di amore cristiano: “l’amore in padre Puglisi non era pietismo, non è mai stato moralista, era un amore aperto, libero” racconta Suor Carolina, “oggi il mondo per credere, per crescere, per risollevarsi dalle sue ferite, spesso profonde, ha bisogno di uomini come padre Puglisi: capaci di tradurre la storia di Dio nella storia degli uomini”. Un libro che racconta un’esperienza di vita: come in un flash-back cinematografico ripercorre le tappe a ritroso: dall’incontro con padre Pino e con le realtà del “Brancaccio”, quelle negative della malavita e dell’abbandono e quelle positive del centro “Padre Nostro” e del Comitato Intercondominiale, esempi di solidarietà e impegno civile, alla vocazione religiosa, la storia di “una semplice goccia d’acqua giunta nel momento opportuno, al posto giusto”, come Suor Carolina stessa si autodefinisce. Un libro che insegna a non aver paura delle prove, anche di quelle più dure: “Fortunato chi potrà leggere questo libro per farne speranza” – scrive mons. Bregantini nella prefazione. “Dentro le cose difficili, dentro le ferite, continua, perché tutte, le mie, le tue, quelle del Sud come quelle dell’opulento ed egoistico Nord… tutte si trasformino in feritoie di grazia”. Suor Carolina racconta nel libro anche episodi della sua vita e della sua crescita: da ragazza voleva girare il mondo e fare la giornalista, allora – certamente – non sapeva che il suo articolo più bello l’avrebbe scritto nel cuore degli uomini!
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