Se è vero che morendo,
si riconsegna l’anima a Qualcuno,
la mia sarà vestita da Arlecchino.
La coprirò di amori colorati,
spicchi di cuore scuciti e rammendati,
gerani rossi, amori stagionali,
romanzati per noia e fantasia;
alcuni a buon mercato,
in offerta speciale,
su qualche bancarella dell’usato,
ovunque si trovasse il sale della vita.
Io li ricucirò ad uno ad uno
e li unirò in toppe variegate
dal disegno impreciso, artigianale,
di bassa sartoria:
brandelli preziosissimi firmati “nostalgia”.
Fra onda e onda, senza timone mai,
lo sguardo disattento,
affidavo l’Amore ai capricci del vento.
Di volta in volta,
nei pressi di un approdo,
una irrequieta brezza, senza sonno,
si alzava all’improvviso
beffeggiando il destino, pretenzioso
di voler dare al mio libero andare
un percorso preciso già deciso.
Se è vero che, morendo,
si riconsegna l’anima a Qualcuno,
sopra l’anima mia
io vorrò il rosso della mia follia,
il verde intenso della prateria,
il pervinca del fiore scolorito
che bacia il rosa antico
d’una vecchia poesia.
E sull’anima ancora
vorrò sentire il bianco dell’aurora,
così accecante,
da fare impallidire il viola dei miei guai,
il nero delle notti che non mi consolai.
Se è vero che, morendo,
si riconsegna l’anima a Qualcuno,
forse, in quell’occasione,
permetterò a Qualcuno
di mettere le mani sul timone.
No… meglio di no! Io mi conosco…
Se ai confini del vento
io risentissi l’adorata brezza
morire lentamente,
in quell’onda caparbia,
caparbiamente anch’io naufragherei
per non toccare sponda.
Se è vero che, morendo,
si riconsegna l’anima a Qualcuno,
la mia sarà vestita da Arlecchino.
Nooooo?… Io dico si!… E così sia…!
Gabriella Quattrini
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