icona dell’arte americana
Disegnava ossa di animali non perché attratta dalla morte bensì dalla bellezza (basta contemplare il fiore che le accompagna – Summer Days),
dipingeva fiori macroscopici non perché fosse miope ma per carpire l’anima delle cose: la visita alla mostra allestita in via del Corso al Museo Roma a Palazzo Cipolla fino al 22 gennaio permette di scoprire un’artista originale e, almeno fino ad ora, per me, sconosciuta: Georgia O’ Keefe che ha arricchito la storia dell’Arte del Novecento. D’altronde la retrospettiva a lei dedicata, che propone oltre 60 opere, è la prima vera occasione per presentare al pubblico italiano le sue opere.
Nata nel Visconsin nel 1887, Georgia viaggia e cerca sempre case da abitare e paesaggi da amare e rappresentare: New York, Texas, Nuovo Messico, Santa Fe.
La mostra è divisa in quattro sezioni. Si comincia con i lavori astratti giovanili tra cui alcuni ritratti semiastratti come Nude Series VII e Nude Series VIII mentre una nuova visione dell’astrattismo incalza per esempio nell’acquarello Evening Star No. VI. Si prosegue poi con i dipinti degli anni trascorsi a New York che è il periodo della sua definitiva affermazione: la città la seduce con le sue forme –New York Street with Moon– ma Georgia comincia ad interessarsi agli elementi naturali, quali frutta, fiori, paesaggi ed alberi utilizzando un punto di vista innovativo: la loro rappresentazione in dimensioni macroscopiche (Calla Lilies, Petunia No 2, Purple Petunias, Petunia No. 2).
A partire dal 1929, durante la permanenza in Nuovo Messico, la vastità degli spazi, i colori esotici e le forme insolite di questa terra la ipnotizzano e suggestionano (Black Mesa Landscape, New Mexico, Red and Yellow Cliffs). Si arriva così agli ultimi anni del suo lavoro: dagli anni cinquanta la O’Keefe comincia a raffigurare nelle sue opere la casa di Abiquiu (My Last Door). Tornano tuttavia opere d’ispirazione astratta (Sky with Flat White Cloud, Sky above Clouds). Sono presenti anche alcuni lavori realizzati con assistenza dovuta ad una malattia che compromette la vista dell’artista (Untitled-City Night- o Untitled-From a Day with Juan).
Il percorso della mostra sostiene visivamente, con apposite ricostruzioni, i contenuti espressi permettendo al visitatore di immedesimarsi in luoghi e momenti che hanno segnato l’appassionata vita dell’artista. Nella prima sala sono riprodotti alcuni negozi di New York e la celebre Galleria 291 fondata dal noto fotografo e gallerista nell’America degli anni Venti, Alfred Stieglitz, che tanto ispirò la O’Keefe e che divenne suo marito nel 1924. Sono successivamente ricostruite alcune case abitate dall’artista ed il suo studio a Ghost Ranch, con un’esposizione di oggetti personali e strumenti di lavoro. Infine, lungo il cammino che guida alla conoscenza della O’Keefe, non potevano mancare le fotografie di Stieglitz che restituiscono i lineamenti puri di un volto affilato di donna bella e volitiva.
Quello che colpisce nei quadri di Georgia è il loro formato inusuale per lo più di grande superficie e il rapporto intenso con la natura. Sembra che l’artista desideri entrare nella tela, nella natura per carpirne l’anima, i segreti, l’essenza.
In particolare, il simbolismo dell’osso si sviluppa secondo due linee principali: l’osso è il sostegno del corpo, il suo elemento essenziale e relativamente permanente; d’altra parte l’osso contiene il midollo, come il nocciolo la mandorla. Nel primo caso, l’osso è simbolo di fermezza e di virtù. E’ l’elemento permanente e in qualche modo primordiale dell’essere. Nel secondo caso racchiude e protegge l’anima: infatti, per alcuni popoli, l’anima più importante risiede nelle ossa. Sono questi aspetti che Georgia cerca nel dipingere le ossa: forza e dolcezza.
La ricorrenza del caldo colore della terra, il marrone che indica proprio amore per la natura e le cose belle, nella rappresentazione delle montagne sottolinea il bisogno spirituale, trascendentale dell’artista, di altezza e di centro. Nella pittura della O’Keefe cielo e terra si incontrano, dimora degli dei e termine dell’ascesa umana. La montagna rimanda al simbolismo delle ossa: esprime stabilità, immutabilità e perfino purezza.
Fausta Genziana Le Piane
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