di Fausta Genziana Le Piane
Tanti anni fa, La ballata del Cerutti di Giorgio Gaber suonava così: “Il suo nome era Cerutti Gino, gli amici del bar del Giambellino dicevan ch’era un mago…”. Giambellino: ma chi è costui? E’ Giovanni Bellini al quale nelle sale delle Scuderie del Quirinale è dedicata una mostra monografica – la prima dopo quella di Venezia del 1949 – che presenta più di sessanta dipinti, cioè circa i tre quarti della sua produzione certa, tra opere sacre e opere profane.
Giovanni Bellini (Venezia 1435-1448 circa – 1516) è figlio del celebre Jacopo, fratello di Gentile (che famoso sarebbe diventato), cognato di Andrea Mantegna: al centro, dunque, di una famiglia di artisti e di un’operosissima bottega, oltre che di una città come Venezia, nella quale circolavano Antonello da Messina, Giorgione, Tiziano, brevemente Leonardo e tutti gli artisti più grandi del momento.
Nei primi anni della sua attività, l’Artista usa la tempera per poi arrivare, più tardi ad un utilizzo così sapiente dell’olio da “impastare” direttamente le forme delle figure con architetture e sfondi, offrendo il primo esempio italiano di un uso moderno della tecnica allora importata dalle Fiandre. Alla fine della carriera giungerà addirittura a lavorare la superficie pittorica con le dita, per creare quelle inusitate morbidezze cromatiche che apriranno la via a Giorgione e Tiziano. Si possono avere notizie approfondite sulla vita e sulle opere di Bellini sia navigando su Internet che leggendo libri e riviste specializzate nel settore.
Vorrei soffermarmi quindi sul francobollo particolarmente illuminante che raffigura il ritratto dell’artista.
Il quadratino di carta è una vera e propria opera d’arte ed un ottimo mezzo di pubblicità. Circolando quotidianamente, è a disposizione di tutti e sollecita la curiosità di saperne di più sulle immagini proposte, anche su argomenti di cui mai e poi mai ci si andrebbe a documentare. L’opera di divulgazione culturale che esso compie è veramente importantissima.
Come ho detto, tutto concorre a fare del francobollo un’opera d’arte, un quadro in miniatura: la scelta dei colori, delle inquadrature, delle angolazioni, della distribuzione degli spazi ecc. Inoltre, molto si può apprendere dei costumi, della storia, della cul-
tura dell’epoca rappresentata.
Il ritratto – e poi l’autoritratto – è stata una delle conquiste della pittura rinascimentale con l’assunto di coltivare anche la ricerca psicologica nel soggetto dipinto.
In quanti modi si può fare un ritratto? Tantissimi: di fronte, di profilo, di trequarti. Ecco allora un Bellini inedito: il suo ritratto è realizzato di profilo e mostra un uomo severo nell’espressione (labbra serrate, sguardo fermo), nell’aspetto e nell’abbigliamento (abbigliamento curato ma sobrio e composto) di cui non conosciamo lo sguardo perché ha scelto di non guardare negli occhi lo spettatore. Nessuna sfrontatezza, nessuna ostentazione, nessun compiacimento, ma semplicità e rigore.
La scelta dei colori è emblematica: il grigio, colore misurato, rafforza la serietà del personaggio; il rosa che circonda il volto è complementare e contribuisce a far emergere il profilo stesso, addolcendolo.
Da confrontare con uno degli autoritratti dell’amico di Bellini, Albert Durer all’età di ventisei anni.
Albert Durer
Fausta Genziana Le Piane
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