La commissione che cura la “purezza” della lingua francese ha dettato una nuova regola
Si tratta solo dell’ultima battaglia contro i termini inglesi tipici di tecnologia e informatica
16:17 – “Come dite in italiano….?” Questa la frase che ripeteva come un ritornello Carla Bruni nella fortunata imitazione di Fiorello. Ma si tratta di una domanda che i francesi dovrebbero porsi spesso visto che insistono nell’usare termini che in tutto il resto del mondo vengono presi in prestito dall’inglese. L’ultima trovata in salsa nazionalista riguarda Twitter: sarà vietata la parola “hashtag”, sostituita dalla perifrasi “mot-dièse”.
A deciderlo la Commissione generale per la terminologia e i neologismi con un annuncio sulla Gazzetta Ufficiale: bisogna francesizzare anche il termine che indica il cancelletto, il simbolo che introduce gli argomenti sul social network cinguettante.
In Francia del resto non ci sono computer, ma ordinateurs, il mouse è una specie estinta in favore del souris e il comune schermo LCD si è trasformato in écran à double affichage. Il tablet è diventato tablette tactile perché con il tatto, appunto, si comanda il monitor, pardon, l’écran.
I nipoti di François Villon, Molière, Flaubert e Baudelaire hanno una vera e propria ossessione per la loro lingua e non ne vogliono sapere di involgarirla prendendo in prestito termini made in Usa. Anche quando le parole da rubare all’inglese sono quella dell’informatica e della tecnologia. Per cui il backup diventa secours, il tasto like di Facebook si traduce in J’aime, l’homepage di un sito è l’accueil, il tag è balise e la email subisce una metamorfosi completa in courrier o message électronique.
Stesso destino quello riservato all’editoria digitale: l’ebook a Parigi si chiamerà soltanto livre numérique e il lettore per sfogliarlo sarà liseuse. Il notebook non troverà asilo, se non tradotto come bloc-notes électronique.
Ma l’nformatica non è il solo terreno di scontro tra la lingua degli antichi Galli e gli inglesi. L’auto in car sharing per i francesi è il véhicule partagé, il brainstorming è un remue-méninges (letteralmente, spremitura di meningi), un’azienda start-up è una jeune pousse e un network è una réseau.
Unica parola che i francesi salvano è internet. Anche i cugini d’oltralpe davanti al web si arrendono e parlano come il resto del mondo, parbleu (perbacco)!
Giuliana Grimaldi
http://www.tgcom24.mediaset.it
Mai dire Facebook e Twitter in Francia
L’ente che vigila su radio e TV non vuole che si pronuncino i marchi dei due social network in onda: penalizza la concorrenza.
Il Conseil Supérieur de l’Audiovisuel (CSA) è un’istituzione che dal 1989 si occupa di regolamentare e controllare le comunicazioni su radio e televisioni in Francia, e da qualche giorno ha deciso che nelle trasmissioni non si possono più pronunciare le parole “Facebook” e “Twitter”. Secondo il Consiglio, utilizzare questi termini nel corso dei programmi radio e TV equivale a fare pubblicità ai loro marchi, a scapito della concorrenza. Tra i vari compiti del Consiglio, c’è quello di verificare che le emittenti televisive rispettino i regolamenti sulla pubblicità e non promuovano prodotti e servizi al di fuori degli spazi concessi dalle leggi, favorendo magari alcuni marchi rispetto ad altri.
Parole come “Facebook” e “Twitter” possono essere utilizzate solamente se sono direttamente legate a una notizia, mentre non possono essere pronunciate per promuovere contenuti o particolari attività dell’emittente online. Questo significa che un giornalista potrà usare queste parole nel proprio servizio se si sta occupando di un fenomeno legato ai due social network, o a un episodio di cronaca, mentre un conduttore non potrà pronunciare frasi come «Iscrivetevi alla nostra pagina su Facebook» o «Seguite i nostri ultimi aggiornamenti su Twitter».
Secondo Christine Kelly, portavoce del CSA, i riferimenti espliciti a Facebook e Twitter dimostrano una chiara preferenza per questi due social network a scapito degli altri.
Viene espressa la preferenza per Facebook, che vale diversi miliardi di dollari, quando ci sono molti altri social network che faticano per avere visibilità. Questo si può tradurre in una distorsione della concorrenza. Se consentiamo che Facebook e Twitter siano nominati in onda, si potrebbe aprire un vaso di Pandora con gli altri social network che chiederebbero «Perché noi no?».
La risposta è probabilmente data dal numero di iscritti ai due servizi. Facebook e Twitter raccolgono centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, numeri non confrontabili con quelli di qualsiasi altro social network che svolga le loro funzioni.
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