“Averla è facile. Chiedimi come”. Non bastassero i cartelloni pubblicitari giganti con le donne usate come oggetti, ora anche delle spille, fatte indossare alle commesse della Rinascente di Firenze, hanno portato nuovamente alla ribalta il tema del sessismo e dell’immagine degradata della donna nel nostro paese. La spilla è stata fatta indossare a tutte le commesse della Rinascente in Italia, ma a Firenze si sono registrate polemiche a causa delle battute a doppio senso da parte di alcuni clienti, spesso pesanti, di cui sono rimaste vittime le ragazze.
La spilla ovviamente viene appuntata sul seno, e la combinazione tra la frase, che non brilla certo di buon gusto, e una delle parti anatomiche più amate dai maschietti di tutto il pianeta, ha provocato nel capoluogo toscano ammiccamenti e battutine ai danni delle commesse, generando reazioni indignate che sono giunte perfino da esponenti della classe politica. È la la presidente della commissione Pari opportunità Maria Federica Giuliani del Partito Democratico a chiedersi se codesta spilla sia o meno lesiva della dignità femminile, dopo che è giunta notizia di una commessa che si è ribellata e non ha più indossato il cartellino, stanca di apprezzamenti volgari e sopra le righe.
Anche la responsabile regionale di Futuro e Libertà per le Pari opportunità, Bianca Maria Giocoli, si schiera contro la spilla della discordia: “Bene ha fatto la presidente della Commissione pari opportunità Giuliani a intervenire sulla vicenda della card della Rinascente. Noi stiamo dalla parte delle commesse che non possono e non debbono subire questa imposizione ai limiti del mobbing sessuale. Ci domandiamo cosa ne pensino in altre città. Invitiamo i vertici dell’azienda a cambiare la campagna pubblicitaria”. E Ornella De Zordo e Francesca Conti, capogruppo e consigliera Pari Opportunità della lista civica per Unaltracittà, rincarano la dose: “Come se ci fosse bisogno, in un Paese culturalmente così arretrato di contrabbandare allusioni sessuali per complimento, di uno spunto in più per provocare atteggiamenti pesanti e maschilisti”. La responsabile marketing della catena milanese di grandi magazzini si dichiara stupita del clamore, affermando che in nessun’altra parte della città si sono registrate polemiche. Ma nel paese del Bunga Bunga questi geni del marketing non sanno trovare altre forme di comunicazione che non trascendano sempre e solo nell’allusione sessuale?
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