(ANSA) – LONDRA, 30 DIC – A quasi trent’anni dal “Sex Discrimination Act”, la legge contro le discriminazioni fondate sul sesso, nella realta’ economica e sociale britannica sono ancora numerosi gli ostacoli che impediscono alle donne di avere pari occasioni nel mercato del lavoro, e la scelta di una lavoratrice di avere un figlio e’ molto spesso ‘punita’ dal datore di lavoro. A documentarlo e’ l’annuale rapporto della Commissione britannica per le pari opportunita’ (Eoc). ”Sex and Power: Who Runs Britain? 2005” rivela che le cariche piu’ importanti nel mondo degli affari, della magistratura e della polizia sono tutte occupate da uomini. La presenza femminile nelle posizioni decisionali e’ minima: e’ pari all’11% nel mondo degli affari, al 28% in politica, al 15% nel mondo dei media e della cultura, al 21% nei settori pubblico e privato. Uno dei dati piu’ preoccupanti emersi dalla ricerca e’ che una donna su cinque rischia il licenziamento o il taglio del salario se incinta e che un terzo delle donne con bambini debba rinunciare al lavoro per badare a figli o a familiari. Tra i 25 Stati europei, la Gran Bretagna e’ solo al 14esimo posto per numero di donne parlamentari: le donne sono appena il 18,1% a Westminster e il 16,6% degli eletti a capo delle autorita’ locali. Sembrerebbe che poco sia cambiato dal 1975 ad oggi: a ostacolare la carriera di una donna sono ancora persistenti pregiudizi e stereotipi maschilisti che obbligano le donne a lavori sottopagati, mancanza di opportunita’ per conciliare lavoro e famiglia, poca attenzione alla qualita’ dei tempi di lavoro e ai modelli di lavoro flessibile. La maggior parte delle donne e’ cosi’ costretta al cosiddetto ”Mummy track”, il ‘binario delle mamme’, un percorso professionale dove le possibilita’ di fare carriera sono molto limitate: come rivela la Confederazione dell’Industria britannica, le donne scelgono lavori sottopagati perche’ sono gli unici ad offrire loro modelli di lavoro flessibili e part- time. Sebbene le donne costituiscano piu’ della meta’ della popolazione britannica e quasi il 50% della forza lavoro, ”ad essere responsabili delle decisioni sono sempre soprattutto uomini”, ha commentato Jenny Watson, presidente dell’Oec. ”Continuare ad ignorare il potenziale contributo femminile costera’ caro alla Gran Bretagna in termini di produttivita”’, avverte. La produttivita’ dei Paesi che attingono a questa ”riserva di talenti” e’ infatti molto piu’ alta: quella della Germania del 19%, quella della Francia del 22% e quella statunitense del 39%. Per l’Oec e’ ora che le aziende e i politici cambino decisamente rotta, consentendo alle donne con orari flessibili a livelli dirigenziali di conciliare famiglia e lavoro e mettendo fine all’opt-out britannico sulle direttive europee in materia di orario di lavoro, che prevedono che nessuno possa lavorare in media per piu’ di 48 ore alla settimana.
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