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“ASCOLTA RADIO 1812!“
December 18
La missione di December 18 è promuovere la tutela dei diritti dei migranti in tutto il mondo, l’obiettivo, di assicurare che questi vengano diffusi, riconosciuti e concretamente tutelati e portino in ogni Stato a condizioni tali da consentire ai migranti di poter partecipare in tutto e per tutto alla società dei Paesi che li accolgono.
December 18 promuove inoltre un approccio alle politiche di migrazione basate sui diritti umani regionali e internazionali, e sui loro consolidati meccanismi e strumenti.
Il principio guida di December 18 è che i diritti dei migranti sono diritti umani. Il quadro di riferimento di December 18 è perciò:
-la diffusione dei diritti dei migranti attraverso le Nazioni Unite, con un particolare accento sul lavoro della Convenzione dei Lavoratori Migranti, promosso dalle Nazioni Unite stesse;
-la promozione della Giornata Internazionale dei Migranti (IMD) come un’opportunità per celebrare i contributi fondamentali che i migranti introducono nelle società che li ospitano, così come un’occasione per mettere in evidenza le difficoltà in cui spesso versano.
La radio
Radio 1812 è un’iniziativa di December 18, il Centro Internazionale di Ricerca sui diritti umani e sui lavoratori migranti. E’ un evento condotto a livello globale che unisce gruppi di espatriati e radio di tutto il mondo nella produzione, trasmissione e condivisione di programmi volti a celebrare i traguardi raggiunti nell’ambito e a sottolineare i quesiti e le preoccupazioni dei migranti di tutto il mondo.
La prima edizione di Radio 1812 ebbe luogo nel 2006 e unì più di 50 stazioni radio in più di 25 paesi. L’anno scorso, l’evento ha avuto ancor più successo: la giornata ha visto infatti la partecipazione di 149 stazioni radio, e di 49 paesi dai quattro continenti, spaziando dalle emittenti radio relative a piccole comunità fino a quelle internazionali.
Perché radio 1812?
Dal 2000, la comunità internazionale ha utilizzato il 18 dicembre, la Giornata Internazionale del Migrante, per sottolineare l’importanza dei diritti umani dei migranti e dar loro la possibilità di esprimersi e far sentire la propria voce: è questo il file rouge che accomuna tutte le radio che partecipano all’evento e il cuore dell’attività di radio 1812.
Odysseia
Per creare un momento di particolare intensità Radio 1812 con la Giornata delle Migrazioni intende incoraggiare la trasmissione radiofonica e la condivisione web tramite il proprio sito (http://www.radio1812.net) di programmi da parte di tutte le radio che si occupano del tema delle migrazioni.
Nella cornice delle attività e delle specificità di radio 1812, il team propone quest’anno un nuovo approfondimento dal titolo ODYSSEIA.
L’edizione pilota di concentra sulle vie della migrazioni e sulle difficoltà e sfide che i migranti devono affrontare nel muoversi da un paese all’altro. Reports dal Messico e dal Marocco unitamente ad un’intervista a Ska Keller, Membro del Parlamento Europeo per i Verdi, sono i materiali che il team di Radio 1812 ha arditamente messo insieme per rendere questa prima edizione all’altezza del vostro ascolto.
Radio Gwendalyn partecipa a questa iniziativa con il contributo della Storia di Goffredo, andato in onda al Gwenstival III edizione e con la collaborazione di Chiasso, Culture in Movimento e il Dipartimento Federale per la lotta al razzismo.
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Migranti: giornata mondiale dei diritti umani
L’evento celebrato oggi a Roma dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. Nella sede della Provincia si avvicendano più di venti oratori immigrati, che chiedono integrazione a tutti i livelli. In evidenza anche la situazione degli apolidi
L’Unar, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, celebra oggi la Giornata mondiale dei diritti umani. A questo scopo ha chiamato gli stessi immigrati a esserne protagonisti e relatori. Nella sede della Provincia di Roma oggi si avvicendano più di venti oratori immigrati, provenienti dai diversi continenti e dalle più diverse professioni: sono badanti, imprenditori, mediatori culturali, musicisti, sindacalisti, formatori.
Nei loro racconti i ‘testimoni’ mettono in evidenza i passi in avanti fatti e sopratutto le cose che restano da fare sulla via dell’integrazione. Partendo dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani gli immigrati hanno presentato l’elenco dei possibili miglioramenti e le loro indicazioni per una vera integrazione.
“Conoscersi per riconoscersi”, questa la ricetta proposta all’Unar a tutti i livelli: a livello scolastico caratterizzato ancora una forte dispersione, a livello sociale dove permangono ancora pregiudizi, stereotipi, luoghi comuni e discriminazioni, a livello di genere essendo le donne più fortemente penalizzate, a livello sindacale in cui, nonostante quasi un milione di iscritti, si incontrano a fatica quadri e dirigenti immigrati, a livello religioso dove si registrano aperture promettenti e chiusure inspiegabili e, infine, a livello politico dove il voto alle elezioni amministrative resta un obiettivo ancora lontano.
