di Beatrice
Frida Kahlo nasce e cresce a Coyoacàn, in Messico, dove il padre era emigrato a soli 19 anni insieme alla seconda moglie. Frida nasce nel 1871, da genitori di discussa provenienza tedesca.
Il suo amore per il Messico l’ha sempre portata a dire di essere nata durante la rivoluzione messicana del 1910. Sfortunatamente, Frida nasce con una problematica fisica non indifferente: la spina bifida.
A 17 subì un grave incidente stradale, nel cui riportò gravi fratture, tra cui una nel baso ventre, proprio nella zona del bacino, che la segnò per tutto il resto della sua vita e la costrinse a continue operazioni. La spina bifida e l’incidente d’auto cambiarono profondamente la vita di questa sfortunata ragazza, rendendola forse più fragile e insicura.
Il riposo dovuto a seguito dell’incidente la costrinse a passare interi mesi chiusa in casa. Frida ne approfittò per leggere, informarsi, studiare e dipingere.
Amava fare autoritratti, per questo i genitori le regalarono un letto a baldacchino con uno specchio nel soffitto, così che potesse sempre guardarsi e dipingere se stessa.
Per anni, Frida rimase nella sua camera a dipingere. Anni interi passati tra dolore, operazioni chirurgiche e quadri.
Quando finalmente poté uscire, la prima cosa a cui pensò fu far vedere i suoi quadri a Diego Rivera, un noto pittore della zona, che rimase subito affascinato dal talento della giovane donna.
Rivera decise subito di offrire a Frida la sua protezione, facendola entrare nel suo mondo, fatto di politica, cultura ed eventi mondani. La fece inserire nel partito comunista, nel 1928, per poi sposarla un anno dopo. Ma, come anche Frida sapeva bene, il loro matrimonio si fondava più sulle storie extraconiugali di Rivera che sull’amore. Stanca di sopportare dolori fisici e sentimentali, Frida decise di restituire la moneta al marito, iniziando una vita fatta di arte e di amori passeggeri, anche omosessuali.
Qualche tempo dopo il 1929, Frida e il marito si spostarono a New York, dove Rivera doveva eseguire alcuni lavori di pittura. Fu durante questo soggiorno che Frida rimase incinta. Il suo corpo deformato e le sue precarie condizioni di salute non le permisero, però, di avere il bimbo e Frida ebbe un aborto spontaneo poco dopo.
Tornati in Messico, i due coniugi decisero di vivere separati, anche per avere spazi autonomi per poter dare frutto ai loro lavori.
Nel 1939, dopo soli 11 anni di matrimonio, Frida chiese il divorzio dal marito, colpevole dell’ennesimo tradimento, questa volta con la sorella della stessa Frida.
Solo un anno dopo, nel 1940, distrutto dal dolore e innamoratissimo, Rivera chiese perdono a Frida, chiedendole nuovamente di diventare sua moglie. Frida accettò, forse troppo innamorata per rifiutare.
In questi anni, la Kahlo produsse moltissime opere, ispirate anche ai lavori del marito. Riportò tutto in un suo diario quotidiano, dove racconta le gioie e i dolori della sua vita coniugale ed artistica.
Le sue gravi condizioni fisiche e salutari la portarono piano piano alla morte. Era il luglio del 1954 e Frida aveva solo 47 anni.
Il ricordo di questa Grande Donna è possibile solo attraverso le sue stesse parole (oltre che i suoi particolarissimi quadri):
Perché studi così tanto? Quale segreto vai cercando? La vita te lo rivelerà presto. Io so già tutto, senza leggere o scrivere. Poco tempo fa, forse solo qualche giorno fa, ero una ragazza che camminava in un mondo di colori, di forme chiare e tangibili. Tutto era misterioso e qualcosa si nascondeva; immaginare la sua natura era per me un gioco. Se tu sapessi com’è terribile raggiungere tutta la conoscenza all’improvviso – come se un lampo illuminasse la terra! Ora vivo in un pianeta di dolore, trasparente come il ghiaccio. È come se avessi imparato tutto in una volta, in pochi secondi. Le mie amiche, le mie compagne si sono fatte donne lentamente. Io sono diventata vecchia in pochi istanti e ora tutto è insipido e piatto. So che dietro non c’è niente; se ci fosse qualcosa lo vedrei…
(da Lettera ad Alejandro Gomez Arias – Settembre 1926, in Lettere Appassionate, p. 26, edizioni Abscondita, Milano, 2002)
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