Iniziative per i 50 anni dalla morte del filologo tedesco. L’impegno della presidente Mascia
PULA. Fresco di riconferma alla guida del settore della lingua sarda, il professor Simone Pisano ha una straordinaria occasione per esordire con un grande evento: il 2012 segna il cinquantesimo anniversario della morte di Max Leopold Wagner, il grande filologo tedesco pioniere riconosciuto degli studi sulla lingua sarda.
«Noi non vorremmo essere ricordati come quelli delle commemorazioni», gioca d’anticipo Pisano con una risata sonora, «però vogliamo fare qualcosa di buono per il mezzo secolo dall’addio di Wagner. Secondo me sono maturi i tempi per rileggere questa figura, uno studioso di eccellenza, una persona vera. Da un lato c’è chi, molto ingenerosamente, lo vorrebbe uccidere in una specie di seconda morte da damnatio memoriae. Dall’altro chi, al contrario, lo vorrebbe glorificare».
Non esiste una via di mezzo? Secondo Simone Pisano sì. Questa: «Il grande linguista tedesco andrebbe storicizzato. Era nato nel 1880, non si può chiedere a Max Leopold Wagner quello che non ci può dare. Però è una figura fondamentale e, comunque sia, negli studi sul sardo occorre pur sempre partire da lui. Non si può far finta che non sia esistito, bisogna trovare il modo per renderlo fruibile».
Sul fronte del suo impegno personale di studioso, Pisano ha un cruccio. «A parte la ricerca sui sardi in Italia – dice – abbiamo fatto anche una puntata in Francia. C’è molto da raccogliere, all’estero, specie fra i sardi emigrati negli anni Cinquanta e Sessanta che a poco a poco stanno scomparendo. È urgente e sarebbe importante raccogliere le loro storie, spesso drammatiche».
Lui, intanto, lavora sul condaghe di San Pietro di Silki. Ma precisa: «Nella linguistica vorrei unire l’interesse del presente a quello del passato. Il mio sogno è fare una riflessione sul sistema verbale sardo, partendo dai documenti medievali e arrivando alla lingua di oggi. Sull’argomento c’è ancora molto poco e il campo non è un orticello».
Sulla novità dell’elezione di una donna – Serafina Mascia, circolo di Padova – alla presidenza della Fasi, Simone Pisano vede chiaro: «Siamo riusciti a realizzare un’idea presente nelle tesi di diversi congressi. È un fatto importantissimo. La sensibilità femminile è un arricchimento notevole e credo che Serafina sia la persona giusta: ha già avuto modo di dimostrare grandi qualità come ideatrice di eventi culturali. Il suo predecessore Tonino Mulas ha comunque lavorato molto bene, perciò è importante che anche lui rimanga protagonista perché le sue presidenze rappresentano un bel momento di storia degli emigrati sardi in Italia».
Qualche parola sulla Consulta dell’emigrazione, un consultore per ogni federazione: Italia, Svizzera, Germania, Francia, Belgio, Olanda, Argentina, più i rappresentanti di paesi non federati: Bulgaria, Spagna, Inghilterra, Canada, Stati Uniti, Brasile e Perù.
«Alla Consulta – si accalora Simone Pisano – si dovrebbe dare un potere reale, uscendo dalla dimensione della pura e semplice richiesta di pareri, neppure vincolanti per la Regione».
Dalla sua casa di Tucuman (Argentina) Vittorio Vargiu di Ozieri, bandiera dell’emigrazione sarda oltre Oceano e consultore, manda a dire: «Diat esser tempus, ca como non tenimus podere perunu» (sarebbe ora, perché adesso non abbiamo alcun potere).
Cambieremo la legge, dicono i politici. Ma di questi tempi il rispetto della parola somiglia molto alle visioni di Ulisse nel regno dei morti, inafferrabili.
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