“Per gli immigrati – ha affermato Marco De Giorgi, direttore generale dell’Unar – convivenza altro non significa che riconoscersi a vicenda nel reciproco rispetto dei diritti, e quindi anche delle diversità e dei doveri. Per questo, gli immigrati non ritengono accettabile la loro esclusione da alcuni ambiti della vita civile, il permanere della discriminazione nell’accesso ai servizi pubblici, il peso del lavoro sommerso e, specialmente, le remore nel farsi carico, quanto alla cittadinanza, dei diritti dei figli degli immigrati nati in Italia”.
Sempre oggi, inoltre, lo European Network on Statelessness (Rete Europea sull’Apolidia), un coordinamento della società civile, formato da oltre 60 membri in 30 paesi, impegnato ad affrontare la tematica dell’apolidia in Europa, pubblica in tutta Europa, un documento per ricordare che milioni di apolidi continuano a vivere in condizioni di silenzio ed esclusione, nell’impossibilità di partecipare alla vita pubblica alla pari degli altri cittadini, di organizzarsi liberamente e privati della libertà di espressione e associazione.
“Il tema della celebrazione di quest’anno, “l’inclusione e il diritto di partecipare alla vita pubblica” è particolarmente pertinente alla condizione degli apolidi nella nostra società – si legge nel comunicato – Lo European Network on Statelessness ritiene che tutti gli esseri umani abbiano il diritto a una nazionalità, e che coloro i quali non possiedono alcuna nazionalità abbiano diritto ad un’adeguata protezione legale, inclusa la libertà di espressione, di associazione e di partecipazione nei processi democratici. Per l’Italia partecipano al Network Asgi (Associazione studi giuridici per l’immigrazione) e Cir (Centro italiano rifugiati).
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Donne migranti sempre più imprenditrici
Universo virtuoso senza pari opportunità
Protagoniste di integrazione e di sviluppo economico. Sono le donne migranti, un universo variegato composto in Italia da oltre due milioni e trecento mila straniere, quasi la metà del numero di immigrati totali. Non è un fenomeno nuovo nei flussi migratori: “Dagli anni ’60 al 2000 la presenza delle donne non si è mai attestato sotto il 46%, oggi si aggira intorno al 49% a livello mondiale”, ha sottolineato Cristina Ravaglia, direttore generale Italiani all’estero e Politiche Migratorie del ministero degli Esteri, nell’ambito del convegno dedicato al ruolo delle donne nel fenomeno migratorio organizzato dall’Organizzazione internazionale per la Migrazione (Oim). Nonostante i numeri parlino chiaro, le politiche migratorie spesso ignorano “il lato rosa” del fenomeno.
Economia al femminile La presenza delle immigrate si fa sentire soprattutto nel tessuto economico italiano, lavorano più degli uomini (il tasso di disoccupazione maschile è del 5% mentre quello femminile del 2%) e mandano i risparmi nei loro paesi di origine, anche se spesso guadagnano meno degli uomini. Se l’impiego delle donne straniere nelle famiglie italiane come badanti, baby-sitter e domestiche è dato di fatto, la capacità imprenditoriale delle migranti è un fenomeno inedito e in crescita. Sono oltre 100 mila le straniere che sono diventate imprenditrici aprendo imprese e cooperative. “Dieci anni fa erano pochissime le immigrate imprenditrici – ha spiegato Mario Morcone, capo di Gabinetto del Ministero per la Cooperazione internazionale – oggi sono diventante una realtà. Hanno adottato le caratteristiche della piccola-media impresa, un pilastro dell’economia italiana”.
La chiave dell’integrazione “Bisogna puntare sulle donne migranti per un’integrazione più rapida – ha auspicato il vicepresidente del Senato Emma Bonino – In fondo sono loro quelle che portano i figli a scuola, all’ospedale, che si occupano delle questioni burocratiche e dei visti. Hanno piu’ bisogno di altri di integrarsi rapidamente, per l’importanza dei compiti che svolgono”. Da molti considerate come le “rappresentanti dell’integrazione”, le donne migranti sono un fondamentale punto di convergenza fra la cultura del paese d’origine che custodiscono, e quella del paese di arrivo con cui si confrontano ogni giorno. Ma la strada sembra ancora in salita con le politiche migratorie che spesso ignorano il loro ruolo. “Tutti riconoscono la forza delle donne ma c’è la tendenza a nasconderla dentro le pareti domestiche”, ha affermato Bianca Pomerani Gender Advisor della direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Affari Esteri.
Il ponte della cooperazione Il lato femminile si impone sempre di più anche nella cooperazione internazionale. Si moltiplicano, infatti, i progetti elaborati da associazioni rosa che offrono formazione e lavoro le donne nei paesi d’origine. Donne immigrate che dall’Italia lavorano per (e con) le loro connazionali. Progetti ambiziosi, portati avanti con fatica, che si scontrano spesso con il ritardo e la disattenzione della legislazione e delle istituzioni locali.
Accanto alle esperienze virtuose restano i problemi di sempre per le straniere in Italia: l’ostacolo della lingua, il mancato riconoscimento del titolo di studio e le difficoltà di inserimento lavorativo. Ma, dato che la metà del miliardo di migranti nel mondo è donna, si affaccia anche nel nostro paese la necessità di affermare le pari opportunità anche nel mosaico dell’immigrazione. (Annalisa Ausilio, dic. 2012)
http://www.reporternuovo.it/2012
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